«Il malore che ha cambiato la mia vita»



Martino Valsangiacomo, apneista ticinese protagonista di un recente record (e di uno svenimento) sul Lago di Garda, si racconta a Tio Talk.
Martino Valsangiacomo, apneista ticinese protagonista di un recente record (e di uno svenimento) sul Lago di Garda, si racconta a Tio Talk.
BESAZIO/ SAVOSA - Record del mondo e malore nello stesso giorno. Martino Valsangiacomo, apneista di Besazio, non si scorderà tanto facilmente la data del 19 luglio. Ad alcune settimane dall'incidente sul Lago di Garda, in Italia, l'atleta 33enne si racconta a Tio Talk.
Martino, come va?
«Mi sono ripreso al 100%. Sto benissimo».
Nonostante il malore, il record del mondo (raggiungimento della profondità di 93 metri in assetto costante con pinne) è stato comunque convalidato.
«Ho fatto in tempo a riemergere, a dare i segnali giusti indicati dal protocollo per dimostrare di avere raggiunto il fondo e di essere lucido. Nell'ottica della convalida del record la fortuna nella sfortuna è di essere svenuto solo dopo la fine del protocollo».
Ma che è successo esattamente?
«Gli alveoli in profondità si comprimono. Risalendo, e tornando a pressioni normali, hanno faticato a riprendere i loro scambi gassosi. E questo mi ha portato a uno svenimento per mancata ossigenazione al cervello».
Da dove arriva questa passione per gli abissi?
«Merito di mia mamma. Il battesimo me l'ha fatto fare a nove anni a Riva San Vitale. A 25 anni mi sono fatto prendere dall'attività agonistica».
Cosa ti dà questo sport?
«Ti fa conoscere le tue doti e i tuoi limiti. Più scendi in profondità nell'acqua più approfondisci le tue emozioni. E impari a gestirle. Anche il tempo non ha più lo stesso valore».
Il buio subacqueo può fare paura?
«Paura no. Mi è già capitato di commuovermi. È accaduto nel Blue Hole di Dahab, un cratere acquatico in Egitto. A 92 metri di profondità. Sul fondo c'è un arco che divide il cratere dal mare aperto. Col gioco di luci che si è creato, sembrava di essere in paradiso».
Dove ti alleni solitamente?
«Spesso nel golfo di Agno. Il Ceresio è freddo e buio. Tosto. Il mio allenatore, Jun Matsuno, medico iperbarico giapponese, ha una casetta nella zona di Lecco e mi alleno anche lì».
Il tuo è un record condiviso con l'italiano Davide Carrera. Ti scoccia?
«No. Per me è un onore. È come per un appassionato di calcio condividere un record con Cristiano Ronaldo».
Hai qualche sogno nel cassetto?
«L'episodio del malore ha cambiato un po' la mia visione delle cose. Penso di essere maturato. Ho capito che questo sport io non lo pratico per la gloria di ricevere una medaglia. C'è qualcosa di più intenso. Di puro. È una passione radicata. È un po' come se da adesso in poi iniziasse un nuovo capitolo per me».
Cosa diresti a un giovane che vuole iniziare a praticare l'apnea?
«Di provare a entrare in acqua. E, facendosi seguire da un esperto, di lasciarsi trasportare dalla meraviglia».