Il caldo e la “sete” delle capanne ticinesi: «La preoccupazione di restare senz'acqua c'è»

Temperature fuori parametro e neve quasi scomparsa, una bella sfida per i rifugi in quota del CAS che stringono... i rubinetti. Il responsabile capanne Richard Knupfer: «Non possiamo abbassare la guardia»
AQUILA - Un'estate iniziata con il turbo e dal sapore di record e pochissima neve, anche in quota. Con il cambiamento climatico una delle sfide dell'alta montagna, sembra un po' un paradosso, è quella dell'acqua.
Fra alpeggi riarsi e capanne costantemente in corsa per garantirsi il vitale approvvigionamento idrico, lo scenario per il futuro è incerto e decisamente preoccupante.
Se da Vallese e Bassa Engadina arriva già l'allarme, con rifugi d'altura costretti già da giugno a centellinare l'acqua, anche il Ticino ha le sue belle gatte da pelare: «Per alcune delle nostre strutture arrivare alla fine di settembre quest'anno potrebbe essere una sfida impegnativa», ci conferma il responsabile capanne e vice-presidente del CAS Ticino Richard Knupfer, «al momento la preoccupazione c'è».
È peggio quest'anno o il siccitoso 2023?
«Nettamente questo, se due anni fa l'estate è stata secchissima almeno c'erano state massicce nevicate nei mesi precedenti. Quest'anno, anche se in alcune località la neve è arrivata, ormai anche in quota non ce n'è praticamente più».
Quali sono le prospettive per le capanne in quota del CAS Ticino?
«Ci sono situazioni più tranquille - come quella sul Monte Bar, che è allacciata all'acquedotto di Capriasca -, altre più interlocutorie. Per esempio a Campo Tencia abbiamo un bacino imbrifero piuttosto importante che fino a oggi ha fornito acqua anche durante le estati più siccitose, sull'Adula sono stati fatti recentemente lavori per potenziare la sorgente. Siamo curiosi di capire se effettivamente queste misure saranno sufficienti.
La Capanna Cristallina è un altro punto di domanda, lì abbiamo tre sorgenti d'acqua e quindi tre possibilità di approvvigionarci. Una di queste, quella di Cima di Lago, verosimilmente fra metà e fine luglio non porterà più acqua a sufficienza perché dipende direttamente dalla neve in quota. Un'altra arriva dalla grotta del Sfundau che, per ora porta ancora acqua ma visto che viene alimentata dal ghiacciaio di Valleggia che è in forte ritirata».
Resta la capanna Michela Motterascio...
«Che è quella su cui stiamo lavorando di più perché ogni anno che passa ci crea più problemi in questo senso. Abbiamo già fatto la separazione dell'acqua che viene utilizzata, quella potabile e quella “grigia” per gli sciacquoni dei gabinetti e al momento le docce vengono limitate.
Per il futuro sono previsti dei lavori di potenziamento della sorgente che verrà appaiato a un sistema di potabilizzazione, sempre in collaborazione con il patriziato di Aquila che è proprietario dell'Alpe, ma le tempistiche sono ancora da capire.
Diciamo quindi, che è un po' quella che ci fa stare meno tranquilli. In generale non possiamo dire che la situazione sia tranquilla, siamo sempre sul chi vive e sappiamo che non possiamo abbassare la guardia».
Quando si potrà, eventualmente, parlare di emergenza?
«Siamo all'inizio di luglio è ancora presto per dirlo, direi che le cose saranno più chiare verso la fine di luglio e l'inizio di agosto. A fare la differenza sarà il ciclo diurno di precipitazioni, i temporali serali per esempio sono una boccata d'acqua fresca per le sorgenti. Però è chiaro che senza neve in quota, le cose si fanno difficili»
