Gli svizzeri che hanno provato a vendere su Temu: «Un fallimento totale»

Il tentativo (finito malissimo) di un'azienda zurighese che ha provato a competere con la concorrenza cinese: «Avremmo dovuto vendere la merce sottocosto». Ecco cosa è andato storto.
ZURIGO - Tentare di sfidare la concorrenza (spietata) della grande Repubblica Popolare sul suo campo di battaglia: la popolare piattaforma di vendita online Temu.
Ci ha provato un'azienda con sede a Zurigo, come riporta la NZZ nella sua edizione di venerdì, che ha però preferito rimanere totalmente anonima.
Il motivo potrebbe essere legato all'esito dell'esperimento commerciale, per capire se il sito di e-shopping potesse essere «un canale interessante» per le loro vendite.
Questo, infatti, si è rivelato «un fallimento totale». Nel periodo di prova - durato «diverse settimane» - la ditta, specializzata in elettronica e accessori, non è riuscita a completare nemmeno una singola transazione. Nemmeno tentando di “boostare” il proprio prodotto investendo denaro.
La causa è soprattutto una: il prezzo a cui deve essere venduta la merce, semplicemente fuori mercato per la Svizzera: «quello che chiede Temu per il prezzo di vendita, la visibilità e il margine sono difficilmente compatibili con i costi di un'azienda svizzera», spiega il CEO senza nome, «soprattutto a causa dei salari, le spese di spedizione e l'IVA».
Anche se Temu non fissa i prezzi, ha l'occhio puntato sulla concorrenza e ci tiene a farlo sapere ai suoi rivenditori. «Si ricevono costantemente "raccomandazioni di prezzo" su quale pezzo impostare per essere competitivi. Spesso, nel caso degli aspiranti venditori svizzeri, la proposta risultava al prezzo di costo.
Non si tratta di imposizioni categoriche ma, se vengono ignorate, il rischio è quello di affondare nella graduatoria degli scaffali sotto all'agguerrita concorrenza. «Praticamente si scompare dal motore di ricerca», conferma il dirigente zurighese.
Un comportamento, questo, che potrebbe essere ritenuto discriminatorio dagli organi di vigilanza elvetici - come la Commissione svizzera della concorrenza (Weko) - che però fino a oggi non si sono mai chinati sulla problematica, scrive sempre la NZZ.
Il motivo è verosimilmente da ricercarsi nella limitata (se non inesistente) presenza di aziende svizzere su Temu: «Se riceveremo abbastanza testimonianze, non mancheremo di farci sentire presso la Weko con un reclamo», conferma Dagmar Jenni, direttrice della Swiss Retail Federation.
Ciò che è successo ...














