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LUGANO

«Solidarietà ai docenti di Viganello: la scuola non può essere messa a tacere»

Il SISA sostiene la lettera degli insegnanti sulla Palestina e attacca il Municipio di Lugano per ingerenza e censura.
Ti-Press (archivio)
Fonte SISA
«Solidarietà ai docenti di Viganello: la scuola non può essere messa a tacere»
Il SISA sostiene la lettera degli insegnanti sulla Palestina e attacca il Municipio di Lugano per ingerenza e censura.

LUGANO - Il Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (SISA) esprime «piena solidarietà e sostegno all’iniziativa delle docenti e dei docenti delle Scuole medie di Viganello, che hanno sottoscritto una lettera aperta in solidarietà con la popolazione palestinese. Si tratta di un gesto che rientra pienamente nel mandato educativo della scuola pubblica e nel diritto alla libertà di espressione di chi la vive e la costruisce ogni giorno».

La dura presa di posizione del Municipio di Lugano, «che ha criticato e stigmatizzato pubblicamente l’iniziativa, rappresenta un’ingerenza grave e inaccettabile nei confronti dell’autonomia di insegnamento. Strumentalizzando il principio di neutralità, l’esecutivo municipale tenta di imporre un’idea di scuola depoliticizzata e silenziosa, in contrasto con quanto stabilito dalla Legge sulla scuola, che all’articolo 2 afferma chiaramente il compito dell’istruzione pubblica: formare persone capaci di assumere ruoli attivi e responsabili nella società, promuovendo giustizia e libertà». Il SISA nella sua storia ha sempre dichiarato che «la scuola non debba essere una realtà ovattata rispetto alla società reale che si sta mobilitando indignata per il genocidio in corso e la complicità del Consiglio federale».

Allo stesso modo, «l’interpellanza presentata dall’UDC rappresenta un tentativo di intimidire il corpo docente e le iniziative studentesche, soffocando il dibattito critico all’interno delle scuole. Pretendere il silenzio di chi esprime solidarietà verso le vittime civili palestinesi significa voler trasformare l’istituzione scolastica in uno spazio sterile e subordinato al potere politico, negando i principi fondamentali della libertà di pensiero e d'espressione».

Il SISA invita il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) «a garantire il rispetto della libertà d’espressione e di coscienza del corpo docente e studentesco, proteggendo chi sceglie di non restare in silenzio davanti a un genocidio. È attraverso il confronto, l’analisi e l’impegno che la scuola forma cittadini consapevoli e solidali».

Per il SISA «non possiamo ignorare una delle più abominevoli violazioni del diritto all’istruzione nella storia recente, con oltre 16.500 studenti uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023, 24.000 feriti, più di 1.900 tra insegnanti, lavoratori e lavoratrici scolastici e universitari caduti, e 625.000 giovani privati dell’accesso all’educazione. Secondo il Global Education Cluster, il 97% degli edifici scolastici (547 su 564) è stato danneggiato, e il 92% necessita di una ricostruzione completa o di importanti lavori di riabilitazione per poter tornare a essere funzionale».

Inoltre, «il SISA denuncia con fermezza le collaborazioni accademiche e scientifiche tra le università svizzere, i Politecnici e le istituzioni israeliane, spesso coinvolte nello sviluppo e nella legittimazione dell’apparato militare israeliano. Mantenere tali rapporti in un contesto di gravi violazioni dei diritti umani significa rendersi complici di un sistema di oppressione e contraddire i principi etici e democratici che la ricerca e l’istruzione dovrebbero difendere».

E infine: «La scuola deve restare un luogo libero, aperto e solidale. Ogni tentativo di censura o intimidazione rappresenta un attacco alla sua funzione democratica e al suo ruolo nella costruzione di una società più giusta. Il SISA ricorda che la neutralità è un valore costituzionale importante ma essa si traduce nel rispetto del pluralismo e non viene rispettata oggi dal governo svizzero nel caso palestinese, poiché si è del tutto schierato passivamente dalla parte dei sionisti, nonostante l'accusa di genocidio confermata dalle Nazioni Unite».

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