L'appello delle mamme losannesi: «Abbiamo paura»

Tanto il timore suscitato dai giovani incappucciati stanno mettendo a ferro e fuoco il quartiere di Prélaz. Ritratto del giovane morto fuggendo in scooter
LOSANNA - Dalla morte di un 17enne che ha avuto un incidente fuggendo dalla Polizia, gruppi di giovani stanno compiendo una vera e propria guerriglia urbana, con cassonetti bruciati, atti vandalici e finestre rotte nel quartiere di Prélaz. E le madri losannesi, ora, hanno paura e chiedono agli amici del giovane di fermare la loro violenta battaglia.
I fatti - Sabato notte l'adolescente è stato trovato dagli agenti a bordo di uno scooter rubato. Lui, per scappare a un fermo, si è schiantato contro un muro, andando ad alta velocità in una zona dove il limite è di 30 chilometri all'ora. Inutili i soccorsi: è deceduto sul posto. Da allora, giovani incappucciati stanno mettendo a ferro e fuoco la zona, prendendosela con la Polizia, rea (secondo loro) di essere responsabile della morte del 17enne e di quella, avvenuta in circostanze analoghe a fine giugno, di una 14enne.
Per il municipale losannese responsabile della sicurezza, Pierre-Antoine Hildbrand, «ci troviamo di fronte a un movimento che non ha nulla a che fare con la morte del giovane, ma che sfrutta questo pretesto per attaccare le forze dell'ordine».
«Mia figlia era sua a mica, sono uscita a cercarla tra i lacrimogeni» - Intanto, nel quartiere cresce il timore. «Siamo tutti indignati, ma distruggere tutto non è una soluzione. Marvin non tornerà indietro», ha detto una donna al Blick, commentando quel che sta succedendo. La figlia, che vive metà del tempo in comunità e il resto con lei, era molto amica del 17enne deceduto. «Lui era quello che la difendeva a scuola». Lunedì la ragazzina è uscita durante i tumulti, nonostante la minaccia della madre di chiamare la Polizia se lo avesse fatto. Spaventata, la donna si è messa tre mascherine per evitare il fumo dei lacrimogeni ed è andata a cercarla, trovandola mentre parlava con alcune amiche.
I bambini terrorizzati - Il clima che si respira nel quartiere è questo: paura. «Il mio bimbo più piccolo, che ha solo quattro mesi, ha iniziato a tremare (quando ci sono stati disordini, ndr). Gli altri due, di tre e cinque anni, erano terrorizzati», ha raccontato un'altra mamma.
I genitori temono coinvolgimento dei figli nei tumulti - E c'è anche chi, come la prima donna interpellata, teme che i propri figli possano partecipare alle rivolte. «Ho voluto chiarire con mio figlio adolescente: se commette un reato, dovrà assumersene la responsabilità. Ma noi, come genitori, saremo lì per lui. Tuttavia, fuggire dopo un incidente, con le conseguenze che conosciamo, non è accettabile».
Il ritratto: era un rapper - Ma chi era il giovane morto nell'incidente? Stando a un reportage di 20 Minuten, Marvin aveva 17 anni, era pronto a iniziare a giorni un programma di reinserimento professionale, il suo vero sogno era però la musica. Era un rapper, col nome d'arte di MNS e anche poco prima dell'incidente aveva girato un video, per YouTube e i social, con il suo gruppo 2SeptG.
Il dolore dei parenti - La sua famiglia è congolese e ben integrata in Svizzera. La madre spiega che sono cattolici praticanti e si dice sicura, parlando con 24 heures, che «mio figlio non è un ladro di scooter. Non era un delinquente, non era conosciuto dalla polizia. Non è mai stato un ragazzo problematico, era equilibrato. A casa nostra non abbiamo mai visto uno scooter rubato». Marvin era il più piccolo dei suoi tre figli. Il maggiore è autistico e frequenta una scuola diurna, il secondo ha 22 anni e parla del giovane deceduto come del «miglior fratello che si possa desiderare», con cui condivideva la stanza e con cui ha vissuto tutto.


























