Che record: quest'uomo ha mangiato in oltre 6'000 ristoranti


Vendeva camicette da donna. È diventato un profeta dell'enogastronomia. Le peripezie di Dany Stauffacher che ha girato per 44 nazioni e ha "collezionato" 600 stelle Michelin.
SAVOSA/ LUGANO - Un uomo che ha mangiato in oltre 6'000 ristoranti sparsi per il pianeta. Lui è Dany Stauffacher, fondatore di San Pellegrino Sapori Ticino. A Tio Talk racconta le sue peripezie.
Da dove nasce questo tuo girovagare per il mondo?
«All'inizio della mia carriera facevo il venditore porta a porta. A 20 anni vendevo delle camicette da donna. Era un po' complicato. Bussavo e diventavo paonazzo. Nella vita però questa esperienza mi è servita tantissimo. La vendita è stata il mio lavoro. Fino ai 50 anni. A quel punto ho venduto la mia ditta. Ho chiesto a mia moglie: "e ora cosa faccio"? Lei mi ha risposto: "quello che ti piace". E a me piace mangiare e bere».
San Pellegrino Sapori Ticino nasce da queste basi?
«Sì. Un po' per gioco. Cercando di dare spazio a tutti. Dopo 19 anni è ancora bello. Quest'anno il tema è quello del Brasile. La rassegna, nata per fare scoprire ai ticinesi i piaceri della cucina internazionale e per promuovere il nostro territorio, andrà avanti fino a novembre».
Affermare che hai mangiato in 6'000 ristoranti è un'esagerazione?
«A dire il vero è una cifra inferiore alla realtà. Ho girato 44 nazioni. Se sommo le stelle, posso anche dire di avere mangiato con oltre 600 stelle Michelin. Solitamente al ristorante mi faccio consigliare dallo chef».
Tu sei anche un portavoce della cucina come prevenzione sanitaria e come mezzo culturale. A che punto siamo su questi fronti?
«Per quanto riguarda la salute si stanno facendo grossi passi in avanti. Diverso il discorso per la cultura. Siamo indietro. Il cibo è cultura. Bisognerebbe andare di più verso i giovani».
Ti va di dare un voto da 1 a 6 alla gastronomia ticinese?
«Direi un 5 pieno. Abbiamo una grande varietà. Anche grazie all'influenza della Lombardia e del Piemonte».
Torniamo a San Pellegrino Sapori Ticino. E al Brasile.
«È un Paese che mi ha preso tantissimo. Ho apprezzato l'Amazzonia. Anche dal profilo gastronomico. In un ristorante ho scoperto quelle che sembravano costine agrodolci. Invece erano lische di pesce alle quali avevano lasciato la carne in giro. È stato interessante anche assaggiare le formiche. Hanno un gusto "quasi di limone". Le mangi con una salsina. In Amazzonia d'altra parte mangiano tutto quello che si muove».
C'è stata una volta, nella tua carriera, in cui sei rimasto schifato da quello che avevi nel piatto?
«Una volta a Hong Kong ho mangiato un cobra. Ma non me l'avevano detto. L'ho saputo solo alla fine. Credevo fosse un'anguilla. Non ero felice, ma nemmeno così contrariato. In altri viaggi ho mangiato anche il coccodrillo».
Cambiamo tema. Tripadvisor condiziona le scelte della gente che va al ristorante. Tu che ne pensi?
«È utile. Però occhio. Dove ci sono almeno 200 o 300 commenti ha senso seguire i consigli di Tripadvisor. Altrimenti no. Io comunque per scegliere dove mangiare non guardo queste cose. Per me conta di più il passaparola».
E cosa ci dici del vino che parrebbe essere in crisi?
«Si beve meno vino un po' in tutto il mondo. Le nuove generazioni hanno meno la cultura del vino. Inoltre ci sono più alternative. Senza contare le battaglie sulla salute che sono in crescendo. Ma il vino è come il cibo. Di base non fa male. Basta non abusarne».
Recentemente abbiamo scoperto che sei presidente di un'associazione che di dedica alle donne malate di cancro al seno. Come sei finito in questa avventura?
«L'associazione si chiama Iris. Mi ha contattato un giorno chiedendomi aiuto. Ricordo la prima riunione. In realtà sono state queste donne a dare una mano a me. Sono tornato a casa gratificato da persone eccezionali. Vivendo la malattia, diventano delle lottatrici incredibili».
Anche tu sei un lottatore per certi versi?
«Lavoro da quando avevo 20 anni per conto mio. E ne vado fiero. Se non fossi stato un lottatore, avrei incontrato problemi. In 50 anni ho avuto una sola volta un certificato medico. Ero caduto da una scala. Proprio in uno di quei 6'000 ristoranti che abbiamo citato».
Sapori Ticino invita anche il ticinese a riflettere su ciò che ha in casa. Cosa pensi di chi spesso vuole andare in Italia al ristorante?
«Ognuno mangia dove vuole. Però non mi si faccia il discorso dei prezzi. Se si vuole mangiare davvero bene, il prezzo in Italia non è inferiore. Anzi. Poi c'è anche una questione etica da considerare: da noi ci sono contratti collettivi, i camerieri e i cuochi sono pagati in una maniera giusta».
Grazie per questa chiacchierata.
«Ti rispondo in portoghese che è la lingua parlata in Brasile. Obrigado».