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«Con Holden messaggi chiari e continuità»

Il Davos vola e guida la classifica con 38 punti. Proprio i grigionesi hanno dato il colpo di grazia all'era Duca-Cereda: «Sorpreso e dispiaciuto per come è finita. La società ha commesso un errore»
TiPress/archivio
«Con Holden messaggi chiari e continuità»
Il Davos vola e guida la classifica con 38 punti. Proprio i grigionesi hanno dato il colpo di grazia all'era Duca-Cereda: «Sorpreso e dispiaciuto per come è finita. La società ha commesso un errore»
Félicien Du Bois, sempre legato al nostro Cantone, mette sotto la lente il rendimento dei gialloblù e la situazione delle ticinesi: «Lugano? Ora gli stranieri hanno fatto qualche gol, ma se facciamo un paragone con altre realtà non stanno certo tirando il carro».
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DAVOS - Se il Ticino hockeistico ha vissuto una prima fetta di stagione tutt’altro che esaltante, col Lugano di Mitell che vuole cambiare passo e l’Ambrì scosso dalla “pasticciata” rivoluzione, nei Grigioni c’è chi sta decisamente meglio. 

È stato folgorante lo scatto al via del Davos di Josh Holden, che ha raccolto qualcosa come 38 punti sui 42 disponibili sin qui, frutto di 13 vittorie e una sola sconfitta ai rigori. Nel concreto i gialloblù sono andati a punti in tutte le partite, con una media di 2.7 a incontro. Numeri che abbiamo cercato di “capire” con Félicien DuBois, head coach della U21 del Davos che "à côté" si occupa anche del coordinamento scuola-sport per una quarantina di ragazzi.

«Sono risultati che arrivano da lontano e attribuisco a un bel mix di fattori - interviene l’ex difensore di Ambrì, Kloten, Davos e della Nazionale - Vedo spesso gli allenamenti e so l’aria che si respira alla pista. Hanno fatto un’ottima preparazione e sono stati risparmiati dagli infortuni (solo adesso si sono fermati Andersson e Fora, ndr), entrando col piede giusto nel terzo anno dell’era Holden. Il suo messaggio è chiaro, hanno cambiato poco e l’identità è rimasta la stessa. La filosofia è rimasta quella e avere continuità aiuta. Altre squadre hanno cambiato tanto e in quei casi ci vuole sempre del tempo. Hanno ottimi stranieri, due portieri di livello e svizzeri che sanno incidere. Tra questi ne nomino due in particolare: il primo è Enzo Corvi, che l’anno scorso si era operato alla schiena. Ora è tornato ed è come un nuovo acquisto. Poi c’è Lukas Frick in difesa. Lui è davvero un nuovo acquisto e il suo impatto sta andando anche oltre alle aspettative».

Inevitabile soffermarsi un attimo in più sugli stranieri.
«Stanno facendo valanghe di punti. Sono dei leader che indirizzano i match nei momenti chiave. Stransky non l'abbiamo scoperto ora, ma con la “C” sul petto ha fatto un altro step. Sta impressionando. Poi c’è Zadina che è un motore, un giocatore spettacolare che vive di emozioni. A volte si lascia prendere un po’ facilmente dalla frustrazione, ma poi guardi i tabellini e c’è sempre. Ryfors porta equilibrio e lo stesso vale per Dahlbeck, l’unico difensore. Fa tantissimo per dare compattezza. Dopo, tra quelli che si vedono un pochino meno, ci sono Tambellini - che ha un ottimo fiuto del gol - e Asplund. Di lui non si parla molto perché sta un po’ più nell’ombra di Zadina e Stransky, ma lavora tanto al servizio del gruppo».

Il settimo è Brandan Lemieux, che ha 29 anni e oltre 300 partite in NHL.
«È il settimo straniero di ruolo e penso che potesse aspettarselo. L’anno scorso quando è arrivato ho visto che ha fatto tanta fatica a livello di velocità e pattinaggio. Ha portato poco. Quest’anno, quando ha giocato, invece non ha fatto male. Sta avendo un buon impatto fisico. Si è reso conto in estate che in Svizzera bisogna pattinare. Sono dell’idea che all’inizio avesse sottovalutato la nostra lega. Qui bisogna remare e avere ritmo. È uno di quei giocatori che nella post-season potrebbe dare tanto».

Post season ancora lontanissima, ma i valori iniziano a delinearsi e il Davos ha sicuramente guadagnato crediti.
«Guardando avanti non possono nascondersi, sono sicuramente tra le big che punteranno al bersaglio grosso. È giusto che ora il Davos vi faccia parte, a patto di rimanere in buona salute. La stagione è ancora davvero giovane. Ora gira tutto bene e sono in quella fase in cui si vincono le partite quasi per inerzia… In altri momenti le stesse gare magari non le porti a casa. Penso che ne siano coscienti anche loro».

Stasera il Davos fa visita al Lugano. Mitell ha lavorato innanzitutto sul sistema difensivo, ma gli alti e bassi restano e i punti sin qui sono 16.
«Hanno cambiato ds e allenatore, hanno portato tanti nuovi stranieri ed è proprio l‘opposto di quello che dicevamo prima. I portieri, senza puntare il dito, non stanno rendendo sui livelli sperati. Mitell è anche alla prima esperienza in Svizzera e pure lui ha avuto bisogno un po' di tempo. Certo quando li ho visti qui (2-0, ndr) sono rimasto un po’ deluso soprattutto dagli import. Ora vedo che qualche gol lo fanno, ma se facciamo un paragone con altre realtà non stanno certo tirando il carro».

Destino ha voluto che quella contro il Davos sia stata l’ultima partita dell’era Duca-Cereda. Il 4-6 contro i grigionesi è stato il colpo di grazia, anche se le riflessioni partivano da più lontano. Da ex biancoblù come hai visto la caotica rivoluzione?
«In Leventina ho ancora tanti amici e seguo sempre da vicino l’Ambrì. Dopo l’allenamento coi ragazzi ho guardato la conferenza sul pc e sono rimasto sorpreso. Diciamo sorpreso e dispiaciuto per come è finita. Non meritavano una fine così. Per me, da osservatore esterno, Paolo e Luca hanno fatto un lavoro enorme in questi anni. La società ha gestito la vicenda in modo sfortunato. Sapendo l’importanza che Duke e Cere danno ai valori non sono rimasto sorpreso dell’epilogo. Dopo la notizia dell’incontro con Dubé me l’aspettavo».

Filippo Lombardi, in difficoltà, si è preso le sue responsabilità parlando per bocca di tutto il CdA.
«Sicuramente la società ha commesso un grande errore, ma non è nemmeno corretto buttare tutto ciò che c’è di negativo addosso a lui. Il passo falso c’è stato e costerà qualcosa all'Ambrì, ma Lombardi nei suoi anni qualcosa di buono l’ha fatto… Si dimentica in fretta. Certo la partenza congiunta di Duca e Cereda peserà. A livello di guida tecnica ci sta che dopo 8-9 anni si pensi di cambiare. I cicli finiscono e poi la vita di una squadra va avanti. Gli allenatori si cambiano, a volte ne arrivano di bravi e altre meno. Ora però penso che non sia da sottovalutare tutto quello che faceva Paolo. Dal mio punto di vista era più che un direttore sportivo. Ritrovarne uno così non sarà facile…».

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COMMENTI
 

Nessuno2 11 ore fa su tio
È vero, Duca non sarà facile da sostituire. In questi anni ha fatto vedere che ha molto fiuto, con pochi mezzi ha portato ad Ambri giocatori come Kubalik e Formenton, ha rivalorizzato giocatori che sembravano finiti, ha portato giovani che poi sono diventati giocatori importanti. Su di lui niente da dire, peccato che si è “legato”così tanto a Cereda perdendo di obiettività. Sono certo che non farà fatica a trovare un ingaggio e spero per lui in qualche realtà importante, tipo Berna….

sergejville 2 ore fa su tio
Risposta a Nessuno2
"pochi mezzi"? Non direi in fatto (soprattutto) di stranieri. A meno che non si creda alle favolette. Cmq Duca, bravo e gran lavoratore, ha pure sbagliato, come tutti i DS: l'80% dei giovani promettenti (presi in B o da altre squadre di A) son tutti scappati o hanno fallito, Anche con Ang, Chlapik, Lilja ecc.

Koblet69 11 ore fa su tio
a Davos ,dopo l'eterno Del Curto , abbiamo l'esempio ..morto un papa se ne fà sempre un'altro e la storia continua

Capra 9 ore fa su tio
Risposta a Koblet69
Koblet 69! Giustamente

Nessuno2 7 ore fa su tio
Risposta a Koblet69
Esatto, inoltre a differenza dell’Ambri, Del Curto aveva portato il Davos ad alti livelli vincendo 6 campionati, molto più difficile da sostituire
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