«Da giocatore avevo sempre la "pappa" pronta, ora è diverso. L'alluvione in Vallemaggia? L'ho vissuta malissimo...»


Moreno Della Santa si è espresso in merito alla sua carriera di allenatore: «Mi reputo un formatore, mi piace seguire costantemente i giocatori che alleno per aiutarli a migliorare».
Il ticinese allena da 17 anni e prossimamente inizierà la sua terza esperienza di coach sulla panchina del Poschiavo. Il 43enne è reduce dall'avventura nel Valle Verzasca, mentre in precedenza ha collaborato con il settore giovanile del Lugano. «In uno spogliatoio bisogna sentirsi a casa».
LUGANO - Dal ghiaccio alla panchina il passo è breve. Lo sa bene Moreno Della Santa il quale - in una nuova puntata di TioTalk - ha parlato della sua carriera di allenatore.
Il 43enne vanta già 17 anni di carriera in panchina. Dapprima si è fatto le ossa nelle varie categorie del settore giovanile del Lugano, poi è stato - fino a qualche mese fa - il coach responsabile del Valle Verzasca, mentre a partire dalla prossima stagione ricoprirà lo stesso ruolo nel Poschiavo. Da giocatore è invece cresciuto nel vivaio bianconero e ha poi avuto il merito di disputare 87 sfide fra i cadetti con Losanna, Morges e Ajoie (2005/2007).
La gavetta nel settore giovanile del Lugano (2008/2018). «Non avrei mai pensato di fare l'allenatore, ma mi è subito piaciuto. Mi sono reso conto che quando ero un giocatore avevo sempre la pappa pronta, mentre in panchina la situazione è totalmente diversa e le responsabilità sono tante. Da un momento all'altro mi sono ritrovato a gestire un gruppo di bambini e a pianificare una stagione intera. È stato interessante e sono cresciuto sotto tutti gli aspetti».
La seconda esperienza in Valle Verzasca come allenatore responsabile (2018/2025). «A Sonogno ho avuto la possibilità di diventare un coach semi-professionista, gestendo la prima squadra e la scuola hockey. Inizialmente non c'erano molti ragazzi, ma con il tempo i numeri sono aumentati e abbiamo unito le forze insieme all'Ascona e al Vallemaggia, creando il raggruppamento dei Rivers. Così abbiamo coperto tutte le categorie del vivaio fino alla U20. Il devastante alluvione capitato nel 2024 in Vallemaggia? L'ho vissuto malissimo...».
All'orizzonte c'è il Poschiavo, il futuro è nei Grigioni. «Ho ricevuto un'ottima opportunità e non vedo l'ora di iniziare. Mi hanno cercato con l'obiettivo di rilanciare la prima squadra e di gestire il movimento giovanile. Sarò anche una sorta di maestro, poiché nel programma scolastico in Val Poschiavo è presente un'ora di ghiaccio alla settimana per le varie classi, per cui dovrò sempre essere presente».
Le sue caratteristiche. «Mi reputo un formatore, mi piace seguire e coinvolgere costantemente i giocatori che alleno per aiutarli a migliorare. Ci metto tanta passione e nello spogliatoio voglio che i ragazzi si sentano a casa».
Le fonti di ispirazione. «Ci sono stati due coach che mi hanno particolarmente affascinato. Ai tempi della U20 del Lugano mi ero trovato molto bene con Serge Pelletier, anche perché ci trattava già come professionisti. Gli piaceva scherzare, ma sul ghiaccio si lavorava duramente. Qualche anno più tardi ho avuto la fortuna di giocare cinque amichevoli con il Ginevra di Chris McSorley e di respirare la massima serie. Lui era un leader e curava ogni dettaglio».
