Cerca e trova immobili
CANTONE

«Negli ospedali di guerra non ci sono solo morte e dolore»

Il dottor Flavio Del Ponte è il nuovo ospite di TioTalk: il racconto di un «sognatore di pace» e l'opinione (negativa) su quanto sta facendo la Svizzera
«Negli ospedali di guerra non ci sono solo morte e dolore»
TioTalk
«Negli ospedali di guerra non ci sono solo morte e dolore»
Il dottor Flavio Del Ponte è il nuovo ospite di TioTalk: il racconto di un «sognatore di pace» e l'opinione (negativa) su quanto sta facendo la Svizzera

SAVOSA - Una vita spesa a portare aiuto in alcuni dei peggiori scenari di guerra e un'indomita attitudine da «sognatore di pace», quale si definisce. È il dottor Flavio Del Ponte il nuovo ospite di TioTalk, il vodcast di Tio/20minuti.

Chirurgo di guerra in contesti estremamente difficili come Cambogia, Afghanistan, Pakistan, Ruanda o Somalia, Del Ponte è stato coordinatore medico dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati. Ha girato il mondo ma ha sempre mantenuto la Vallemaggia come porto sicuro, in cui ricaricare le batterie tra una missione e l'altra. «Tornavo a casa piuttosto malconcio, con dieci chili di peso in meno ed emotivamente un po' esaurito. Poi, però, dopo qualche settimana o al massimo qualche mese nel mio paese, ritrovavo quella che era la mia essenza vera».

Lo abbiamo intervistato in occasione della conferenza organizzata nell'ambito di "USI incontra", in programma lunedì 29 settembre nell'Aula magna del campus dell'USI a Lugano. Lo spunto è tratto dai ricordi e dalle considerazioni che Del Ponte ha affidato a "Dissonanze. Storie di un chirurgo di guerra", pubblicato nel 2024 da Armando Dadò Editore e giunto alla terza ristampa.

Nelle pagine il racconto degli scenari di crisi e delle tensioni si alterna ad aneddoti più leggeri, che - come raggi di sole che attraversano le nubi - portano umanità dove regnano il dolore e lo smarrimento. «Sono contento se vedo questo filone di relax o gioia nelle situazioni di difficoltà. Anche in un ospedale di guerra non c'è solo la paura, lo stress, il dolore. In qualche modo veniamo contaminati dallo spirito dei pazienti, così come loro recepiscono il nostro stare assieme. Viviamo dei momenti difficili, ma ognuno fa quello che può».

Capita, a chi vive ripetute situazioni di questo genere, di assuefarsi alle atrocità che si vedono ogni giorno? «Penso sia bene che una certa saturazione subentri abbastanza velocemente. Non si possono oltrepassare certi limiti di carico emotivo». Nel caso suo e di molti colleghi si è arrivati a un vero e proprio disturbo post-traumatico da stress. «Vivendo queste esperienze di chirurgia in posti dove c'è la guerra, naturalmente questo aspetto è venuto fuori. Ho dovuto elaborarlo, anche scrivendo il libro». La scintilla decisiva per fargli prendere in mano la penna? Lo scoppio del conflitto in Ucraina e il dovere di lasciare una testimonianza morale, insieme a un'esperienza di vita che potrà sicuramente essere utile a chi legge.

Pur diffidando della politica («l'ho sempre considerata con molto sospetto»), il dottor Del Ponte è stato un uomo d'azione che ha collaborato a stretto contatto con le autorità, sia quelle nazionali che con una figura di caratura mondiale come il segretario dell'Onu Kofi Annan. A proposito della Svizzera, alla domanda sull'attuale impegno verso la pace della Confederazione, la risposta è negativa. E lo dice con rammarico: «Siamo stati un faro per l'Europa e per il mondo. E questo, come umanitario che rappresenta la Svizzera in diverse parti del mondo, l'ho sempre potuto verificare e sentire. Abbiamo un credito incredibile all'estero e ora, a casa nostra, non sappiamo metterlo in pratica».

Guarda l'intervista integrale e gli altri episodi di TioTalk su Tio.ch, oppure sul nostro canale YouTube.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE