«Quella donna con tre bimbi fuggita dall'orrore»



Antonio Chiarella è un "uomo della notte". E ha una missione. Le sue avventure a Tio Talk.
Antonio Chiarella è un "uomo della notte". E ha una missione. Le sue avventure a Tio Talk.
LUGANO/SAVOSA - «Il ricordo che mi porto nel cuore? È legato a una donna. Una mamma fuggita dall'orrore. Aveva con sé tre bimbi. L'abbiamo trovata nei pressi della stazione di Lugano, aveva perso il treno verso nord». Antonio Chiarella, presidente dei City Angels in Svizzera, si racconta a Tio Talk. E soprattutto spiega qual è la missione degli angeli della notte. Partendo da un aneddoto. «Quello di una madre che viveva in Italia e che era scappata dal marito violento».
Come è andata con questa donna?
«Non potevamo permettere che passasse una notte all'aperto. Ci siamo dati da fare. Le abbiamo trovato una camera in un albergo della zona. Il mattino dopo è ripartita verso la sua meta. Eravamo emozionati».
In passato c'è chi vi ha etichettati come esaltati che cercano senzatetto inesistenti...
«Parliamoci chiaro: di senzatetto in Svizzera ce ne sono pochissimi. Qui la rete istituzionale funziona. Quei pochi che troviamo sono persone in transito. E noi le soccorriamo, diamo loro un pasto caldo, un letto. Il nostro compito finisce lì. Rappresentiamo un occhio in più, un aiuto alle istituzioni».
Altra provocazione: c'è anche chi vi ritiene inutili. Cosa cambia se i City Angels ci sono o non ci sono?
«Facciamo prevenzione. E la prevenzione non è mai abbastanza. Ci sono diversi problemi legati ai giovani. E la divisa di per sé è già un deterrente».
Ecco. Parliamo di questi giovani problematici.
«A Lugano sono diversi. Si riuniscono in piccoli gruppi. Bevono. Magari c'è di mezzo una donna. E poi scoppia la scintilla».
Vi è già capitato di sedare una lite?
«Più di una volta. In particolare quando è sul nascere. Lo facciamo col dialogo. I giovani, spesso minorenni, ci dicono di non avere un posto dove stare. Noi li capiamo».
Siete attivi a Lugano e a Chiasso. Perché non anche a Locarno e a Bellinzona?
«Sarebbe utile. Perché il disagio c'è anche lì. Chissà se i due sindaci ci darebbero una mano a trovare dei volontari».
Cosa serve per essere un buon City Angels?
«Una certa bontà d'animo. La voglia di mettersi a disposizione della collettività. Del prossimo. Chi vuole fare parte del nostro gruppo, si faccia avanti».
Non serve essere muscolosi?
«No. Serve avere cuore. Pensate a quando troviamo qualcuno che non ha abbastanza soldi per arrivare alla fine del mese e gli portiamo da mangiare. È gratificante. L'impegno è minimo. E la gioia è tanta».
Per alcuni la vostra divisa rappresenta una rivincita.
«C'è una persona che in passato ha avuto problemi. Ha pagato e ora si sta riscattando socialmente anche grazie alla divisa dei City Angels. Con noi c'è anche una donna che è stata vittima di violenza. È in prima linea su questo tema. Ci tiene».



