L'incontro Trump-Putin a Budapest mette in crisi l'Ue

In gioco non solo il divieto di sorvolo del presidente russo di alcuni paesi parte della Corte dell'Aja ma anche il ruolo di Orban
BRUXELLES - Vladimir Putin nel cuore della Mitteleuropa. Anzi. Vladimir Putin all'interno dei confini dell'Ue. Palazzo Berlaymont è ormai semivuoto quando, a sera, riceve la notizia che meno avrebbe gradito, l'annuncio di un vertice tra Donald Trump e lo Zar a Budapest.
Da Washington, ancora una volta, sul fronte ucraino non è arrivata una mano tesa ma un passo che mette perlomeno in imbarazzo Ursula von der Leyen. E che getta benzina sul fuoco sullo scontro ormai permanente tra Bruxelles e l'Ungheria sul fronte ucraino.
Sono diversi gli aspetti che emergono come corollario dell'annuncio del presidente americano. Ci sono quelli legali, innanzitutto. Nel marzo del 2023 la Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di arresto per lo zar. Il premier Viktor Orban, ricevendo nei mesi scorsi l'omologo israeliano Benjamin Netanyahu, aveva tuttavia annunciato l'uscita dell'Ungheria dalla Cpi, contro la quale - in una sorte di grande disegno in cui vanno uniti i puntini - Trump ha sin dall'inizio del mandato intavolato un'aspra battaglia.
Il tema tuttavia è un altro: l'aereo di Putin, in teoria, non potrebbe sorvolare altri Paesi che sono parte della Corte dell'Aja e che non hanno disconosciuto il mandato di cattura per l'uomo del Cremlino. A ciò va aggiunto un altro punto: lo Zar, così come il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, è nella black list dal giorno dopo l'invasione dell'Ucraina anche se non vige per lui - spiegano fonti europee informate - il divieto di ingresso nell'Unione.
A dispetto degli aspetti giuridici, la portata della mossa di Trump all'interno dell'Ue rischia di essere sismica. L'annuncio di un sequel del vertice in Alaska a Budapest arriva mentre a Bruxelles, a fatica, si cerca di trovare il bandolo della matassa per l'uso dei beni congelati russi per il Prestito di Riparazione a Kiev.
Arriva ad una settimana da un Consiglio europeo che già si prevedeva caldissimo e sulla scia dei veti che Budapest e Bratislava hanno posto al diciannovesimo pacchetto di misure sanzionatorie, quasi tutte energetiche. Veti che la mossa di Trump non può che aver rafforzato.
«L'incontro tra i presidenti americano e russo è una grande notizia per i popoli amanti della pace in tutto il mondo. Siamo pronti!», ha twittato esultante Orban. Il primo ministro ungherese, assieme allo slovacco Robert Fico e al (premier in pectore ceco) Andrej Babis, sta costituendo un vero e proprio blocco di minoranza sulle politiche comunitarie nei confronti di Mosca.
Un blocco sovranista, trumpiano e, seppur con sfumature diverse, vicino al Cremlino. La mossa di Trump, del resto, non sembra aver colto impreparato il premier magiaro. Da un paio di giorni, nelle interviste che religiosamente diffonde dal suo account, Orban racconta di un incontro con il tycoon americano «all'orizzonte», senza dare ulteriori indizi.
E il vertice di Budapest, ca va sans dire, si candida ad essere anche una delle principali armi elettorali di Orban in vista delle elezioni di aprile. Un voto spartiacque, per l'Ungheria e per l'Europa, al quale il leader di Fidesz si sta avvicinando con lo sfavore dei sondaggi, che sembrano finora premiare il leader dell'opposizione Peter Magyar.
E pochissime ore dopo la chiamata con Putin, i presidenti americano e ungherese si sono sentiti. «Ho appena parlato al telefono con il presidente Donald Trump. Sono in corso i preparativi per il vertice di pace tra Stati Uniti e Russia. L'Ungheria è l'isola della pace!». Lo scrive su X il premier ungherese Viktor Orban.