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«Se qualcuno vuole criticarmi deve fare bene i compiti a casa... Io ad Ambrì? Dico che...»

Alessio Bertaggia si è raccontato a Tio Talk: «Preferisco vincere le quattro partite successive piuttosto che il derby».
«Se qualcuno vuole criticarmi deve fare bene i compiti a casa... Io ad Ambrì? Dico che...»
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«Se qualcuno vuole criticarmi deve fare bene i compiti a casa... Io ad Ambrì? Dico che...»
Alessio Bertaggia si è raccontato a Tio Talk: «Preferisco vincere le quattro partite successive piuttosto che il derby».
«Il mio ritorno? Il fatto che la chiamata sia arrivata dal Lugano ha avuto un peso importante. Non saprei dire cosa avrei fatto se mi avessero cercato altre squadre...».

SAVOSA - È uno dei tre graditi ritorni per il Lugano. Insieme a Dario Simion e Brian Zanetti, sebbene quest'ultimo non abbia mai indossato la maglia della prima squadra, Alessio Bertaggia ha deciso di rientrare in Ticino, alla vigilia di una stagione che si spera possa rilanciare le quotazioni di un HCL reduce da un'annata disastrosa. Proprio il figlio d'arte – che nella città di Calvino ha vinto sia il campionato sia la Champions League – ha deciso di raccontarsi in una nuova puntata di Tio Talk...

«Marc Gautschi mi aveva riferito dell'interesse del Lugano, di primo acchito ero un po' spiazzato, poiché io e mia moglie ci trovavamo davvero bene a Ginevra, dove abbiamo stretto bellissime amicizie. Alla fine, però, abbiamo maturato la decisione che fosse il momento giusto per rientrare e fare una nuova esperienza, sebbene a Lugano ci abbia già giocato in passato. I treni passano una volta nella vita, bisogna capire quando è il momento di salirci. Sono davvero contento di essere qui. Il fatto che la chiamata sia arrivata dal Lugano ha avuto un peso importante. Non saprei dire cosa avrei fatto se mi avessero cercato altre squadre...».

Com'è il tuo rapporto con il derby ticinese? «È evidentemente una bellissima partita da giocare, ma a volte mi chiedo "perché dev'essere così tanto diversa da altre partite?". Spesso sento dire che vincere il derby e poi perdere i quattro incontri successivi va benissimo, ma io preferisco il contrario. Il derby è tanto ma non è tutto, spero che adesso i tifosi non mi "linceranno"... La rivalità c'è, anche sul ghiaccio, ma io ho comunque amici dall'altra parte. A volte penso che si debba uscire da questo schema "bisogna vincere il derby". Certo che bisogna vincerlo, ma ci sono anche altre partite altrettanto importanti».

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Ma se un giorno fosse arrivata la chiamata dell'Ambrì, Alessio Bertaggia cosa avrebbe fatto? «Non lo so... Dipende un po' dai presupposti e a che punto della carriera succede. Parlando in generale, e non di me personalmente, magari in quel momento l'Ambrì è l'unica squadra che ti vuole. Cosa fai, quindi? Smetti di giocare? Non penso... Magari è un bellissimo club, rispetto molto ciò che fanno l'Ambrì e tutte le altre società. Al momento, comunque, dico di no...».

Il giocatore di hockey, soprattutto in Ticino, è spesso esposto alle critiche. Come convive Bertaggia con i "rimproveri" dei tifosi? «Se qualcuno vuole criticarmi deve fare bene i compiti a casa. Chi mi conosce sa che esprimo la mia opinione senza tirarmi indietro. Capita di essere messi in discussione, siamo in una società in cui ognuno critica il prossimo, ma chi lo fa deve sapere argomentare e dev'essere pronto a ricevere qualcosa indietro...».

C'è chi trascorre un'intera carriera senza titoli (due nomi illustri? Sprunger e Brunner...) e c'è chi, come te, in pochi mesi si porta a casa campionato e Champions League. «Io credo che se giocassimo a hockey senza avere l'obiettivo di vincere mi chiederei "Per cosa giochiamo?". Vincendo qualcosa, guadagni consapevolezza e sono contento di aver potuto vivere almeno una volta queste emozioni. Arrivare a fine carriera e dirsi "Cavolo, non ho mai vinto", non sapendo cosa significhi o che emozioni si provano, sì, qualcosa mancherebbe… Sarebbe una carriera incompiuta? Non per forza… Ma il fatto di aver vinto qualcosa mi dà un po’ più di leggerezza».

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