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Quella frase di Iggy Pop che «ti taglia il cervello»

Un featuring d'eccezione in "She", il nuovo singolo di Kety Fusco che esce oggi. È lei la protagonista del nuovo appuntamento di Tio Talk, il vodcast di Tio/20minuti
Quella frase di Iggy Pop che «ti taglia il cervello»
TIO/20MINUTI
Quella frase di Iggy Pop che «ti taglia il cervello»
Un featuring d'eccezione in "She", il nuovo singolo di Kety Fusco che esce oggi. È lei la protagonista del nuovo appuntamento di Tio Talk, il vodcast di Tio/20minuti

SAVOSA - Oggi è il giorno di "She", il nuovo singolo di Kety Fusco con un ospite che definire d'eccezione è poco: Iggy Pop.

Magari vi state chiedendo: com'è nata la collaborazione artistica tra l'arpista ticinese e uno dei monumenti viventi della musica mondiale? Kety ce lo ha raccontato nel nuovo appuntamento con Tio Talk, il vodcast (video podcast) di Tio/20minuti. Tutto è merito del suo secondo disco "The Harp, Chapter One", che è finito nelle mani del 78enne. «Lui ha un programma radiofonico su BBC 6 e ha scelto l'album per parlarne e approfondirlo».

Un incontro artistico che ha lasciato Fusco «felice e scioccata». Quello è stato il seme dal quale è germogliata "She", un paio d'anni dopo. Il tutto sulla base di una frase pronunciata da Iggy Pop: "The harp is not heard as much". Un concetto, quello dell'arpa che non si sente più così tanto, che è carissimo alla musicista ticinese: «È l'emblema di tutto quello che sto cercando di raccontare nel mio percorso». Il passo successivo è stato cercare di contattare la star. Dopo un silenzio di mesi, una mail di risposta. Positiva. «Non c'è stato bisogno di contrattare, è stata proprio la connessione giusta».

"She" è un lavoro che ha radici profonde nell'arte di Kety Fusco. «È stata una delle prime bozze di primo che ho scritto nella mia vita. Ha molte influenze cinematografiche: sono amante dell'horror e sono stata influenzata da colonne sonore come quelle dei Goblin (che hanno musicato alcuni grandi film di Dario Argento, ndr)». E poi c'è Iggy Pop con quella sua frase che «ti taglia il cervello. Vorrei che arrivasse dritto alla testa delle persone, piuttosto che al cuore. Ma se dovesse arrivare al cuore, ben venga».

Nel corso della chiacchierata Kety ci ha confidato di essersi avvicinata alla musica nella ricerca di una valvola di sfogo all'aggressività che l'attanagliava da bambina. E l'arpa? L'ha scoperta durante una vacanza estiva. «Mi ricordo come se fosse un'ora fa: ci stavamo avvicinando alla piazza del paese e sentivo uno strumento. Più mi avvicinavo e più m'incuriosiva. Era quest'arpa, che sembrava gigante a una bambina come me. Ho detto a mia mamma: "Io voglio suonare quella". E da lì è iniziato tutto».

Poi, tra location iconiche nelle quali si è esibita (Arena di Verona, Royal Albert Hall, Montreux Jazz Festival) e il frullatore del Festival di Sanremo, Kety ha poi toccato un tema a lei molto caro e che è stato oggetto di una lettera aperta pubblicata sui social: quello del mancato riconoscimento dei musicisti da parte dello Stato. Tutto nasce dall'anno trascorso nella creazione del nuovo disco, "Bohème", che uscirà a settembre. «Dopo tot mesi, il mio conto era completamente prosciugato. Come lavoratrice indipendente non posso chiedere la disoccupazione, nonostante abbia un'attività, paghi le tasse e l'Avs». È un grosso problema che impatta in maniera pesante sulle esistenze degli artisti, che non vengono considerati nel modo in cui meritano. «Sui social ci sono stati diversi sfoghi e spero davvero che queste rivendicazioni saranno presto prese in considerazione».

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