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«Intervento di polizia spropositato»

MPS chiede chiarezza su quanto accaduto il 13 ottobre a Camignolo
Ti Press
Fonte MPS
«Intervento di polizia spropositato»
MPS chiede chiarezza su quanto accaduto il 13 ottobre a Camignolo

BELLINZONA - Dopo le immagini divulgate dalla RSI in relazione all'intervento di polizia avvenuto lo scorso 13 ottobre a Camignolo, dovuto a un presidio organizzato dal movimento di solidarietà con la Palestina, l'MPS inoltra un'interpellanza al Consiglio di Stato. L'intento è quello di fare luce «sull'ingiustificato e sproporzionato intervento» delle autorità.

«Come indica il sito una manifestante è stata aggredita dalla polizia cantonale presente in forze e in tenuta antisommossa. La RSI ha raccolto la testimonianza della diretta interessata che ha così riassunto quanto le è capitato. Il sito della RSI racconta inoltre che la manifestante viene portata sulla camionetta della polizia, ancora ammanettata. Racconta di aver chiesto di telefonare, ma un agente l’ha trattata con arroganza, rispondendo “Pippo Baudo” quando lei ha chiesto il suo nome. Si è sentita umiliata e senza alcun conforto. Solo alla fine, dopo l’intervento di un altro agente che la conosceva e le ha detto che la madre era arrivata, il clima si è calmato. Dopo quasi un’ora, Paola è stata rilasciata: le hanno preso i dati ma non è stato redatto alcun verbale».

E prosegue «nel pomeriggio e nella serata di ieri (14 ottobre), un video amatoriale girato sul posto (e riproposto da diversi siti tra i quali anche quello della RSI) ha permesso a migliaia di ticinesi di vedere abbastanza chiaramente quanto avvenuto. In cui si vede chiaramente che la persona in questione si trova tranquillamente a distanza di almeno una trentina di metri dalla sala nella quale si teneva la riunione organizzata dal PLR; la persona in questione non dà segni di voler fare qualcosa e non fa nulla che possa giustificare una reazione della polizia nei suoi confronti; la persona in questione viene improvvisamente aggredita dagli agenti, ammanettata e caricata in una macchina della polizia. Tutto questo, appare chiaramente dal filmato: il comportamento di questa personale non ha manifestato ostilità verbali o gestuali tali da giustificare l’intervento che ne è seguito».

Le domande al Consiglio di Stato
1. In cosa è consistito, nel contesto di questo evento, il “dispositivo di sicurezza” organizzato dalla Polizia cantonale?
2. Quali sono state le ragioni che hanno spinto la polizia cantonale ad organizzare questo “dispositivo di sicurezza”?
3. Quanti sono i membri della polizia cantonale e delle polizie locali coinvolti in questa operazione?
4. Quanti sono i costi complessivi di questo “dispositivo di sicurezza”?
5. Dato che il filmato non mostra alcun atteggiamento aggressivo da parte della persona in questione, quali sono le ragioni che hanno spinto gli agenti ad intervenire in modo così violento e repentino?
6. Ritiene proporzionato l’intervento degli agenti?
7. Chi ha deciso il fermo della persona (assolutamente pacifica) visibile nel video pubblicato dalla RSI e per quali motivi?
7. In quali circostanze un agente di polizia è tenuto a comunicare il proprio nome e cognome e/o il suo numero di matricola? Rispondere con nomi di fantasia è previsto dalle direttive della polizia cantonale?
8. Per quale motivo non è stato redatto alcun verbale del fermo avvenuto con l’impiego della forza da parte di due agenti di polizia e terminato con l’ammanettamento della persona?
9. La persona fermata lunedì sera non conosce il nome dell’agente che le ha controllato i documenti e l’ha presa in giro dicendo di chiamarsi Pippo Baudo né degli agenti che l’hanno fermata con forza. La 49enne ha invece dovuto fornire tutti i dati personali alla polizia. Secondo le informazioni, la donna ha sporto denuncia martedì pomeriggio. Il governo non ritiene che sia il caso di introdurre il numero identificativo per gli agenti al fine di permettere ai cittadini e alle cittadine di potersi tutelare in caso di (presunti) abusi? In fondo, se non c’è niente da nascondere...

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