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SVIZZERA

Animali fuori! Spunta l'iniziativa popolare

«Molti animali da allevamento vedono il mondo esterno solo il giorno della macellazione», criticano gli attivisti per i diritti degli animali. Da qui l'"iniziativa per l'uscita all'aperto". La raccolta firme inizierà a breve.
20min/Taddeo Cerletti
Tutti gli animali dovrebbero avere il diritto di uscire all'aperto, questo è quanto chiede una nuova iniziativa popolare.
Animali fuori! Spunta l'iniziativa popolare
«Molti animali da allevamento vedono il mondo esterno solo il giorno della macellazione», criticano gli attivisti per i diritti degli animali. Da qui l'"iniziativa per l'uscita all'aperto". La raccolta firme inizierà a breve.

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BERNA - Chi pensa agli allevamenti agricoli, spesso immagina mucche su prati verdi e galline felici. Che questa immagine sia almeno in parte idealizzata è comprensibile considerando la quantità di carne animale e di prodotti derivati consumati in Svizzera.

Secondo i promotori dell’"Iniziativa per l’uscita all’aperto", però, si tratta addirittura di una distorsione notevole. Secondo loro, infatti, pochissimi degli oltre 80 milioni di animali da reddito svizzeri si affacciano al mondo esterno: «Vedono il cielo solo una volta: il giorno della loro macellazione. E questo in un paese che si vanta di essere particolarmente attento al benessere degli animali», afferma Naomi Rey, co-promotrice dell'iniziativa e co-direttrice di Sentience Politics.

Quello che chiede l’iniziativa - La richiesta degli iniziativisti è semplice: il diritto garantito all’uscita all’aperto per qualunque animale, sia esso mucca, maiale o gallina. Queste ultime, secondo i promotori, costituiscono la maggior parte degli animali da reddito allevati ogni anno in Svizzera.

Così come questi maiali, tutti gli animali da allevamento dovrebbero avere il diritto di uscire all’aperto, chiedono i promotori dell’iniziativa.

«La Confederazione garantisce che tutti gli animali da allevamento abbiano regolare accesso all’aperto», è dunque la richiesta formulata in quello che è il testo provvisorio dell’iniziativa. Inoltre, la Confederazione dovrebbe garantire che anche gli animali importati abbiano avuto accesso all’aperto durante la loro vita.

L’iniziativa è presentata nella forma di una proposta generale e ha il seguente testo: La Confederazione garantisce che tutti gli animali allevati a fini agricoli abbiano regolare accesso all’aperto. Garantisce che l’attuazione avvenga in modo socialmente sostenibile ed emana inoltre prescrizioni sull’importazione di animali e prodotti animali che tengano conto del principio dell’iniziativa.

Il comitato è attualmente composto dalle organizzazioni KAG-Freiland (organizzazione per il benessere degli animali da allevamento), Fondazione per il diritto degli animali e Quattro Zampe Svizzera. È stata promossa da Sentience Politics, che è diventata nota ben oltre i confini nazionali anche grazie all’iniziativa basilese "Diritti fondamentali anche per le scimmie". La raccolta firme dovrebbe iniziare la prossima primavera. Nel comitato ci sono sovrapposizioni con quello dell’iniziativa contro l’allevamento intensivo, bocciata alle urne nel settembre 2022.

L’Unione degli agricoltori parla di «imposizione» - Il comitato avrebbe voluto coinvolgere anche gli agricoltori, tanto che c’è anche già stato uno «scambio», conferma l’Unione svizzera dei contadini. Tuttavia, l’idea dei promotori non sembra aver trovato terreno fertile. L’organizzazione di settore, su richiesta, afferma: «Siamo stupiti che, tre anni dopo il chiaro rifiuto da parte di popolo e cantoni dell’iniziativa contro l’allevamento intensivo, venga lanciata una nuova iniziativa». Quindi viene aggiunto: «Questa è un’imposizione».

Secondo gli agricoltori, le risorse dei promotori sarebbero meglio investite nella sensibilizzazione su etichette e marchi «piuttosto che in un’iniziativa che potrebbe ancora una volta essere polarizzante».

Viene inoltre sottolineato come esistano già soluzioni come il programma "RAUS" della Confederazione, che include norme specifiche per l'allevamento di animali da reddito, obbligatorie nell'agricoltura biologica svizzera. Allo stesso tempo, la produzione svizzera di carne con etichette di protezione degli animali o della natura è già di molto superiore alla domanda. «Ci rammarichiamo di questa situazione, che tuttavia può essere corretta con un consumo più responsabile», conclude l’Unione svizzera dei contadini.

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COMMENTI
 

Baddy 3 ore fa su tio
Ma non si diceva che in Svizzera non cerano gli allevamenti intensivi?

Stilton 3 ore fa su tio
Di per sé l`idea è anche buona, ma dovrebbero anche dare degli incentivi per chi è disposto a tenere un maiale o una mucca in giardino.

Chi ha ragione 8 ore fa su tio
🐮 “Vedono il cielo solo una volta”: quando l’immagine bucolica dell’allevamento svizzero si scontra con la realtà delle stalle chiuse Chi pensa agli allevamenti svizzeri ha in mente una scena quasi da cartolina: mucche serene che pascolano su prati verdi, galline che becchettano felici al sole e maiali che sguazzano nel fango come in una spa a cielo aperto. Una visione confortante, certo. Ma, secondo i promotori della nuova “Iniziativa per l’uscita all’aperto”, è anche un’illusione bella e buona. A loro dire, la stragrande maggioranza degli oltre 80 milioni di animali da reddito svizzeri non vede il cielo quasi mai. “Solo una volta, il giorno della macellazione”, denuncia Naomi Rey, co-promotrice dell’iniziativa e co-direttrice di Sentience Politics, organizzazione nota per il suo approccio radicalmente etico alla relazione tra uomo e animale. La richiesta: aprire le porte, davvero Il testo dell’iniziativa è semplice e diretto: garantire a tutti gli animali da allevamento il diritto di uscire regolarmente all’aperto. Dalle mucche alle galline, dai maiali ai conigli. E non solo: la Confederazione dovrebbe anche assicurare che i prodotti animali importati provengano da animali che hanno avuto accesso all’esterno durante la loro vita. Un principio che, sulla carta, suona nobile. Ma che nella pratica rischia di trasformarsi in un incubo burocratico per chi commercia carne, latte o uova. Gli agricoltori: “Un’imposizione” Dall’altra parte della barricata, l’Unione svizzera dei contadini non nasconde il proprio scetticismo. “Siamo stupiti”, scrive l’organizzazione, ricordando come nel 2022 popolo e cantoni abbiano già respinto l’iniziativa contro l’allevamento intensivo. Dietro quel diplomatico “stupiti” si legge però un messaggio chiaro: non se ne può più di imposizioni dall’alto. Secondo gli agricoltori, le risorse dei promotori sarebbero meglio spese in campagne di sensibilizzazione e in etichette trasparenti, piuttosto che in una nuova battaglia che rischia di polarizzare ancora il dibattito. “Abbiamo già programmi come RAUS”, ricordano, citando le norme federali che garantiscono l’accesso all’aperto per alcune categorie di animali — obbligatorie solo per l’agricoltura biologica. Troppo benessere, poca domanda Un paradosso emerge con forza: la produzione svizzera di carne e prodotti con etichette legate al benessere animale supera la domanda del mercato. In altre parole, ci sono già più “mucche felici” di quante i consumatori vogliano (o possano permettersi) sostenere. La morale? Si produce bene, ma si compra male. O meglio: si compra dove costa meno, e il benessere animale finisce spesso nel carrello delle buone intenzioni. Il cielo, la terra e il prezzo al chilo Sul piano etico, l’iniziativa tocca un nervo scoperto. La Svizzera ama presentarsi come pioniera del rispetto per gli animali, ma le cifre raccontano una storia più complessa. Migliaia di allevamenti intensivi, ritmi di produzione serrati e margini economici sempre più stretti rendono difficile trasformare ogni stalla in un piccolo paradiso bucolico. Eppure, la domanda resta: può una società che si proclama sostenibile continuare a ignorare la realtà di milioni di animali che vivono senza mai vedere la luce del sole? Forse, prima di aprire le porte delle stalle, dovremmo aprire quelle della nostra coscienza di consumatori. Perché è facile indignarsi davanti a un video di allevamenti intensivi… e poi scegliere le uova in offerta. È comodo immaginare galline che fanno yoga all’alba, purché il cartone costi sotto i cinque franchi. Alla fine, l’unica vera “uscita all’aperto” necessaria è quella dalla nostra ipocrisia da supermercato. E se anche le mucche non potranno ancora vedere il cielo ogni giorno, almeno potremmo iniziare noi — come cittadini e consumatori — a guardarlo un po’ di più, prima di decidere che tipo di mondo vogliamo sostenere.

Heinz 7 ore fa su tio
Risposta a Chi ha ragione
Più lungo il commento dell'articolo

Chi ha ragione 7 ore fa su tio
Risposta a Heinz
Non devi leggerlo 😹😹😹

Acquarius 9 ore fa su tio
Viviamo proprio in un Paese stupendo. Possiamo permetterci di sprecare tempo e denaro per iniziative del genere.

Simulator 8 ore fa su tio
Risposta a Acquarius
Ha ragione ma quello che mangi dovrebbe essere più sano…e in questo paese stupendo ha un controllo molto carente sulla filiera alimentare…questa iniziativa ha del sano!!!

Arrosto72 9 ore fa su tio
ma io boh
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