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CANTONE

«Voglio ricordare Masha»

Masha, 21enne di Airolo, muore nell'ottobre del 2024 dopo un rave party. Oggi resta il dolore di «una madre distrutta» e il ricordo in musica di un amico: Lyam Jemora, in arte Alkimia.
alkimia.vibes
«Voglio ricordare Masha»
Masha, 21enne di Airolo, muore nell'ottobre del 2024 dopo un rave party. Oggi resta il dolore di «una madre distrutta» e il ricordo in musica di un amico: Lyam Jemora, in arte Alkimia.

LODRINO/AIROLO - Giovani tormentati, quanto fragili. Ma non per questo perdenti. Tanto che in un mare di «dolore, speranza e amore» c'è chi prova a restare in «equilibrio». In altre parole: a galla grazie alla musica. Accade a Lyam Jemora, 25enne di Lodrino, che dopo un «amore non corrisposto» decide di «scrivere e fare musica», perché «la fragilità può diventare forza». Ce lo spiega direttamente lui, che in arte - non a caso - è Alkimia: «Attraverso la musica trasformo le emozioni in qualcosa di vivo».

Prova a farlo adesso, nel momento più buio: il lutto per «un'amica scomparsa troppo presto». È così che «all'energia e alla passione per la musica» di una giovane leventinese - morta un anno fa dopo un rave party in Francia -, Alkimia dedica il suo ultimo pezzo, che porta il nome dell'amica e che uscirà il 17 ottobre su tutte le principali piattaforme online.

«Masha non è stata soltanto una presenza importante nella mia vita - spiega Lyam -, ma ha saputo toccare il nostro piccolo Cantone, grazie al suo carisma e al grande seguito che aveva sui social. Era tante cose. Creativa e intelligente, aveva mille obiettivi e passioni».

Alkimia, com'è nata la tua "Masha"?
«La canzone l'ho scritta un anno fa, dopo il funerale. Poi l'ho lasciata lì, era un momento delicato anche per parlarne con i suoi genitori e ottenere la loro autorizzazione a pubblicarla. Ora che l'hanno ascoltata, sono rimasti contenti e mi hanno mandato la foto di Masha, che farà da copertina al brano».

Perché questa canzone?
«Voglio ricordarla e mandare un messaggio. Quella di Masha è stata una tragedia, una di quelle che vediamo spesso lontane ma che possono accadere anche nella nostra realtà».

Dunque, nessuno può considerarsi invulnerabile.
«Con il mio pezzo vorrei anche sensibilizzare i giovani sulla tematica della droga. È una scelta sempre sbagliata. Non si deve pensare che le conseguenze riguardino solo gli altri. Il ripetersi "a me non tocca il problema", oppure "non mi succederà nulla di male" non corrisponde al vero. Il problema c'è, esiste».

Il tuo pensiero va poi a chi sopravvive al dolore.
«Ho visto la mamma di Masha in video-chiamata. Abbiamo parlato della canzone e della foto che mi ha mandato, è una donna distrutta. Ho cercato di dosare le parole per non ferirla, non è stato facile. Mi ha raccontato che avevano un rapporto di conflitto per la diversità di carattere e per le scelte di Masha, ma mi ha anche detto che l'amore per una figlia non cambia mai».

Hai un aneddoto che ti porti dentro?
«A Milano nel 2018, con lei al concerto di Salmo. L'ho conosciuta quel giorno e subito mi è entrata in simpatia. Sono empatico e ho capito che lei appariva proprio com'era, non aveva maschere e non nascondeva nulla».

Trap ed empatia, binomio curioso il tuo.
«Le mie sonorità provengono dalla trap, ma in forma riflessiva, melodica e dolorosa. Racconto il mio vissuto, gli amori e le difficoltà della vita che si superano».

Come un amore non corrisposto?
«Sì, tutto inizia da lì. Inizialmente è stato uno sfogo messo su un bloc-notes. Sono stato molto male ma poi, grazie a un amico, mi sono avvicinato e appassionato alla musica. È stato terapeutico: la sofferenza ha un dopo e le cose belle prima o poi arrivano».

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