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«Ragazzi licenziati dopo pochi mesi di lavoro»

Incomprensioni tra la Generazione Z e le aziende. Le esigenze dei giovani sono esagerate? A Tio Talk parla l'esperta Sara Rossini: «Indietro non si torna».
«Ragazzi licenziati dopo pochi mesi di lavoro»
Foto Tio.ch
«Ragazzi licenziati dopo pochi mesi di lavoro»
Incomprensioni tra la Generazione Z e le aziende. Le esigenze dei giovani sono esagerate? A Tio Talk parla l'esperta Sara Rossini: «Indietro non si torna».

SAVOSA - I baby boomers stanno per andare in pensione. E in Svizzera entro un decennio verranno a mancare circa 400'000 lavoratori. Allo stesso tempo c'è una generazione, quella dei giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che ha una concezione completamente diversa del mondo del lavoro. Chi lavorerà in futuro dunque? E chi pagherà le "nostre" pensioni? A Tio Talk se ne parla con Sara Rossini, esperta di giovani e mondo del lavoro.

Che caratteristiche hanno i ragazzi della Generazione Z?
«Per loro la carriera non è così importante. Oppure vogliono bruciare le tappe. Arrivare subito in alto. Desiderano la separazione netta tra l'attività professionale e il tempo libero. Vogliono essere più valorizzati e guadagnare “facile”. La Generazione Z non scende a compromessi. E per questo in alcuni casi i giovani vengono licenziati dopo pochi mesi o non vengono neanche presi in considerazione».

Il pensiero della Generazione Z sta contagiando anche gli altri lavoratori?
«Sì. Molti stanno iniziando a chiedersi "perché devo andare a lavorare se non vengo valorizzato, se non vengo preso in considerazione, se non mi ascoltano". Ci sono tante persone insoddisfatte. Stando a un'inchiesta globale condotta da Gallup il 79% è disimpegnato, o addirittura “attivamente disimpegnato”, poco attaccato al mestiere che fa e all'azienda in cui opera».

Quando è cambiata la mentalità?
«Il grande cambiamento è arrivato con la pandemia e coi lockdown. Lì la gente è rimasta a casa e ha capito il valore del tempo, della persona. Aspetti comunque importanti che dimostrano come la Generazione Z non vada demonizzata».

Siamo di fronte a giovani da educare. Ma come?
«Insegnando loro cosa sono la puntualità, l'affidabilità, il pensiero critico. Io mi rapporto con giovani che si accontentano della sufficienza. Dopo la Generazione Z arriverà la Generazione Alpha, figlia della super tecnologia. E saremo ancora più chiamati a coltivare lo sviluppo delle competenze sociali. Si dice che in queste generazioni manchi la capacità di relazionarsi con l'altro».

Ma a che età si può insegnare queste attitudini ai ragazzi?
«Gli apprendisti sin da subito dovrebbero essere accompagnati nello sviluppo di queste competenze. Con liceali e universitari è più complicato. Insegnare simili competenze a ragazzi di 22-25 anni che fin lì hanno solo studiato è una grande sfida. Forse sarebbe bello che in estate gli studenti tornassero a svolgere lavori o stage».

Le aziende come vivono questo fenomeno?
«Pensano sia solo una moda temporanea, che poi tornerà tutto come prima. Non è così. La verticalizzazione della gerarchia con questa generazione non funziona, tanto per fare un esempio. Funziona invece il lavoro di team, in cui si dà spazio a tutti e ognuno porta il proprio punto di vista. Il mondo corre. Le aziende devono capire subito questa inversione netta di marcia e percorrere la via del compromesso».

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COMMENTI
 

Yoebar 3 sett fa su tio
I primi che sbagliano, in tanti casi, sono i genitori, questi giovani troppo abituati ad avere tutto senza guadagnarselo.

maw 3 sett fa su tio
Meno social e pensieri da influencer e poi magari la mentalità cambia, se cambia anche quella dei datori di lavoro che in Ticino pensano solo a sfruttare i dipendenti con stipendi da fame, motivo per il quale siamo invasi dai frontalieri ...

Boatmen 3 sett fa su tio
Da poco tempo in pensione, stato apprendista, operaio, imprenditore, tuttora lavoro. Il ricordo del mio apprendistato è di aver lucidato, pulito e eseguito molti banali servizi. Il mestiere l’ho imparato di notte. Non ho mai assunto apprendisti ritenendo l’attuale sistema obsoleto. Secondo la mia opinione, colui/lei che vuole imparare un mestiere dovrebbe essere assunto con uno stipendio diciamo leggermente più alto in modo tale: 1 da essere un po’ indipendente dai genitori ( penso alle famiglie monoparentali) e 2 far sì che una parte dello stipendio serva a pagare le informazioni relative alla professione che il datore di lavoro è tenuto a dare. Otteniamo così che: l’apprendista vede concretamente il valore della formazione e il datore di lavoro riceve degli emolumenti pertanto “obbligato” ad insegnare. Tutto deve essere controllabile. Avremmo degli apprendisti e dei datori di lavoro più motivati nell’espletare le proprie mansioni. La generazione “Z” non è differente da noi da giovani; i soldi non bastavano mai, moto, vacanze, pizza.. Vedo troppo pessimismo, i cambiamenti sono opportunità. Ho sempre assunto delle persone mature a volte in là con gli anni, ritenendo che sono una grande risorsa, il problema è che le assenze diventavano tempi geologici. L’assicurazione “perdita di guadagno” ci ha triplicato i premi, o così o la disdetta. Qui ci vorrebbero immediatamente dei correttivi. Frontalieri: bilanciare residenti e frontalieri è importante: gli uni hanno da imparare dagli altri, esiste un gap formativo , gli svizzeri sono più formati e i frontalieri, venendo da una realtà dove i paracaduti sociali sono inesistenti hanno più “fame”. I miei figli guardano la Svizzera interna come un’ ancora di salvezza dove essere apprezzati per le proprie competenze. I frontalieri si fanno 2 ore di auto al giorno per venire a lavorare, creando traffico che rende il nostro territorio meno attrattivo. Come datore di lavoro devo far quadrare i conti. Noto che con i dipendenti devo avere molta pazienza. A volte sembra che non si rendano conto che gli errori costano, ma comunque alle 1730 sgommano. Mettiamola così: ognuno è imprenditore di se stesso, il datore di lavoro compra le prestazioni e competenze che il collaboratore è tenuto a fornire.

Linette 3 sett fa su tio
Cari politici controllate i datori di lavoro che assumo personale in prove per 3 mesi e dopo vengono lasciati a casa onde evitare di pagare i contributi sociali

Meck1970 3 sett fa su tio
Tutto è diventato complicato. Anche per assumere un apprendista si fanno test, test e ancora test, nella speranza di trovare il migliore. Si vuole robotizzarli fin dal primo momento. Eppure, la maggior parte di quelli che vengono assunti si rivelano un flop. Un tempo, l’apprendistato poteva essere intrapreso anche da chi non aveva terminato le scuole dell’obbligo, e molti di loro, con impegno e dedizione, hanno fatto carriera. Bisognerebbe chiedersi perché oggi molte aziende, grandi e piccole, non formano abbastanza apprendisti per il futuro. Serve una pianificazione seria a livello federale e cantonale, coinvolgendo tutte le imprese, per stabilire quanti apprendisti saranno necessari nei prossimi anni e poi formarli. Non pensare di colmare il fabbisogno attingendo semplicemente da altri nazioni.

Aaahhh 4 sett fa su tio
Tra i vari giovani ci saranno anche giovani imprenditori che va da sé per coerenza dovrebbero appoggiare la nuova filosofia e faranno in modo di offrirla sotto forma di posti di lavoro attraenti. Vediamo se funziona, speriamo per le nostre future pensioni

teo89 4 sett fa su tio
Servirebbe un "Black Out" mondiale come in Spagna.

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Non sono gen z ma ho scoperto il valore del tempo molti anni fa e senza pandemia... semplicemente ho visto gente lavorare per una vita intera, vivere una vita ripetitiva, magari sognando di poter comprare una casa e non riuscirci a causa dello stipendio basso, trend che è peggiorato radicalmente negli ultimi anni e che con l'avanzare della tecnologia e automazione peggiorerà sempre di più... normale che le nuove generazioni non siano attaccate al lavoro no? Se il lavoro che hai ti permette di galleggiare appena o comunque non ti permette di comorarti la casa dei sogni... mi spiegate come uno possa essere attaccato al lavoro? A me sembra più che logico che venga visto sempre più come un peso... come se per le generazioni prima non lo fosse per di più ahahahah quasi nessuno ama lavorare.

pag 4 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
ok e quindi?

Aaahhh 4 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Va bene appoggiamoci ai genitori allora ma poi?

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Pwr quanto possa essere brutta la situazione, lavorare male o poltrire sperando in un futuro migliore non migliorerà pa situazione. Bisogna lavorare per guadagnarsi la pagnotta e per essere indipendenti dai genitori, lo scopo non è divertirsi sempre in questa vita, raccogliendo banconote a palate dall'albero dei soldi. Bisogna rimboccarsi le maniche e fare bene qualcosa, andarne fieri e tornare a casa sapendo di poter comprare il pane. Il resto è Walt Disney.

Piccolo 3 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Ci facciamo mantenere dai genitori a vita?

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a Jana
Ti dico la novità o trend visto che si parla di gen z: che tu lavori male o che tu lavori bene (nella maggiorparte dei lavori) sempre uguale guadagni...

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Sai, mio nonno mi ha insegnato col suo esempio che la vita non è solo quanto guadagni. Oggi sembra assurdo parlarne ma ricordo lui che mi raccontava con fierezza la sua giornata di duro lavoro come operaio, andava proprio fiero di quello che faceva perché ci teneva a farlo bene, ed era felicissimo quando rincasava per cenare con la famiglia, festeggiare ogni tanto qualche cosa di bello con gli amici, aveva la faccia onesta di chi è felice di vivere con poco ma di poter offrire da mangiare alla famiglia, col sorriso. Contava la salute, una gita nella natura. Mi spiegava quanto siamo fortunati a stare bene, ad avere l'acqua potabile in casa, la carta igienica, il pane, un letto caldo in un paese sicuro e pacifico, la gioia per chi ci vuol bene. Cose che oggi si danno per scontate. Si lavora senza impegno e tutto va male, si odia quel che si fa, si desidera sempre di più e nessuno sorride mai. La vita è un viaggio, è breve ma qui sento parlare solo di soldi, non del voler lavorare bene, foss'anche un lavoro umile, va fatto con impegno, cantando magari. Capisco che siamo solo dei viziati che non sanno cosa è la vera fame e la povertà, dovremmo imparare a lavorare sereni senza pretendere la vita da zio Paperone senza un solo sacrificio. Il futuro è nelle mani dei giovani, e loro non lo capiscono. Se gli adulti han fatto male, cosa diranno un giorno i figli e i nipoti dei giovani d'oggi spesso svogliati e che lavorano male, solo pensando ai soldi? È una ruota che gira male...va aggiustata.

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a Aaahhh
???

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a pag
E quindi dimmelo te no? Se non hai niente da ribattere probabilmente è perchè è così.

pag 3 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Infatti chiedevo a te di darmi una soluzione. Ce l'hai tu o la generazione Z?

Per me è la cipolla 3 sett fa su tio
Risposta a pag
La soluzione è lavorare per lo stipendio e basta, cosa che già avviene. Magari mettere al potere persone giovani, vietare il lobbismo praticato da casse malati (e rivedere tutto il sistema). Uno stipendio minimo che permetta di vivere decentemente in svizzera, aziende che ricominciano a dare aumenti di stipendio e non solo di mansioni a parità di stipendio. Magari si ricominciasse a fare il bene anche dei lavoratori e non solo degli investitori. Un esempio, gli stati uniti, economia che va alla grande eppure il cittadino normale sta sempre peggio, i ricchi invece diventano sempre più ricchi... vorremo mica diventare così. Ma dare il massimo per una pacca sulla schiena e un calcio in... appena c'è la possibilità direi che non è la soluzione...

Jana 4 sett fa su tio
La verità è sempre in mezzo. In ogni modo, se da una parte oggi troppi giovani non hanno proprio voglia di lavorare e di fare qualche sforzo per imparare che le aziende non sono mammina e papino sempre pronti a dir loro di sì, troppi adulti inaciditi non sanno comunicare in modo sano coi giovani. Soprattutto le donne di mezza età amano mettere il bastone tra le ruote quelle più giovani. Basterebbe proprio poco per andare più d'accordo e mettersi nei panni altrui tra le varie generazioni, ci vuole più rispetto reciproco.

Zeno 4 sett fa su tio
Troppi ragazzi pensano, dopo l'educazione scolastica.... di essere in cima al mondo e che esso giro attorno a loro !!! mentre è arrivata l'ora di lasciar da parte il telefonino e pensare all'attività professionale e non ai divertimenti ecc. Spero che qualcuno (genitori in primis) li informano semplicemente cosa vuol dire vivere nella comunità !

prophet 4 sett fa su tio
O forse una certa generazione di genitori ha omesso di educare all'arte del lavoro ? Chi ha voglia di lavorare lavora punto e basta essendo ben coscente della sua importanza nella società e nel "sistema".

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a prophet
In effetti ci sono genitori che corrono dietro ai loro cuccioli fino ai 40 anni, ovvio che poi questi giovani pensano che la vita sia solo soldi gratis e relax e il lavoro è solo una gran fatica. Peccato. Mancheranno presto i lavoratori che sgobbano per farci avere tutte quelle le cose che servono per vivere sereni. Poi la vita di tutti cambierà e ci si dovrà dare una bella mossa.

rosi 4 sett fa su tio
conosco diversi apprendisti e sono molto bravi ed hanno finito con successo l'apprendistato. Non diamo sempre la colpa ai giovani ma i datori di lavoro sono un punto centrale in questo contesto. Dovrebbero essere loro stessi persone autorevoli che riescono ad entrare in empatia con questi ragazzi per sostenerli ed incoraggiarli. Non dimentichiamo sono adolescenti, spesso dietro all'apparente poca voglia di fare, all'indifferenza si celano insicurezze e paure tipiche di quest'età ma che purtroppo vengono sottovalutate. Il datore di lavoro, la famiglia, la scuola hanno un ruolo importantissimo ma bisogna essere in grado di capirli e portarli a diventare uomini/donne più sicuri di se stessi e quindi maggiormente responsabili. Bisogna anche dire che certi datori "sfruttano" l'apprendista: inizio del lavoro alle 06.00 e termine alle 19.00, non sempre ma succede.

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a rosi
Anche questo è vero.

sdanilo 3 sett fa su tio
Risposta a rosi
Esatto, non è sempre colpa dei ragazzi. Premetto che dove lavoro io ci sono dei ragazzini di 16 - 17 anni che si vede già dai loro movimenti ed espressioni che voglia di farne saltami addosso, che pensano solo di andare in pausa o di finire per andare su instagram, ti- tok e cose varie... Poi ci sono i casi come è successo a mia figlia con voglia di imparare e lavorare che, dopo aver finito il suo bello stage di cuoca, le viene detto dal responsabile della cucina nonché RESPONSABILE DEGLI APPRENDISTI che non la vedeva benissimo a fare quel lavoro perchè data la sua conformità fisica (ragazza in carne ma assolutamente non grassa) avrebbe avuto delle difficoltà..., tutte fandonie gratuite !!! Poi, per completare il dispetto, hanno assunto un ragazzo per un solo anno perchè poi avrebbe iniziato la scuola di polizia, INCONCEPIBILE !!! Comunque grazie ancora a questo personaggio dalla casa per anziani SOMEN A SEMENTINA !!!

Bel Fiore 4 sett fa su tio
Questo articolo ignora la rivoluzione sociale ed economica pronta ad esplodere, e purtroppo sembra che pochi si rendono conto che l'IA distruggerà la maggior parte dei mestieri, non fra un secolo ma fra 10 anni al massimo. Non vi saranno più umani nel terziario ed in seguito anche i lavori manuali verranno sostituiti. Le super IA diventeranno realtà fra meno di 5 anni. E saremo quindi governati e guidati dalle IA per tutta la vita, incapaci di spirito critico e di analisi, una tendenza che si comincia già a notare soprattutto con la gen Z. Ci sarà una regressione generale di QI col tempo, pochi faranno eccezione. Se non si reagisce ora le fondamenta delle nostre società basate sul liberal-consumismo crolleranno. Bisognerebbe cominciare ad introdurre ora il reddito universale, ma probabilmente non si farà nulla. E quindi ci penseranno le super IA a trovare soluzioni che potrebbero essere radicali e segnare la fine della nostra specie. Siamo l'unica specie vivente che fa di tutto per autodistruggersi, tra poco forse ci siamo.

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Bel Fiore
Va là, scendi dal seggiolino

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Bel Fiore
Bel Fiore, è vero ma bisogna essere abbastanza capaci di togliersi le fette di salame dagli occhi. Senza contare che l'IA costa un botto sotto il profilo ambientale. Il mondo cola a picco ma la gente non se ne rende mai conto. Quando sarà tardi, allora tutti cadranno dal pero. È un gran peccato che l'essere umano non sappia prevedere i problemi per evitarli, ma debba correre ai ripari quando ormai è troppo tardi.

Jullo75 4 sett fa su tio
Palestina libera✊🏾✊🏾✊🏾

Riffo 4 sett fa su tio
Risposta a Jullo75
ultras liberi

Kelt 4 sett fa su tio
Sta succedendo esattamente quello che si poteva intuire (e che alcuni di noi già dicevano) 20 anni fa. L'asticella scolastica è stata fatta scendere a livelli imbarazzanti. Non certo per colpa dei docenti ma per un sistema (famiglie comprese) che ritengono che chiunque abbia le potenzialità e l'attitudine per fare qualunque cosa. Semplicemente on è così. Ecco quindi che questi ragazzi arrivano totalmente impreparati. Fanno fatica e leggere e comprendere un testo, a capire un mansionario. Danno subito del tu a un direttore, non possiedono un bagaglio tecnico adeguato e sono spesso, diciamo "lenti a capire". Aggiungiamoci che sono stati sempre accontentati in tutto. Si imboscano e si annoiano dopo mezza giornata di lavoro perché scoprono che improvvisamente che il lavoro è fatto di routine, ripetizioni e noiosa precisione. La frittata servita. Mi spiace davvero ma a tutti i pedagoghi dico che era chiarissimo già una ventina di anni fa.

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Kelt
No, il problema non è che i giovani non sanno leggere un testo o che si annoiano. Il problema è che oggi entrano in un mercato del lavoro dove devono sopravvivere con stipendi fermi, affitti fuori controllo e cassa malati alle stelle. Parlare di “ragazzi viziati” è solo un modo per non ammettere che il sistema non garantisce più nulla. La verità è che non siamo noi a non capire: siete voi che fate finta di non vedere la realtà.

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Kelt
vero, l'asticella è scesa al livello dei maestri ai quali purtroppo dobbiamo affidare i nostri figli, vergognoso

Kelt 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Mi spiace lei viva queste sensazioni; e non volendo generalizzare può darsi che sia uno di quelli che invece è preparato e pronto ad entrare nel mondo del lavoro. La mia esperienze personale (e quella di molti della mia generazione) però mi mostra un altro fenomeno. Sono anni che non faccio un colloquio con ragazzi preparati. hanno tutti un'idea molto superficiale di tutto e nel mio settore (quello finanziario) le assicuro che stipendi, benefit e condizioni di lavoro sono più che buone. Infatti quei 2 o3 assunti negli ultimi anni si trovano splendidamente e stanno facendo rapidamente carriera. Qui si fa finta di non vedere il vero elefante nella stanza. Si deve studiare di più! Ci si deve impegnare. E' verissimo c, come dice lei, che sono le aziende ad avere bisogno di nuovi professionisti; ma un professionista deve essere tale! Non si può regalare un titolo a chiunque perché i nodi vengono al pettine. Come infatti sta avvenendo. In quasi tutta Europa giovani indiani o cinesi, con tutta un'altra attitudine, stanno sostituendo la vecchia generazione di colletti bianchi. Secondo lei è perché sono disposti a chinare il capo o perché nei loro paesi il sistema scolastico si fonda ancora sulla reale preparazione? Perché se pensa la risposta sia la prima è chiaro che c'è uno scollamento tra il reale e il percepito.

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Hai ragione.

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Kelt
Lei dice che i giovani indiani e cinesi stanno sostituendo i colletti bianchi europei perché hanno “un’altra attitudine” o un sistema scolastico più duro. Ma la verità è che non è solo questione di preparazione. È anche questione di costi e di condizioni: sono ragazzi che spesso accettano ritmi e sacrifici estremi perché nel loro contesto non hanno alternative, non perché siano “più professionali” di noi. In Svizzera e in Europa i giovani studiano e si impegnano, ma si scontrano con un mercato che offre stage sottopagati, contratti precari e stipendi fermi a fronte di affitti e cassa malati sempre più alti. Non è un problema di titoli regalati: è che il sistema ha smesso di garantire che l’impegno porti stabilità. E proprio qui sta il punto: i professionisti di qualità ci sono, ma senza condizioni adeguate se ne vanno all’estero o finiscono sottoutilizzati. Non è che i giovani non vogliono diventare veri professionisti: è che oggi devono fare i conti con un sistema che chiede molto di più e restituisce molto di meno.

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Kelt
Giusto ma loro... non lo vogliono capire!

Kelt 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Lei è giovane e se parla di costi inferiori per impiegati e/o manager indiani e cinesi è chiaro che non ha il polso della situazione. Questi impieghi non sono lavori estivi in un magazzino. Le garantisco che vengono profumatamente pagati proprio perché le loro professionalità non vengono trovate sul territorio. Come accade per la sanità in Inghilterra dove moltissimi chirurghi sono di origine nigeriana. E' fuorviante anche pensare di vivere tempi, in qualche modo più duri. Ha ragione sull'esplosione dei costi per vivere ma ha totalmente torto sulle condizioni di lavoro che sono diventate più accomodanti, più leggere e molto meno stressanti. Con tutele e concessioni impensabili quando ho iniziato io 40 anni fa. Quindi mi permetto, con molta umiltà di darle un consiglio. Sono molte le realtà che offrono lavoro, buone condizioni e possibilità di crescita. Sono solo più esigenti. Ci pensi su

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Kelt
Non metto in dubbio che in certi settori esistano ottime condizioni e possibilità di crescita, e che ci siano aziende serie e meritocratiche. Ma dire che oggi il lavoro sia “più leggero e meno stressante” rispetto a 40 anni fa è discutibile. Oggi la pressione non è solo dentro l’ufficio: è fuori. Affitti, cassa malati e costo della vita pesano molto di più rispetto agli stipendi reali. La differenza è che allora la fatica trovava una ricompensa in stabilità e prospettive a lungo termine, oggi invece si vive nell’incertezza continua. Capisco che lei nel settore finanziario veda pochi giovani davvero preparati, ma questo non significa che non ci siano. Significa piuttosto che c’è uno scollamento tra formazione, aspettative e mercato. Non a caso tanti ragazzi con titoli e competenze scelgono di andare all’estero, o finiscono sottoutilizzati. Non è questione di mancanza di volontà, ma di un sistema che non riesce più a trattenere i propri talenti. Quindi sì, serve più impegno e preparazione, su questo concordo. Ma se mancano le condizioni di base e le prospettive concrete, anche la motivazione più forte rischia di spegnersi. Ed è questo il vero nodo che spesso non si vuole vedere.

Gio04 4 sett fa su tio
Ho 21 anni e non accetto che la mia generazione venga definita pigra o senza voglia di lavorare. È una semplificazione comoda per chi non vuole guardare la realtà in faccia. Il punto non è la mentalità dei giovani, ma le condizioni in cui ci troviamo. Un tempo bastava entrare in azienda e sapevi che, con impegno, avresti avuto stabilità fino alla pensione. Oggi invece le certezze non esistono più: Affitti: negli ultimi vent’anni sono saliti di oltre il 20%, mentre i salari reali sono quasi fermi. Per un giovane significa spendere il 40-50% dello stipendio solo per avere un appartamento normale. Cassa malati: nel 2024 i premi sono aumentati dell’8,7%, il balzo più alto da decenni. Centinaia di franchi spariscono ogni mese ancora prima di pagare cibo o trasporti. Pensioni: lo stesso Consiglio federale ammette che l’AVS non reggerà. Ci chiedono sacrifici oggi senza alcuna garanzia per domani. Lavoro: contratti temporanei, stage sottopagati, apprendistati che non sempre portano a un posto fisso. Non è mancanza di impegno: è precarietà. Davanti a tutto questo, sentirsi dire “testa bassa e lavorare” suona come una presa in giro. Quel modello forse funzionava 40 anni fa, quando ai sacrifici corrispondevano certezze. Oggi invece ci viene chiesto di abbassare la testa senza avere in cambio né stabilità, né sicurezza, né futuro. Non è più un patto, è sfruttamento. E allora sì, abbiamo un rapporto diverso con il lavoro. Non è pigrizia, è consapevolezza. Non è voglia di “guadagnare facile”, è capire che la vita non può ridursi a bruciarsi per un sistema che restituisce sempre meno. Non è fretta, è realismo: se il futuro è incerto, è naturale voler costruire una vita dignitosa il prima possibile. La verità è che nei prossimi dieci anni in Svizzera mancheranno circa 400’000 lavoratori. Non siamo noi ad avere bisogno delle aziende: sono le aziende ad avere bisogno di noi. Continuare a ripetere che i giovani sono pigri non solo è falso, ma è un suicidio economico. La Generazione Z non è svogliata: è lucida. Ha capito che il vecchio scambio “sacrifici oggi per sicurezze domani” non vale più. E non accetta di rifare lo stesso errore. Questa è la realtà. Chi vuole davvero il futuro, deve cominciare ad ascoltarla.

Galvo 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Concordo, la situazione attuale nel mondo del lavoro non l'hanno di certo creata i giovani come te, ma le generazioni precedenti. Alzi la mano chi non ha mai sentito la frase "non invidio le future generazioni che si affacceranno a questo mondo del lavoro". Giovani che magari hanno visto i loro genitori "scaricati" da imprese, banche o attività commerciali solo perché superati i 50anni e ritenuti un costo, al loro posto, lo sanno tutti...

Locarno vive 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Giusto

Gilberto_Bianco 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Complimenti, finalmente qualcuno che parla con coscienza

Pipistrello 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Io ho 55 anni, voi vi dichiarano pigri, noi over 45 siamo troppo cari. Il capitalismo nero, come sta prendendo piede anche da noi, conosce solo un sistema. Tutto per me e niente per i altri. Quando vedo che i salari tra impiegato/lavoratore normale e il salario più alto nelle ditte analizzate è in media di 1:143 non è che mi viene voglia di fare più del neccessario. Visto che spesso anche se ne fai più, man non sei l'amico del superiore, non ti serve a niente.

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Poveri noi... no comment

Per me è la cipolla 3 sett fa su tio
Risposta a Gio04
La soluzione è lavorare per lo stipendio e basta, cosa che già avviene. Magari mettere al potere persone giovani, vietare il lobbismo praticato da casse malati (e rivedere tutto il sistema). Uno stipendio minimo che permetta di vivere decentemente in svizzera, aziende che ricominciano a dare aumenti di stipendio e non solo di mansioni a parità di stipendio. Magari si ricominciasse a fare il bene anche dei lavoratori e non solo degli investitori. Un esempio, gli stati uniti, economia che va alla grande eppure il cittadino normale sta sempre peggio, i ricchi invece diventano sempre più ricchi... vorremo mica diventare così. Ma dare il massimo per una pacca sulla schiena e un calcio in... appena c'è la possibilità direi che non è la soluzione.

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Galvo
Esatto, ben detto. La verità è che da più di 2000 anni si dicono le stesse cose sui giovani. Già nell’antica Grecia li accusavano di essere svogliati e senza disciplina, lo dicevano i vostri padri, e i padri prima di loro. Ma non era vero allora e non lo è oggi. La differenza non sta nei giovani, sta nelle condizioni: affitti che portano via metà dello stipendio, cassa malati sempre più cara e nessuna garanzia di pensione. Non è mancanza di voglia: è che così si finisce a sopravvivere invece che vivere. E noi crediamo che la vita sia fatta per vivere davvero, non solo tirare avanti

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Galvo
Esatto, ben detto. La veirtà è che da più di 2000 anni si dicono le stesse cose sui giovani. Già nell’antica Grecia li accusavano di essere svogliati e senza disciplina, si torna sempre alla stessa scusa. Ma non era vero allora e non lo è oggi. La differenza non sta nei giovani, sta nelle condizioni: affitti che portano via metà dello stipendio, cassa malati sempre più cara e nessuna garanzia di pensione. Non è mancanza di voglia: è che così si finisce a sopravvivere invece che vivere. E noi crediamo che la vita sia fatta per vivere davvero, non solo tirare avanti.

pag 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Gli affitti e la cassa malati che poranao via piu del 50% dello stipendio li abbiamo pure noi che i 20 anni li abbiamo passati da un pezzo e quindi che faccio? mi licenzio perche voglio piu soldi e meno sacrifici e piu' sicurezze? eh no caro, la verita' e' che voi siate arrivati a quell'eta con la pappa pronta e adesso nn sapete affrontare la vita. Se il lavoro nn e' quello sognato nn si lavora se lo stipendio nn e' quello desiderato nn si lavora se iol capo ci riprende nn si lavora. Ma toglietevi la paglia e cercate di mettervi in testa che nn viviamo nel metaverso e soprattutto che se volete piu diritti ve li dovete guadagnare e lottare per averli, scendendo in piazza come hanno fatto quelli prima di noi e nn licenziandosi e tornando a casa da mammina,.

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a pag
Ma togliti la paglia tu e capisci che non siamo più negli anni 80. Il ragazzo ha 21 anni e ha deciso di dire la sua verità, che è quella della maggiorparte dei giovani. Si lavora, ma non ci si fa rovinare la vita dai datori (che già la rovinano con salari bassi)

pag 4 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Ma piantatela di fare i finti moderni!! facciamo una bella cosa, da domani smettiamo tutti di lavorare , va bene cosi'? anche i genitori di queste lagne che cosi' nn verarmo piu' mantenuti dai genitori e poi la paglia se la tolgono per forza

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a pag
È imbarazzante però chi si lamenta sempre senza capire che lavorare non è un optional per guadagnarsi il pane. C'è da darsi una bella mossa. Grazie al cielo ho delle figlie che sanno che lavoro è lavoro, non una passeggiata su tik tok e con la loro mentalità a fine giornata sono soddisfatte e, soprattutto, indipendenti.

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a pag
Ma piantatela di fare i veri dinosauri, il mondo cambia ad una velocità che i vostri neuroni probabilmente non riescono a seguire, daltronde siete gli stessi che vedendo un video fatto palesemente con l'IA non capiscono se sia vero o falso... Detto questo, lavorare fa schifo da che mondo è mondo, qui non si parla di lavorare o no, ma del motivo per la quale i giovani siano meno coinvolti dal lavoro dando meno importanza ad esso (e stranamente influenzando le altre generazioni... sarà che qualcosa di vero c'è?). E il motovo e ben acritto da questo ragazzo 21enne. La sua è la tipica risposta di chi non sa argomentare e si aggrappano alla retorica dei videogiochi e i cellulari.

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Onestamente conosco fior di genitori della mia età che hanno davvero viziato i figli, ragazzi che fumano canne dalla mattina alla sera e che non hanno voglia di impegnarsi in nulla, né di alzarsi la mattina. Io ai miei ho insegnato ad amare la vita coi pro e contro e li ho resi indipendenti. E sono loro a dirmi che la maggioranza dei loro coetanei non ha voglia di far nulla (e dico io, spesso come i loro genitori). È questione di educazione, anche. La mela non cade lontano dall'albero, se si danno tutte le cose per scontate e si viziano i figli parlando solo di soldi, ciao, si sentono tutti troppo fantastici per sprecare la vita lavorando. Vogliono solo la bella vita. E la colpa è sempre degli altri. I giovani che si impegnano riescono a lavorare ed essere sereni. Per fortuna ne conosco diversi, ma iniziano ad essere una minoranza. Peccato.

pag 3 sett fa su tio
Risposta a Per me è la cipolla
Ma dinosauro sarai tu, sono semplicemente una persona adulta che e' stata educata al senso del dovere sia a scuola che al lavoro e le mie soddisfazioni le ho avute anche quando facevo fatica ad arrivare alla fine del mese per pagare tutte le spese, lamentandomi ma facendo sempre quello che era necessario per mantenermi. O avrei dovuto andare a piangere da mamma ? Ti e' chiaro il concetto o forse sono i tuoi di neuroni che non riescono a seguirlo?

Gio04 3 sett fa su tio
Risposta a Jana
Che ci siano ragazzi svogliati è vero, ma c’erano anche negli anni ’80 quelli che bigiavano scuola e passavano le giornate al bar. Non è un fenomeno nuovo. La differenza è che oggi i giovani devono fare i conti con affitti da 1’200 franchi per una stanza, premi cassa malati da 400 franchi al mese e stipendi iniziali che non bastano. Dire che è solo un problema di educazione è riduttivo: puoi crescere un figlio con valori solidi, ma se il sistema non offre prospettive, la motivazione si spegne lo stesso.

pag 3 sett fa su tio
Risposta a Jana
concordo pienamente!

Bellabibi 4 sett fa su tio
Non vorrei sembrare irrispettosa, ma la signora è davvero un esperta di giovani? Iniziare un argomento dicendo " Questa generazione " , lo trovo estremamente scorretto. I ragazzi, i nostri ragazzi, stanno vivendo con adulti, che hanno rovinato il loro futuro. I nostri ragazzi, si impegnano, studiano, lavorano con la prospettiva di un futuro? Cara signora, la generazione dei nostri giovani, senza etichettarli Z, Alfa, o altre ridicole lettere, sta annaspando per non annegare, nel mondo di.....che abbiamo costruito per loro. Genitori, più adolescenti dei figli, poco attenti ai ragazzi, al calore famigliare, alla semplice cena pronta, al guardare negli occhi i propri figli, al fare qualcosa con loro, lasciando il cellulare in tasca. Questa generazione, sembra condannata da noi adulti, unicamente dai nostri errori. Fatevi un esame di coscienza. prima di fare questi discorsi, scontati e inutili.

massimo82 4 sett fa su tio
Risposta a Bellabibi
Concordo pienamente!

Meck1970 3 sett fa su tio
Risposta a Bellabibi
pienamente d'accordo

Riffo 4 sett fa su tio
se i giovani vengono lasciati a casa per i motivi citati... mi raccomando di assumere Ticinesi e non azzurri frontalieri neh!

eddy.graz 4 sett fa su tio
Risposta a Riffo
ma ti sembra una cosa da scrivere. Senza i frontalieri parte dell'economia ticinese non ci sarebbe.

Rigel 4 sett fa su tio
Risposta a eddy.graz
Benvenuti i frontalieri che ci servono. Ma non a discapito di ticinesi con tutte le carte in regola per gli impieghi proposti ma con il "difetto" di chiedere salari sufficienti a vivere a casa propria. Vorrei dire a tutti gli imprenditori che assumono preferibilmente frontalieri che chi spende in Ticino abita in Ticino. Se non si riceve un reddito sufficiente non si spende e l'economia non gira. La prossima volta che vi lamentate perché la gente fa la spesa in Italia o non va al ristorante, non chiedetevi il perché.

Riffo 4 sett fa su tio
Risposta a eddy.graz
Ah ah ah questa ne la scrivo ah ah. I frontalieri servono ah ah

pag 4 sett fa su tio
Risposta a Riffo
con la voglia di lavorare che avete i frontalieri sono indispendabili eccome

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a pag
I frontalieri non sono tutti bravi lavoratori, e non sono tutti indispensabili. Ormai troppi hanno tante pretese e vivono nel lusso in Italia, forse bisognerebbe anche smetterla di dire che sono sfruttati. Per lo più ormai sono i residenti a essere sfruttati. La brava gente esiste ovunque ma ovunque esiste anche chi se ne approfitta parecchio e voglia di lavorare zero.

pag 4 sett fa su tio
Risposta a Jana
Allora iniziamo a dire che il problema nn sono i frontalieri ma i datori di lavoro che li assumono a stipendi NON SVIZZERI? Se i ticinesi sono cosi scontenti , invece di scrivere lagne sui blog che vadano a farsi sentire in piazza... ah no, fa fatica....

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a pag
Il problema ormai è che vengono assunti fior di frontalieri perché c'è mezza Italia da noi in Ticino e spesso chi assume amici di amici sono capi frontalieri. È utile averne ma quando si esagera abbiamo problemi. È tardi per andare in piazza, tra italiani ci si aiuta a vicenda, i nostri sindacati per esempio aiutano solo i frontalieri. I residenti italiani stanno tornando a fare i frontalieri, è più conveniente. Conosco frontalieri che prendono stipendi che farebbero comodo ai residenti, ma loro non hanno le giuste conoscenze. I posti liberi li pubblicano sui portali italiani.

pag 3 sett fa su tio
Risposta a Jana
Mi spiace ma stai descrivendo una situazione che nn e' reale.Mi dici che tra italiani ci si aiuta a vicenda? ok possibile, ma nn mi pare che i datori di lavoro siano tutti Italiani, anzi, e quindi a loro cosa diciamo? Semplicemente che sono disonesti perche'applicano ugualmente il dumping salariale a scapito dei propri connazionali per guadagnare di piu'. e poi che sia troppo tardi per andare in piazaz forse e' vero, la gente si doveva svegliare anni fa e protestare prima di arrivare al contesto attuale ma per i ticinesi e' piu' facile lamentarsi che alzare il deretano dal sofa'.

Rosso Blu 4 sett fa su tio
Ecco, ci risiamo, colpa del covid! E già, sono nati 4 anni fa. Io credo che sono stati i 'livelli a/b' a demotivarli , insegnante il dimat, supporti orientamento TI inesistente, docenti poco propensi a portare i giovani a motivazioni future. Tabelle di valutazione, pochi posti di tirocinio per complicazioni a chi li assumeva. Dovevano essere ascoltati, valorizzati e non puniti con livelli. Ora si vede quello che si ha seminato e avevo dato l'allarme che sarebbe stata una catastrofe. Però mai ammettere e ora si vedono I risultati. A scuola formare la realtà e non tu sei livello A mentre gli altri B. A quell'età li avete tagliato le gambe. Non mi meraviglio che oggi sono demotivati. Poi per chi è cosa devono quando in Svizzera è a senso unico .

bledsoe 4 sett fa su tio
Risposta a Rosso Blu
Ma davvero lei crede che questo andazzo sia dovuto ai livelli A e B? Scusi, ma allora nel resto della Svizzera dovrebbe essere ancora molto peggio visto che ci sono addirittura tre livelli di scuola diversi. Anche il Ticino con la differenza ginnasio/maggiori doveva essere una fucina di disadattati...

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Rosso Blu
Vero che si tagliano le gambe a tanti giovani già a 15 anni. Idem per le graduatorie, esami di ammissione e scuole a numero chiuso. Alcuni hanno bisogno di tempo per capire cosa fare "da grande" e si trovano poi a dover faticare il triplo di chi ha saputo da subito quel che voleva fare. Senza liceo devi farti un bel mazzo, ci sono maturità professionali che se vuoi cambiare settore ti servono a poco, c'è pochissimo sostegno per chi ha finito un apprendistato e vuole tornare a studiare o cambiare mestiere o scuola. Si può fare ma è una bella faticaccia. Ingiusto nei confronti di chi ha frequentato il liceo, ecco. E per fare il liceo ci vuole un libretto decente con livelli A. Quindi sì che a 15 anni hai già il destino piuttosto segnato, tanti si sentono di serie B coi livelli B e non si finga non sia vero.

JMY 4 sett fa su tio
Negli anni ’80 e ’90, un dipendente che entrava nel mondo del lavoro presso enti come le Ferrovie Federali Svizzere (FFS), le Poste (allora PTT), le banche o altri grandi istituti, poteva ragionevolmente aspettarsi un impiego stabile fino all’età della pensione, generalmente dai 20 ai 65 anni. A ciò si aggiungevano uno stipendio dignitoso, ferie retribuite, benefit e, soprattutto, un senso di sicurezza economica e professionale. La progressiva privatizzazione di molte di queste aziende ha, tuttavia, eroso tali certezze. Oggi, chi lavora spesso non ha la minima garanzia sulla durata del proprio impiego. Il rischio di licenziamento è diventato una costante, anche in contesti dove un tempo regnava la stabilità. Dal 2000 in poi, le nuove generazioni sono cresciute in famiglie in cui l’insicurezza lavorativa è diventata la norma. Hanno visto i propri genitori, e in alcuni casi anche i nonni, dedicarsi con impegno e dedizione al lavoro, solo per essere poi messi da parte, licenziati, senza particolari tutele o riconoscimenti. In questo contesto, è lecito domandarsi: come si può pretendere che i giovani mostrino entusiasmo e coinvolgimento nel mondo del lavoro, quando l’esperienza delle generazioni precedenti ha trasmesso loro un messaggio di precarietà, instabilità e scarsa valorizzazione dell’impegno?

Marra75 4 sett fa su tio
Mi sembra che nella discussione manchi un elemento fondamentale: l’impatto che l’introduzione massiccia dell’intelligenza artificiale avrà sul mondo del lavoro. Oltre alle differenze generazionali e culturali, nei prossimi anni molte aziende automatizzeranno processi e attività ripetitive, riducendo ulteriormente la disponibilità di posti di lavoro base. Questo significa che non solo la generazione Z, ma tutti i lavoratori dovranno affrontare una sfida ancora più complessa: adattarsi a un contesto in cui le competenze digitali e la capacità di lavorare con l’IA diventeranno indispensabili per restare competitivi. Ignorare questo fattore rischia di creare un divario ancora più ampio tra domanda e offerta di lavoro. Forse, invece di concentrarci solo sul “non vogliono lavorare” o sul “non ci sono opportunità”, dovremmo iniziare a parlare seriamente di formazione continua e di come ripensare i ruoli in azienda alla luce di questa trasformazione tecnologica.

massimo82 4 sett fa su tio
Risposta a Marra75
L’intelligenza artificiale è un aspetto attuale e futuro. Qua parliamo del disagio e/o atteggiamento già in essere!

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a massimo82
Mi scusi, ma ha appena scritto che l'IA è un aspetto attuale, quindi è giusto parlane ora. Le faccio notare che il sondaggio è statunitense, un paese dove il capitalismo è molto selvaggio e dove non aspettano a licenziarti per una sistmea che lavora 24h e non richiede vacanze... e infatti gente formata nel settore IT viene licenziata in massa oppure fatica a trovare un impiego... e lei mi viene a dire che non è parte del disagio in essere? Seriamente?

Paolo13 4 sett fa su tio
ma di cosa sta parlando questa ? di lavoro per ragazzi in questo cantone non ce n è più nemmeno a piangere....sveglia invece di parlare a vanvera

Rosso Blu 4 sett fa su tio
Risposta a Paolo13
Ben detto

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Paolo13
Bravo

Ri-educa 4 sett fa su tio
Risposta a Paolo13
Come si è arrivati a questo? Si è cominciato per comodità ad acquistare online durante la pandemia, e i soldi c'erano, e si è continuato perché costava meno, non si è guardato al "poi". Sempre meno acquisti localmente, meno guadagni = meno posti di lavoro. I soldi c'erano ma il "costa poco" quindi compero di più ha arricchito chi ha saputo "sfruttare" la situazione. L'importante oggi è, AVERE, ESSERE non importa più, si arriverà ad essere Robot manovrati, ci diranno quando e cosa mangiare, quando respirare cosa dire... = marionette nelle mani di pochi.... Ricordiamoci che siamo noi a permettere tutto ciò facendoci condizionare su ogni cosa, cellulari cellulari non ci parliamo più... Peccato!

francox 4 sett fa su tio
Negli anni 80 e 90 lavorare era spesso un piacere. I capi erano degli umani con stipendi umani e non licenziavano i 50enni, se non per colpe gravi. Negli anni 2010 ho visto riparare guasti e crearne altri prima di lasciare il posto, tanto era cambiato l'attaccamento al lavoro...

massimo82 4 sett fa su tio
Risposta a francox
c’era il contrabbando e il segreto bancario, dai…

Meck1970 3 sett fa su tio
Risposta a francox
che bei tempi...

francox 4 sett fa su tio
Risposta a massimo82
Mai avuto a che fare con banche o finanze. I capi non erano aguzzini.

Blobloblo 4 sett fa su tio
Sono un mucchio di scuse per giustificare il non aver voglia di lavorare! Abbiamo avuto tutti quell’età, e sicuramente il lavoro non era in cima ai nostri pensieri, ma arrivare a questo unto no

francox 4 sett fa su tio
Risposta a Blobloblo
Vero, ma sapevamo che avremmo avuto un futuro lavorativo e una pensione.

Rigel 4 sett fa su tio
Risposta a Blobloblo
Noi eravamo convinti che con l'impegno avremmo potuto ottenere una carriera, soddisfazioni personali e un giorno la possibilità di crearci una famiglia. Chi sognava in grande immaginava anche di riuscire un giorno a costruire una casa. Ai giovani di oggi, se va bene, offriamo loro un lavoro precario, salari che non permettono di pagare gli affitti esorbitanti, insegnamo loro a vivere alla giornata perché non si sa se e fino a quando avremo un lavoro nemmeno noi padri che veniamo licenzati perché costiamo troppo. Gli imprenditori vogliono assumere solo personale a basso costo e su chiamata. È per questo che devono impegnarsi, dimostrare di voler far carriera e attaccamento al lavoro? Maper favore, cerchiamo di essere coerenti.

Blobloblo 3 sett fa su tio
Risposta a Rigel
Chi si impegna viene ricompensato anche al giorno d’oggi…purtroppo vedo la tenenza nei giovani di prima pretendere e poi mi impegno…forse…o almeno all’inizio… Sono cose che vivo giornalmente, dopo 2 mesi di lavoro ti fanno la morale come se fossero 2 anni…boh

francox 4 sett fa su tio
Risposta a francox
Pensavamo di saperlo ma non é stato così per tutti. E molti i giovani hanno visto i padri finire con il ... per terra. Io li capisco.

massimo82 4 sett fa su tio
Risposta a francox
Ah certo, perché si era chiaroveggenti…

francox 4 sett fa su tio
Risposta a massimo82
Hanno semplicemente visto.

francox 4 sett fa su tio
Risposta a massimo82
Ma un commento tuo no eh?

pag 4 sett fa su tio
Risposta a massimo82
esatto.. quante scuse, che ci vadano a lavorare proma di dire che nn ne vale la pena. Bella la vita...

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a pag
Beh io lavoro e dico che non vale la pena farsi mille paranoie per il lavoro. Potessi tornare indietro nascerei ricco per non dover laborare.

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a francox
esatto

Linette 4 sett fa su tio
Chissà chi ha educato la generazione Z ? Non diamo sempre colpa hai giovani la responsabilità è nostra, obbiettivi, produzione, consumismo, carriera , soldi, potere e alla fine diventiamo vecchi e gli anni migliori sono passati per cosa!!!!

daniele77 4 sett fa su tio
È finita l'epoca dove uno si danna l'anima fino a 60 anni per poi farsi una vita dopo. Ci si è reso conto di due cose, una è che la vita va vissuta, non subita. L'altra, e qui dobbiamo ringraziare i vari management, è che il lavoratore è un numero, un insignificante numero. Ti dicono che devi sentirti parte dell'azienda facendoti fare giochetti di Team Building e poi sono i primi che non ti apprezzano. I giovani forse vedono così il mondo del lavoro perché non hanno mai chiuso gli occhi, le generazioni prima invece li hanno chiusi per decenni, apriamoli noi "anziani" piuttosto che criticare i giovani. Che poi questa mentalità sta prendendo piede in tutte le fasce, non solo i giovani. Ciò non toglie che cmq qualche "lazzarone" c'è, come c'è sempre stato.

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a daniele77
dimenticano la differenza tra vivere e sopravvivere

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
Magari dannarsi fino ai 60 🥲... Comunque non ho mai sentito di qualcuno sul letto di morte dire "avrei dovuto lavorare di più".

Boh! 4 sett fa su tio
Ragazzi totalmente privi del senso del dovere e che spesso pensano che devono essere pagati semplicemente per il loro tempo trascorso sul posto di lavoro. Se non si dice loro cosa fare allora non fanno nulla… purtroppo si potrebbe scrivere un libro….

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Boh!
Conseguenze di una mancata educazione e introduzione dei genitori e dei quasi tutti sinistroidi di scuala media

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Boh!
“Privi del senso del dovere”? No, siamo privi delle certezze che voi avevate. Un tempo bastava lavorare e avevi stabilità, pensione e casa accessibile. Oggi un giovane spende il 40-50% dello stipendio in affitto, paga centinaia di franchi al mese di cassa malati (+8,7% solo nel 2024) e deve accontentarsi di stage o contratti precari. Non è mancanza di educazione: è precarietà strutturale. E chi parla di “testa bassa e lavorare” dimentica che quel modello aveva senso solo quando i sacrifici portavano a qualcosa. Ora non portano a nulla. La verità è che senza la Generazione Z tra dieci anni mancheranno 400’000 lavoratori: l’economia ha bisogno di noi, non di prediche vuote.

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Boh!
Su questo hai ragione Boh ma anche tanti adulti sono così ormai. È vergognoso.

Rigel 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
ho 60 anni e ti do pienamente ragione. Volete che la genZ lavori a testa bassa? Date loro la propettiva di un futuro, non lavori precari, su chiamata, sottopagati....

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a Rigel
Bisogna capire che sono proprio loro, i giovani di oggi, a crearsi il proprio futuro di domani. Se dormono in piedi e vogliono solo Maldive, soldi e pigrizia senza fatica, finiranno tutti sotto a un ponte. E la colpa sarà anche la loro.

M70 4 sett fa su tio
ci sono tantissimi giovani che vogliono lavorare, sono capaci, hanno il diploma ma non li assume nessuno! ..ma allora come mai non si parla di loro? la generazione Z non è tutta come la si racconta..

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a M70
Vero anche questo, preferiscono i loro frontalieri

Rigel 4 sett fa su tio
Risposta a M70
Ci sono un sacco di 25-30enni che hanno voglia di lavorare ma si vedono sistematicamente soffiare gli impieghi dai vicini. Ricordatevi cari imprenditori che la vostra vecchiaia la pagheranno i giovani ticinesi non i frontalieri. Date loro in lavoro e piantatela di trovare scuse.

Jana 4 sett fa su tio
Risposta a M70
Vero, mio nipote è in gamba, laureato ma assumono frontalieri al posto suo. Oppure, gli dicono che deve fare esperienza. Ma se non lo assumono, dove fa esperienza? Che vergogna.

Gigetto 1970 4 sett fa su tio
La sig.ra Rossini non vuole sbilanciarsi troppo ma è vero. La generazione Z Non ha voglia di lavorare. E non capiscono che non ci sarà a vita la casa di mamma e papà tutto pronto. Piano piano arriverai avanti con l'età e poi? Cosa hai messo da parte per la pensione?

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Gigetto 1970
Vero, ma per favore indici il NOME dell sig. Rossini che cita perchè le Signore Rossini sono parecchie!!! grazie

Rigel 4 sett fa su tio
Risposta a Zeno
la signora Rossini protagonista dell'intervista. prego.

Nasdaqx 4 sett fa su tio
Io ho 47 anni (purtroppo da due anni in assistenza)perché troppo qualificato,troppo costoso o senza esperienza...non vedo l'ora di uscirne e ho una gran voglia di lavorare,leggere sti articoli veramente mi fà male non capisco.

francox 4 sett fa su tio
Risposta a Nasdaqx
Spero che non farai la mia fine, a quell'età non mi hanno più nemmeno preso in considerazione. Ero considerato un rischio.

Zeno 4 sett fa su tio
Risposta a Nasdaqx
Peccato e vergognoso, ma in quest'era bisogna adattarsi a fare di tutto e continuare a cercare il desiderato. Buona Fortuna ma "rimboccare le maniche" e non mollare mai.

daniele77 4 sett fa su tio
Risposta a Nasdaqx
Se il problema fossero realmente i giovani per te sarebbe positivo in quanto se i giovani non hanno voglia di lavorare tu avresti lavoro, invece no. Come mai? Perché i giovani sono una scusa delle aziende, e la prova che non vogliono gente che "ragiona" perché troppo pericoloso. Se sei in questa brutta situazione è colpa delle aziende mal gestite o volontariamente sfruttatrici.

Riffo 4 sett fa su tio
Testa bassa e lavorare! Altro che “non mi capiscono” “il capo sclera” “oh bro, che sbatti alzarsi presto”. Se ti va bene è così, altrimenti ciao ciao.

Gio04 4 sett fa su tio
Risposta a Riffo
Quel “testa bassa e lavorare” aveva senso quando i sacrifici portavano stabilità, casa accessibile e pensione sicura. Oggi invece spendiamo metà stipendio in affitto, centinaia di franchi per la cassa malati e il futuro previdenziale non è garantito. Non è questione di alzarsi presto o meno: è che non ha senso abbassare la testa per un sistema che non dà nulla in cambio.

pag 4 sett fa su tio
Risposta a Gio04
ma che film hai visto? sicurezza de che ? testa bassa e lavorare perche' nn avevamo alternativa e soprattutto perche' i genitori nn mantenevano i nostri strravizi senza meritarseli come voi. Quindi adesso che ti sei lamentato inutilmente la tua soluzione quale sarebbe? stare a casa sul divano perche' il datore di lavoro ti ha fatto la bua?

Per me è la cipolla 4 sett fa su tio
Risposta a pag
Ma che film ti stai guardando te, questa è la domanda. Completamente scollegato dalla realtà, assurdo, e pensi di poter dare giudizi sugli altri. Agghiacciante
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