Dietro il delitto: fino ai 16 anni una vita perfetta, poi l'inquietudine crescente

Chi è il giovane che domenica ha ucciso il padre, un 57enne ticinese, a Luino? E come mai quel giorno si trovava proprio lì? La sua famiglia aveva fatto molto per lui.
LUGANO - Non ci sarebbe stata alcuna parola fuori posto. La morte di un 57enne ticinese, domenica sera in un appartamento di Luino, in Italia, sarebbe stata originata dallo stato confusionale del figlio adottivo. E dunque da un evento improvviso. Secondo una fonte vicina alla famiglia, tutti in casa pochi attimi prima della tragedia erano tranquilli. Tranne il ragazzo, autore del delitto, tormentato e in forte paranoia a causa dell'uso di sostanze stupefacenti. A Luino sarebbe già arrivato alterato dal consumo di droghe.
La smentita della famiglia – A scatenare l'accoltellamento, commesso con un coltello da cucina, non sarebbe stata né una lite, né una frase pronunciata male da parte del padre adottivo. È la stessa famiglia, interpellata da tio.ch, a smentire questa tesi. Non nascondendo una certa irritazione su come parte della stampa italiana starebbe trattando la vicenda.
Non era lucido – Alcuni media riportano una frase («Se lo meritava») che il giovane avrebbe pronunciato davanti agli inquirenti prima di chiudersi nel silenzio. Cosa potrebbe esserci dietro queste tre parole? Quella sera il 25enne faticava a ragionare. Non era lucido. Aveva paure irrazionali. Fino al dramma, consumatosi in una manciata di secondi. Vano il tentativo del fratello, anche lui adottato, di fermare il folle gesto.
Un percorso normale e poi... – Fino ai 16 anni l'autore del delitto aveva avuto una vita normale. Adottato dall'Etiopia, era cresciuto nel Luganese. Andava bene a scuola. Riusciva in ogni cosa che faceva, dallo sport alla musica. Dai genitori adottivi, mamma avvocata e papà manager, aveva ricevuto tanto amore e tante opportunità.
La retta via smarrita – Immagini che stridono con quanto successo domenica sera. Perché in mezzo c'è un decennio contraddistinto da probabili cattive compagnie e dall'uso di droghe. Da fughe da casa, con puntuali avvisi di scomparsa da parte della polizia ticinese, e da una predisposizione verso l'anarchia più estrema. Un giovane fragile insomma. In difficoltà. Capace comunque negli ultimi anni di riavvicinarsi anche emotivamente alla sua famiglia adottiva.
Mai episodi violenti in casa – Da quando i suoi genitori si erano separati il 25enne stava spesso sia a casa del papà, a Lugano, sia a casa della mamma, a Luino. Mai si erano verificati episodi di violenza nei confronti dei genitori in passato. Ecco perché l'accaduto viene definito dagli stessi famigliari come completamente inatteso.
La strategia – La coppia, rimasta in buoni rapporti dopo la separazione, teneva molto alla salute del figlio che di base viveva in Ticino. E aveva adottato una specie di strategia che sembrava funzionare quando il ragazzo si sentiva particolarmente agitato: lui lo diceva al padre e poi si trasferiva per qualche tempo dalla mamma, su suolo italiano. A Luino il giovane solitamente riusciva a ritrovare un certo equilibrio.
L'intento – È con questo intento che il padre e il fratello domenica l'avevano accompagnato nell'appartamento della mamma. Là dove normalmente riusciva a tornare più calmo e più tranquillo. Stavolta purtroppo non è andata così.