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LUCA PANIZZOLO

Tutti i problemi di un Ticino dove la vita è troppo cara

Il consigliere comunale liberale di Locarno traccia un quadro generale della situazione cantonale
Tipress (archivio)
Tutti i problemi di un Ticino dove la vita è troppo cara
Il consigliere comunale liberale di Locarno traccia un quadro generale della situazione cantonale

Negli ultimi anni in Ticino la vita è diventata troppo cara. Gli stipendi non bastano più, mentre tutto aumenta: affitti, premi di cassa malati, bollette, carburante, alimentari. Le famiglie si trovano ogni mese a fare i conti per arrivare alla fine senza debiti. Il potere d’acquisto è ai minimi storici e chi lavora non riesce più a mettere niente da parte.

In Ticino i salari restano tra i più bassi della Svizzera, ma il costo della vita è ormai paragonabile a quello dei cantoni più ricchi. Molte famiglie spendono più della metà del proprio reddito solo per coprire le spese fisse. L’introduzione del salario minimo non ha risolto il problema: i prezzi sono saliti e il vantaggio si è perso nel giro di pochi mesi.

Gli affitti sono sempre più alti, anche per appartamenti modesti. Trovare un alloggio a un prezzo onesto è diventato quasi impossibile. Poi ci sono i premi di cassa malati: ogni anno aumentano e ormai superano facilmente i mille franchi al mese per una famiglia media. Molti devono scegliere se pagare in ritardo o ridurre altre spese essenziali. È inaccettabile che in un Paese come la Svizzera la sanità sia diventata un lusso.

Oltre alle imposte cantonali e comunali, ogni servizio ha la sua tassa: rifiuti, acqua, parcheggi, concessioni, permessi, energia, tutto ha un costo aggiuntivo. Lo Stato e i Comuni continuano ad aumentare le spese pubbliche, ma i cittadini non vedono miglioramenti nei servizi. Anzi, la burocrazia aumenta e chi deve aprire un’attività o semplicemente mantenere la propria si trova sommerso da obblighi, formulari e costi.

Chi ha un’azienda, un bar o un negozio lo sa bene: lavorare in Ticino è diventato sempre più difficile. Tra costi energetici, tasse, concorrenza estera e regole sempre più complicate, molti imprenditori sono allo stremo. Le piccole imprese, che danno lavoro e fanno girare l’economia locale, sono lasciate sole. Chiudono in silenzio, senza che la politica muova un dito.

Sempre più giovani lasciano il Ticino perché con gli stipendi di qui non si riesce a costruire un futuro. Anche le famiglie fanno sacrifici enormi per mantenere un tenore di vita dignitoso. Intanto, lo Stato continua a incassare tasse e a promettere aiuti che raramente arrivano dove servono davvero.

Inoltre, la politica è ormai ostaggio dei funzionari, e questo già a partire dai Comuni — soprattutto quelli più grandi. È illusorio chiedere all’apparato amministrativo di auto-flagellarsi. È ora che la politica metta davvero le mani nel calderone, si sporchi un po’ e smetta di prendere per scontato tutto ciò che l’amministrazione le propina. Ripeto: a tutti i livelli! È una questione di responsabilità e di rispetto del mandato ricevuto dagli elettori. Efficienza e razionalità devono essere gli obiettivi chiave.

È ora che la politica smetta di parlare e inizi ad agire. Bisogna ridurre la pressione fiscale, sostenere chi lavora e chi crea lavoro, tagliare la burocrazia e rimettere ordine nella spesa pubblica. Servono più controlli sugli affitti, più aiuti per i premi di cassa malati e più rispetto per chi si alza ogni mattina per guadagnarsi da vivere.

Il Ticino deve tornare a essere un Cantone dove lavorare conviene e dove le famiglie possono vivere con dignità, non un posto dove chi lavora è quello che fa più fatica a tirare avanti.

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