Ora nessuno lo vuole più aiutare


La solitudine di un uomo che in passato aveva beneficiato di vari sostegni. A un certo punto si è perso. Intanto in città spunta un gruppo di sette persone senza un tetto.
La solitudine di un uomo che in passato aveva beneficiato di vari sostegni. A un certo punto si è perso. Intanto in città spunta un gruppo di sette persone senza un tetto.
LUGANO - In passato aveva ricevuto aiuti. Aveva beneficiato dell’assistenza e di vari programmi di sostegno. Poi qualcosa si è spezzato: ha cominciato ad avere problemi di dipendenza e si è allontanato dai percorsi di reinserimento. Non si presentava più agli appuntamenti con le autorità e, a quel punto, i sussidi gli sono stati revocati. Da allora vive per strada nel Luganese.
La testimonianza – L’uomo, un trentenne originario del continente africano, dispone di un permesso di soggiorno valido fino al 2026. «Ormai nessuno vuole più aiutarlo – racconta Antonio Chiarella, presidente dei City Angels Svizzera e coordinatore della sezione di Lugano –. Dorme nella zona del Parco Ciani, chiede qualche moneta per sopravvivere. È una situazione triste. Ho scritto a diverse istituzioni e a chi potrebbe occuparsene. Ma mi hanno risposto soltanto in due, spiegando che trovare una soluzione non è di loro competenza».
«È pur sempre un essere umano» – La domanda, inevitabile, è se valga la pena aiutare qualcuno che in passato ha rifiutato qualsiasi forma di appoggio. «È pur sempre un essere umano – sottolinea Chiarella –. Ha commesso degli errori, ma non merita di essere lasciato solo. Gli portiamo ogni tanto un panino, una bibita, qualche coperta. Con noi è gentile. Ora che arriva il freddo, non è giusto che una persona dorma al gelo. È una questione di dignità, ma anche di cura per la città di Lugano. Speriamo che qualcuno intervenga prima che sia troppo tardi».
Un nuovo dramma silenzioso – Proprio sulle rive del Ceresio nel corso dell'ultima settimana Chiarella e i suoi collaboratori volontari hanno individuato un'altra situazione delicata. «Abbiamo trovato un gruppo di sette persone che dormivano senza un tetto sopra la testa. C'è chi arriva dalla Romania, chi dall'Africa, chi dall'Italia. Persone di varia provenienza che si sono conosciute alla mensa e al centro sociale Bethlehem di fra Martino Dotta, nella zona di Cornaredo. Stiamo cercando di entrare in contatto con loro, di capire come possano essere aiutate. Dormono a poche decine di metri dalla mensa. Lì non possono stare perché è un luogo privato».

«Non puoi restare indifferente» – Su questa specifica questione Chiarella appare molto turbato. «Parlare con questa gente ti tocca il cuore, c'era un ragazzo giovanissimo. Vedi queste persone piangere, raccontare i loro drammi personali. Non puoi restare indifferente. Cercano lavoro, sperano in qualcosa di migliore».