Mister Covid: «Il garagista in un'ora guadagna più del medico»



Christian Garzoni, infettivologo, è ospite di TioTalk. Le sue riflessioni: «Per abbattere i premi si dovrebbe mettere il dottore di famiglia al centro».
Christian Garzoni, infettivologo, è ospite di TioTalk. Le sue riflessioni: «Per abbattere i premi si dovrebbe mettere il dottore di famiglia al centro».
SAVOSA - Christian Garzoni a tutti ricorda il Covid. «Un'etichetta che adesso pesa un po' – confessa l'infettivologo –. In quel periodo mi sono messo a disposizione dei media per spiegare quello che sapevo e per aiutare nell’emergenza. Ma non mi manca l'apparire». Ospite di Tio Talk, il medico racconta il suo presente a 360 gradi. Formulando anche qualche ricetta per fare abbassare i premi di cassa malati.
Qual è la sua opinione in merito?
«Più potere al medico di famiglia e al suo lavoro di coordinamento. È il modello che davvero ti consente, quale paziente, di non peregrinare a vuoto nel sistema sanitario in caso di reale bisogno. Il tuo medico di famiglia ti conosce bene. Sa di cosa necessiti e pertanto sa consigliarti al meglio».
È per questo che nel frattempo ha fondato la rete mediX Ticino?
«Sì. Il progetto è nato nel 2019 quando ho aperto la fattura della cassa malati. Mia, di mia moglie e dei nostri tre figli. Cercando di pagare il premio annualmente per avere un po' di sconto, mi sono detto: i miei figli non riusciranno più a pagare queste cifre in futuro. Dobbiamo fare qualcosa, anche come medici. Al centro del processo di cura andava messo il medico di famiglia. Una rete poteva aiutare. In Svizzera interna ce ne sono decine da più di vent’anni. E funzionano».
Perché siete così convinti che il modello del medico di famiglia sia il migliore?
«Se un paziente sceglie il modello del medico di famiglia, significa che accetta di rivolgersi al proprio medico per qualsiasi questione di salute. Sarà poi lui a valutare la terapia idonea. Le statistiche dicono che il 95% delle patologie possono essere trattate direttamente dai medici di famiglia».
Ma se davvero questa è la soluzione perché non viene adottata per tutti?
«La popolazione non accetterebbe imposizioni. In Svizzera c'è la libertà suprema del paziente di scegliere come farsi curare. Il legislatore ha comunque sancito che chi opta per la via del medico di famiglia ha diritto a uno sconto sui premi fino al 20%. Va comunque sottolineato anche che l'80% degli assicurati oggi sceglie già volontariamente modelli simili a quello del medico di famiglia».
Anche il Tel Med appare vantaggioso. Il modello della telemedicina le piace?
«No. Perché chi ti risponde non conosce esattamente le tue necessità, molto meglio confrontarsi con il proprio medico di famiglia che conosce a fondo la storia clinica di ognuno di noi».
Statistiche alla mano, una voce che fa alzare i costi della salute è quella delle analisi di laboratorio.
«In generale la nostra popolazione chiede molte analisi. Si crede che "se non è stata fatta una serie di analisi" allora non si è stati curati bene. Inoltre la classe medica tende più di un tempo a prescrivere tante analisi anche per tutelarsi legalmente. Si torni al medico di famiglia: chi più di lui può conoscere ciò che ha bisogno il paziente?».
Lei parla di medico di famiglia. Sono in pochi però a volere fare questo lavoro. Si può andare avanti così?
«È un problema: nei prossimi anni ci saranno cittadini che non avranno il medico. Ci sono studi avviati con medici già in pensione che devono chiudere in quanto non trovano successori. La medicina di famiglia risulta meno attrattiva per vari fattori: vi è un aspetto economico, così come uno di carico di lavoro. E poi c'è tanta burocrazia. La nostra rete intende invece fare capire ai giovani come è bello fare questo mestiere. Inoltre desideriamo fare squadra, confrontandoci, sentendoci meno soli».
Ha citato la burocrazia. Troppa.
«C'è una parte di burocrazia legata al controllo dei costi che il sistema richiede. Poi però la Svizzera è catastrofica a livello di digitalizzazione. Abbiamo un sistema ancora basato principalmente sulla carta. Siamo probabilmente il fanalino di coda dell'Europa per assenza di sistemi informatici “universali” nella sanità. Siamo nella preistoria. Vi sembra normale che ogni medico e ogni ospedale abbiano un sistema informatico diverso e che questi sistemi non comunichino tra loro? Per comunicare bisogna ricevere dei fogli stampati o dei pdf».
Non ha senso.
«Durante la pandemia comunicavamo con la Confederazione tramite il fax. Pazzesco. La politica federale ha dormito per 20 anni. Sono deluso. Questo “non decidere” porta a miliardi di franchi all’anno di costi inutili. E a pagare è la gente comune».
Ecco perché la politica avrebbe dormito?
«Penso non ci fossero le competenze necessarie per fare scelte corrette. Non si sono posti obblighi lasciando tutti liberi senza regole. Inoltre non si voleva incattivire parte dell'elettorato. Poi c'è sempre lo spauracchio della protezione dei dati che oggi è perfettamente controllabile».
Cosa risponde a chi dice che i medici guadagnano troppo?
«Ci sono i super medici che finiscono sui giornali per i loro salari. Ma si tratta di casi isolati. Un medico che ha il proprio studio è un piccolo imprenditore e deve fare quadrare i conti. Ben più della metà delle fatture va in spese legate allo studio. I medici di famiglia, insieme ai pediatri e agli psichiatri, sono quelli che guadagnano meno. Un meccanico qualificato di garage o un artigiano oggi chiede più di un medico di famiglia a livello di fattura oraria».
È vero che tra i medici ogni tanto c'è un ambiente litigioso?
«I medici sono in tanti. Come tutti abbiamo sensibilità e visioni diverse. Spesso siamo anche individualisti quindi non sempre andiamo d'accordo. Si spera comunque che la classe medica sia più unita in futuro quando bisognerà uscire verso l'esterno e fare prendere delle decisioni forti alle autorità. Purtroppo non è sempre stato il caso in passato».












































