"Uno di noi" si racconta: «Sono stato fortunato, ma anche bravo»


Divertente e profondo, Fabio Volo ha entusiasmato il pubblico di Endorfine
Divertente e profondo, Fabio Volo ha entusiasmato il pubblico di Endorfine
LUGANO - Pubblico delle grandi occasioni per l'appuntamento con Fabio Volo a Lugano International Festival Endorfine. Conduttore radiofonico, attore, sceneggiatore, cantante e scrittore di best-seller: il 53enne bresciano è un artista poliedrico, capace di raggiungere il successo in ognuno dei suoi ambiti di attività.
"Balleremo la musica che suonano" - Conferenze e film affollano la vita di Volo. «Devo parlare del mio libro o di Dante?» ha scherzato, scambiando le prime battute con il moderatore dell'incontro, Sascha Dalcol, riferendosi a un incontro in programma settimana prossima a Firenze sul Sommo poeta. Un libro che «parla di cose mie, ma che succedono a tante persone, che si identificano in queste cose». Il titolo è "Balleremo la musica che suonano", un detto che Volo ha mutuato da suo padre. Una frase utile per adattarsi alla situazione contingente, del momento. «Da ragazzino odiavo questa risposta, mi dava una sensazione di ansia. Io sono uno più "tattico", poi a una certa età sono maturato» ed ha apprezzato tantissimo questa massima.
Restare umano - A cosa aspira, Fabio Volo? «A rimanere umano», non solo per la minaccia dell'intelligenza artificiale, ma per tutto quello che coinvolge il mondo tra guerre e violenze. Si arriva a giustificare molte atrocità, ma «su certi temi non ci sono opinioni». La musica che sta cercando di ballare, in questo momento, è improntata alla lucidità e all'umanità, ma anche alla gentilezza.
"Faccio", non sono - Il mestiere ideale? «La radio, che mi viene naturale e faccio tutte le mattine da 25 anni». Alla base c'è «l'espressione della mia creatività» e lui utilizza strumenti diversi. Ogni mezzo ha un livello e qualcosa è più adatto alla radio, qualcos'altro al cinema o alla letteratura. «L'indagine di sé è il senso della mia vita». Volo non è scrittore, «faccio lo scrittore» ed è molto importante per lui. «Io non voglio consegnare la mia identità al mio lavoro, sarebbe molto limitante».
La spinta della lettura - Volo ha ribadito di essere un grande lettore e questa è la scintilla che è scoccata e che l'ha portato a lasciare la panetteria paterna. Le parole dei grandi autori hanno scardinato la sua esistenza in quell'epoca. «Andavo d'accordo con mio padre ma non ero in armonia con il mio ambiente». Decisivo, ancora, Dante nel passo di Ulisse: gli affetti vincolano la ricerca della propria essenza, bisogna quindi lanciarsi e avere il coraggio «di fare questo salto». Nel libro Volo vuole dare testimonianza di questa capacità della letteratura di parlare a tutti e di smuovere le coscienze.
Scuola o no, l'importante è studiare - Serve, quindi, avere un'ottima formazione? Non necessariamente: «La cultura non è esclusiva della scuola. Non lo era ai miei tempi, oggi ancora meno». L'importante è studiare: «Non ho mai smesso di farlo. La mia salvezza è la curiosità. Ho sostituito il diritto al sapere con l'obbligo a studiare». Ognuno di noi deve farsi una domanda: quale speranza ci anima e ci muove a compiere la nostra esistenza? La sua forza è stata «avere fame, e la fame mi ha salvato».
Non tradire la fiducia - Volo ha sottolineato l'importanza della famiglia e del rifuggire dall'essere giudicati. «Vengo dalla panetteria, il forno è la coscienza». Si fanno le cose con il massimo impegno, ma non per avere un voto. Alla base di tutto c'è il senso di fiducia: la paura di tradirlo l'ha bloccato dal fare cose sbagliate. «Tu sai ciò che è bene e ciò che è male» e tale "incoronazione" gliel'ha messa sua madre, con la frase "Mi fido di te".
Pubblico conquistato - Fabio Volo è stato abile nell'alternare momenti di profondità a battute che hanno fatto ridere l'uditorio. I molti riferimenti a Dante e gli aneddoti della propria vita e della professione (il debutto in radio, il lavapiatti a Londra, le telefonate in incognito di Fiorello e gli insulti in discoteca) hanno fatto riflettere e divertito. L'impressione che ha lasciato è quella di un talento sfaccettato, un professionista capace di sfruttare vari registri e un uomo profondo e molto simpatico. Non basta la passione per avere successo, ci vuole anche la dedizione: «Serve l'ossessione, devi sacrificare tantissime cose». Il risultato? Possiamo vederlo tutti. «Sono stato fortunato ma sono anche stato bravo, ci sono voluti cinque anni di analisi per riuscire a dirlo».
Gli insegnamenti - Volo, "Uno di noi" (il titolo dell'incontro) che ce l'ha fatta, ha lasciato due buoni insegnamenti: «Ognuno di noi ha una peculiarità: se non l'hai trovata è perché non hai indagato oppure perché da bambino non sei stato esposto a una serie di cose». Il secondo non è suo, ma del regista Silvano Agosti: «Non dire che non lo sai fare, dì che non l'hai mai fatto».
Lugano International Endorfine Festival prosegue con gli ultimi due appuntamenti: Annie Jacobsen alle 15 e Roberto Saviano alle 17.30.