La guerra che uccide l’anima: il dramma dei soldati suicidi

Cresce il numero di suicidi tra i soldati israeliani dopo il ritorno da Gaza: la guerra lascia ferite profonde nella salute mentale dei militari.
Eliran Mizrahi si è ucciso due giorni prima di tornare a Gaza. Il quarantenne israeliano aveva prestato servizio per diversi mesi, come riservista, nell'esercito israeliano di stanza a Gaza, ed una volta tornato a casa ha deciso di porre fine alla sua vita. “Non ha mai dimenticato Gaza - ha raccontato la madre Jenny a Sky News - non è riuscito a tornare al lavoro, e pur essendo un padre molto paziente con i suoi figli perdeva sempre più di frequente la pazienza con tutta la famiglia. Era molto silenzioso. Non dormiva di notte, aveva incubi. Non ne sapevamo nulla, lui non ne parlava. Ogni volta che gli chiedevamo qualcosa diceva che andava tutto bene”.

Ferito nell'anima - Eliran viene descritto come un uomo solare e un padre molto devoto, la cui esperienza al fronte si è rivelata letale per la propria salute mentale. “La guerra ha ferito la sua anima” ha dichiarato la madre che ancora non si capacita come abbia potuto perdere un figlio che pure era sopravvissuto all'orrore di Gaza. Inizialmente impiegato per rimuovere i corpi delle migliaia di persone uccise al Nova Festival il 7 ottobre 2023, l'uomo è stato poi inviato nella Striscia di Gaza il giorno successivo come comandante di una unità di bulldozer D9 preposta alla distruzione di edifici e tunnel. Dopo la sua morte, un commilitone di nome Guy Zaken ha riferito ad una commissione parlamentare che spesso “venivano colpiti da proiettili” e che “avevano investito centinaia di cadaveri”. Dopo essere stato ferito ad un ginocchio da una granata, Eliran era stato rimandato a casa, ed in seguito gli era stata diagnosticata una sindrome da stress post-traumatico, Ptsd, che, con molta probabilità, lo ha indotto al suicidio due giorni prima di dover ritornare a prestare servizio attivo presso l'Idf. “Quello che ha visto a Gaza lo ha distrutto. Vedi tutti i cadaveri e tutto il sangue che c'è laggiù. Ti fa male l'anima” ha dichiarato la madre Jenny convinta che sia stata proprio l'esperienza traumatica vissuta in Palestina ad aver indotto il figlio a togliersi la vita.

Roi, che spostava cadaveri, si uccide a 24 anni - Roi Wasserstein, la cui vicenda ha suscitato molto clamore in Israele, era uno di questi. Arruolato come riservista nelle forze di difesa israeliane, il ventiquattrenne si è suicidato la scorsa estate dopo aver prestato servizio per più di trecento giorni a Gaza quale medico. Era incaricato di evacuare i soldati feriti e rimuovere i corpi dei soldati deceduti e questo, secondo la madre Dina, lo aveva profondamente segnato. “È tornato a casa chiuso in un silenzio che nessuno di noi poteva rompere - ha detto la donna al quotidiano Ynet - l'orrore di Gaza non lo ha mai lasciato”. Dato che il ragazzo non era in servizio al momento della sua morte, non è stato riconosciuto come un soldato caduto ed è stato sepolto con una cerimonia civile. Tale decisione ha suscitato molta indignazione nel Paese e l'Esercito ed il Ministero della Difesa sono stati accusati dai parenti del giovane di aver rinnegato quanto da lui fatto in qualità di soldato. “Sfortunatamente ha subito il trauma mentre era in servizio ma il suo effetto si è manifestato dopo. Questa non è una lesione fisica, è una ferita dell'anima. Spero che il grido della morte di Roi porti ad un cambiamento e ad un trattamento adeguato per tutti i combattenti che hanno perso la propria vita”.
Perseguitati dall'odore della carne bruciata - “Mamma non riesco a smettere di sentire l'odore dei cadaveri e li vedo continuamente”. Lo aveva confessato il ventiquattrenne Daniel Edri, congedato nei primi mesi dell'anno dopo aver prestato servizio a Gaza e in Libano, che ha deciso di togliersi la vita nella foresta di Biriya, dove era cresciuto, chiudendosi nella propria auto e dandosi fuoco. La madre ha rivelato ai media israeliani che il figlio era perseguitato dall'odore della carne bruciata dei cadaveri che aveva visto durante il suo servizio militare ed aveva espresso il bisogno di un ricovero psichiatrico urgente che però non era riuscito ad ottenere. Dal novembre 2023 al novembre 2024, al giovane era stato affidato il compito di trasportare i corpi dei commilitoni deceduti e tale esperienza aveva minato in maniera irreversibile il suo equilibrio mentale tanto da trasformarlo “in un estraneo”, come raccontato dalla sorella di Daniel. Come riferito da Insideover, Edri aveva anche confidato il suo disagio psichico ad un commilitone: “Fratello, la mia mente cede. Sono diventato un pericolo. Un ordigno pronto ad esplodere” gli aveva scritto il giovane che ha poi deciso di porre fine alla sua giovane esistenza in maniera così brutale. Parole che esprimono chiaramente il disagio di una persona traumatizzata da quanto vissuto. Anche nel suo caso, il Ministero della Difesa ha rifiutato la richiesta di concedergli una sepoltura con gli onori militari.

In un anno 17 soldati suicidi - Secondo i dati forniti da Channel 12, lo scorso agosto, sarebbero diciassette i soldati israeliani morti suicidi nel 2025, senza contare i riservisti non in servizio attivo al momento della loro morte che non rientrano nel conteggio. I dati diffusi dalle Forze di Difesa Israeliane rivelano un aumento dei tassi di suicidio tra i soldati: a fronte degli 11 casi registrati nel 2011 e dei 14 casi del 2022, si è passati ai 17 suicidi del 2023, di cui sette successivi all'inizio dell'invasione di Gaza, e 21 nel 2024. Inoltre, come riferito da Kan, canale televisivo pubblico israeliano, ad oltre 3.700 soldati è stato diagnosticato un disturbo da stress post-traumatico. Dei 19.000 soldati feriti dall'inizio del genocidio di Gaza, circa 10.000 stanno vivendo dei disagi psicologici di notevole entità, e vengono curati attraverso il Dipartimento di Riabilitazione del Ministero della Difesa. Come affermato da un alto funzionario delle Forze di Difesa “la maggior parte dei suicidi è il risultato della complessa realtà creata dalla guerra”, con il pericolo che il loro numero possa ulteriormente aumentare “se i militari non riescono ad affrontare sufficientemente tale bagaglio psicologico al ritorno a casa”. Per tale motivo, è in fase di formazione uno speciale comitato con il compito di esaminare il sostegno dato ai membri dell'Idf durante e dopo il proprio servizio militare, oltre che valutare una modifica legislativa per includere i riservisti morti per suicidio al di fuori del servizio attivo nella lista dei soldati caduti, stabilendo un legame chiaro tra il servizio militare prestato e la causa della morte.

Impossibile dimenticare la morte - Il genocidio in corso a Gaza ha mietuto più di 65.000 vittime, mentre il numero delle persone ferite ammonta a circa 165.000 persone: l'83% dei palestinesi uccisi a Gaza erano civili, come rivela un'indagine condotta da +972 Magazine, Local Call e The Guardian. L'orrore che ogni giorno ci viene mostrato in tv, cumuli di macerie, morti o persone affamate, non ha più abbandonato chi lo ha vissuto di persona e, al ritorno a casa, ha trovato impossibile ritrovare il ritmo normale delle proprie giornate. Si parla ancora troppo poco dell'aumento dei suicidi tra i soldati israeliani come se si volesse negare che quanto sta succedendo a Gaza possa lasciare indifferente chi ha scelto di vestire la divisa militare. La morte, con il suo tanfo insopportabile e il suo carico di dolore, è impossibile da dimenticare, che si tratti dei ragazzi uccisi al Nova Festival o della popolazione di Gaza, ridotta allo stremo da due anni di massacri. È per tale motivo che sempre più riservisti decidono di disertare, rifiutandosi di partecipare a delle operazioni militari per motivi etici o religiosi. Secondo Restart Israel, un'associazione impegnata nel reinserimento dei soldati feriti o traumatizzati, sono più di 12.000 i riservisti che si sono rifiutati di prendere parte alle operazioni a Gaza. Come riferito dall'Avvenire, nel luglio scorso è stata anche inviata una lettera firmata da una quarantina di alti ufficiali dell'Unità 8200 dell'Idf ,ed indirizzata a Netanyahu e al ministro della Difesa Katz, nella quale viene dichiarata la volontà di non partecipare ad operazione “chiaramente illegali” e viene spiegato che il governo israeliano sta conducendo a Gaza “una guerra infinita ed ingiustificata”.
Appendice 1
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