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Sostanze chimiche eterne persino sul Cervino

I PFAS sono ovunque. L'esperto: «A queste altitudini la loro presenza preoccupa». Intanto, per motivi di costi, Berna ha sospeso uno studio a lungo termine su PFAS e pesticidi.
20min/Anina Schutz
Sul Cervino sono state trovate sostanze perfluoroalchiliche (PFAS).
Sostanze chimiche eterne persino sul Cervino
I PFAS sono ovunque. L'esperto: «A queste altitudini la loro presenza preoccupa». Intanto, per motivi di costi, Berna ha sospeso uno studio a lungo termine su PFAS e pesticidi.

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ZURIGO - I PFAS sono sulla bocca di tutti (talvolta anche dentro). Recentemente, queste sostanze chimiche eterne hanno suscitato scalpore, dopo essere state trovate nella carne in San Gallo, nelle acque potabili del Canton Turgovia, o in Ticino, con una situazione definita «problematica e diffusa».

In uno studio pilota dell’Ufficio federale della sanità pubblica sono stati trovati PFAS nel sangue di tutti i 789 partecipanti. Quanto siano diffuse queste sostanze chimiche è stato recentemente dimostrato anche da uno studio su feci di animali selvatici, prelevate da boschi lontani dai centri urbani. Un nuovo studio rintraccia ora la loro presenza anche al di sopra del limite del bosco. Persino sul Cervino e nelle aree sciistiche.

L’indagine è stata commissionata dal marchio svizzero di abbigliamento Rotauf, che voleva sapere se e in quale misura i PFAS fossero presenti anche in alta montagna. Finora, per queste altitudini e aree remote in Svizzera non esistevano misurazioni.
Sono state effettuate analisi dell’acqua su: Cervino, Jungfraujoch, ghiacciaio del Morteratsch, lago di Oeschinen. Le analisi del suolo sono state condotte su Grosse Scheidegg, Pilatus e nelle aree sciistiche di Arosa e Flumserberg.

Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) comprendono svariate migliaia di sostanze chimiche sintetiche industriali, impiegate su larga scala dagli anni 1970 – secondo l’Ufficio federale dell’ambiente. Grazie alle loro proprietà oleo e idrorepellenti, nonché alla loro elevata stabilità termica e chimica, sono presenti in numerosi prodotti d’uso quotidiano come pentole antiaderenti, tessuti outdoor, carta rivestita, plastiche o presidi medici. I PFAS finiscono nell’ambiente già durante la produzione o lavorazione, così come durante l’uso o lo smaltimento dei prodotti che li contengono. Particolarmente problematiche sono le schiume antincendio contenenti fluoro, che spesso portano a un aumento della contaminazione da PFAS. Per la loro persistenza, i PFAS sono anche detti sostanze chimiche eterne.Alcuni studi concludono che i PFAS posssno avere effetti sulla fertilità o causare ritardi nello sviluppo nei bambini. È stato anche segnalato un aumento del rischio per alcuni tipi di tumore. Nel 2023 un rapporto del Guardian ha evidenziato un legame tra la morte per cancro di sei giocatori di baseball statunitensi e i PFAS.

PFAS sì, ma sotto il limite
Il risultato: tutti i campioni analizzati contenevano PFAS. Le concentrazioni più elevate nelle analisi dell’acqua sono state trovate sul Cervino e sullo Jungfraujoch. Nelle analisi del suolo la concentrazione più alta è stata rilevata ad Arosa. Sei degli otto campioni contenevano il composto PFAS PFOS, vietato da 14 anni.

I valori misurati dalle analisi dell’acqua sono però tutti al di sotto dei limiti federali. Raggiungono al massimo un valore di 33,4 ng TEQ/litro, che è l’unità di misura usata dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). I limiti per le acque sono fissati a 200 ng TEQ/litro per la necessità di bonifica e a 50 ng TEQ/litro per il bisogno di monitoraggio. Anche i campioni di suolo non hanno superato alcun valore limite.

Chi ama la montagna rinuncia a queste sostanze chimicheL’industria outdoor è tra i principali utilizzatori di PFAS, come scrive Rotauf nello studio. Da decenni queste sostanze vengono impiegate nelle giacche, nei pantaloni, negli zaini, ma anche nelle corde e nelle cere da sci. Per il co-fondatore di Rotauf, Remo Frei, è chiaro: «L'industria è potenzialmente coinvolta nell’inquinamento delle montagne».

Frei sottolinea che la sua azienda produce abbigliamento senza PFAS già dal 2013. E aggiunge: «I PFAS sono solo la punta dell’iceberg. Nell’abbigliamento outdoor si nascondono molte altre sostanze pericolose. Chi ama la montagna rinuncia a queste sostanze chimiche».

Basilius Thalmann dell'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW), esperto in PFAS, valuta così i ritrovamenti: «Il fatto che queste sostanze vengano trovate anche a queste altitudini e in aree talvolta molto remote è per me motivo di preoccupazione. Anche se non sono stati superati i limiti di legge». Questi dati confermano che i PFAS sono onnipresenti. «Se il loro uso dovesse continuare, le concentrazioni potrebbero aumentare», ha dichiarato a 20 Minuten.Alla domanda su come le sostanze arrivino in queste zone, Thalmann risponde che i PFAS possono essere trasportati dall’atmosfera, tramite precipitazioni o tramite metodi di trasporto secco. «I risultati mostrano e confermano in generale che, a causa del nostro utilizzo di PFAS da circa metà del secolo scorso, le sostanze si sono ormai diffuse nell’ambiente al punto che le ritroviamo anche in luoghi remoti». Tuttavia, per identificare con precisione le vie di ingresso, le conseguenze e i rischi, mancano ancora studi approfonditi. Solo a settembre la Confederazione ha sospeso, per motivi di costo, uno studio a lungo termine previsto su PFAS e pesticidi con centinaia di migliaia di volontari.

Strade per ridurre la contaminazione da PFASNonostante le sostanze chimiche eterne si degradino molto lentamente, dalla comunità scientifica arrivano anche alcune proposte per ridurre la contaminazione. Il team dell’Università di Adelaide ha riferito di aver sviluppato un materiale attivabile dalla luce solare, capace di degradare i PFAS presenti nell’acqua e suddividerli in componenti innocui, tra cui il fluoruro. Tuttavia, ci vorrà ancora del tempo prima che questo approccio possa essere applicato su vasta scala.

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