L'Autorità nazionale palestinese: «Pronti a governare»

La ministra degli Esteri palestinese Varsen Aghabekian: «Noi non odiamo gli israeliani per quello che sono, odiamo l'occupazione»
GAZA - L'Autorità nazionale palestinese è pronta ad assumere il governo di Gaza. Non ha dubbi la ministra degli Esteri palestinese Varsen Aghabekian.
La sua risposta, mentre colloquia con l'agenzia italiana ANSA ai Dialoghi sul Mediterraneo di Napoli, è decisa: «Siamo pronti e i piani sono sul tavolo. Sono stati discussi e elaborati con grande attenzione, insieme a programmi e progetti. Ora è il momento di raccogliere sostegno per questi piani e di procedere per alleviare la sofferenza e il dolore inflitti a Gaza, con aiuti immediati e con la ricostruzione».
Certo, questo implicherebbe l'attuazione di uno dei punti del piano Trump che è tra i più incerti: il disarmo di Hamas. Israele e Stati Uniti lo reclamano, ma i miliziani ancora spadroneggiano nella Striscia. Ma Aghabekian si dice convinta che l'organizzazione sarà smilitarizzata. «Stiamo lavorando per un unico Stato, con un solo governo, una sola legge e un'unica arma. Quindi, Hamas consegnerà le sue armi».
Mentre parla nei corridoi di Palazzo Reale le persone si fermano a immortalarla coi cellulari e stringerle la mano, segno plastico della solidarietà alla causa palestinese. Ma solo ieri in questi stessi corridoi il gelo era sceso tra lei e l'omologo israeliano, Gideon Sa'ar, che ha accusato l'Anp di continuare a incitare l'odio verso Israele.
«Siamo un popolo sotto occupazione - risponde oggi la ministra -. Tutti i popoli sotto occupazione lottano contro l'occupazione. Non ha nulla a che fare con l'odio. Non odiamo gli israeliani per quello che sono. Odiamo l'occupazione e vogliamo liberarcene».
Una mano tesa che riappare poco dopo, quando le si chiede se la pace sia possibile. «Dobbiamo credere che la pace sarà possibile - ribadisce con forza - e che la giustizia prevarrà, perché questa è l'unica via da seguire. Abbiamo avuto abbastanza guerre e ciò che vogliamo è vivere in pace e sicurezza con i nostri vicini». «Ora - aggiunge - è il momento di ricostruire. Servono tanti soldi, oltre 67 miliardi» la sua stima.
«Devono provenire da vari Paesi del mondo. L'Europa già si muove». Non a caso a Napoli Aghabekian ha avuto un bilaterale con la vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, Gelsomina Vigliotti. La Bei donerà, con la sua fondazione filantropica, 750.000 euro a Gaza per aiuti. Ma non è l'unica misura della Bei. Pur non essendo risorse destinate alla ricostruzione, la Bei ha già contribuito con 400 milioni di prestito alle banche palestinesi a supportare le piccole e medie imprese locali.