Disagio giovanile, Carobbio: «La scuola non può agire da sola»

Giovani studenti e apprendisti sotto pressione e con loro la scuola. Il bilancio del DECS in un anno complesso fra sperimentazione dei Livelli A e B e fabbisogno di docenti.
BELLINZONA - «Nell'agosto dello scorso anno - presentando questo anno scolastico - avevo esordito ricordando l'importante contenuto dell'articolo uno della legge sulla scuola: "La scuola pubblica è un'istituzione educativa al servizio della persona e della società". Tale affermazione è stata al centro del mio e del nostro operato in questi dieci mesi e continuerà ad esserlo. La scuola rappresenta un pilastro fondamentale per la coesione sociale e talvolta l'unico baluardo di comunità». È con queste parole che la direttrice del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) Marina Carobbio Guscetti, ha aperto oggi la tradizionale conferenza stampa sulla chiusura dell'anno scolastico 2024-2025.
Tanti cantieri per il DECS - Un anno «intenso in ogni ambito» nel quale - ha precisato la Consigliera di Stato - si sono portati avanti «diversi cantieri importanti». Il primo riguarda il fabbisogno di docenti, soprattutto per quanto riguarda le scuole medie e le scuole medie superiori.
«Abbiamo inoltre istituito - precisa Carobbio - un gruppo di lavoro che presiedo personalmente incaricato di approfondire l'attuale modalità di formazione docenti confrontandola con quella degli altri cantoni». Proseguono inoltre, ha aggiunto la direttrice del DECS altri cantieri maggiori come quello sulla futura Legge della scuola dell’obbligo (con una serie di workshop relativi alle scuole comunali) o quello della sperimentazione del superamento dei corsi A e B o ancora quello dell’anticipo del tedesco in prima media a partire da settembre 2026 (vedasi due box sotto).
«Il benessere degli allievi mi sta molto a cuore» - La Consigliera di Stato ha poi parlato del benessere degli allievi. «È un tema che mi sta molto a cuore», ha precisato ricordando che Il disagio giovanile, la fragilità e la salute psichica dei giovani sono «questioni che la scuola non può e vuole ignorare».
«Sappiamo - ha continuato Carobbio - che la società, le famiglie, le giovani e i giovani stessi sono confrontati con molte difficoltà, con una quotidianità spesso non facile. Tali problematiche entrano nella scuola. Il disagio giovanile e la salute psichica sono questioni che ci interpellano, chiamando in causa la società e la scuola, in Svizzera e al di fuori dei confini nazionali».
«La scuola non può agire da sola» - Con il DECS che negli ultimi due anni ha intensificato gli sforzi sia sul fronte della promozione del benessere e della prevenzione del disagio, sia su quello della gestione delle singole situazioni. «C’è un grande, crescente investimento da parte delle figure e dei servizi preposti nella scuola. Stiamo al tempo stesso rafforzando gli scambi e le sinergie con gli attori esterni alla scuola – professionisti del settore socio-sanitario e del mondo del lavoro –, poiché la scuola non può agire da sola».
Sperimentazione Corsi A e B - Con la fine dell’anno scolastico si chiudono anche i due anni di sperimentazione del superamento dei corsi A e B nella scuola media. «È stata un’esperienza intensa e impegnativa – ha commentato Berger – che ha coinvolto allieve, allievi e docenti dei sei istituti scolastici sperimentali, accompagnati da esperte, esperti, formatrici e formatori che hanno seguito passo dopo passo l’evoluzione del progetto. Senza dimenticare le direzioni scolastiche e le famiglie, il cui impegno e collaborazione sono stati fondamentali». Berger ha poi affermato che «lo svolgimento della sperimentazione è stato positivo e ha già permesso di cogliere alcuni spunti interessanti, ad esempio la codocenza e la collaborazione tra docenti». Il direttore della Divisione della scuola ha inoltre rilevato l’impegno di tutte le persone che hanno reso possibile la sperimentazione, in primo luogo, delle docenti e dei docenti coinvolti, che si sono messi in gioco con grande disponibilità. «Il loro contributo è stato fondamentale non solo per lo svolgimento delle attività in classe, ma anche per la qualità delle riflessioni che potranno orientare le scelte future».
Apprendisti in crisi - L'attenzione, oltre che nel mondo scolastico, resta alta pure nel settore della formazione professionale. Da un sondaggio a livello nazionale, infatti, emerge che due apprendisti su tre soffrono di problemi psicologici. «Sono convinta - sottolinea Carobbio - che sia necessario investire ancor più nelle misure esistenti, nel rafforzamento della rete che comprende docenti, docenti di classe, direzioni scolastiche, ispettrici e ispettori e non da ultimo docenti mediatrici e mediatori, che a loro volta si interfacciano con professionisti del settore socio-sanitario. Bisogna inoltre investire nel potenziamento dell’impegno congiunto con gli altri attori del mondo della scuola e del mondo del lavoro».
IA e scuola - Durante la conferenza stampa si è parlato anche della rapida evoluzione dell'intelligenza artificiale (IA) generativa che sta ponendo nuove sfide e opportunità al mondo scolastico. Un tema, questo, che il DECS ha affrontato istituendo un gruppo di lavoro che dovrà elaborare una strategia cantonale.
«L’obiettivo – spiega il coordinatore del DECS Emanuele Berger – è di promuovere una comprensione approfondita dei temi legati all’etica e alla responsabilità nell’uso dell’intelligenza artificiale, incoraggiando la riflessione critica sugli impatti sociali e culturali di queste tecnologie». Berger ha poi ricordato che «la strategia mira a fornire alle allieve e agli allievi le basi per comprendere il funzionamento dell’IA e per sviluppare competenze che li preparino ad affrontare in modo consapevole le sfide presenti e future».
Promuovere la lettura - Un'indagine del PISA del 2022 indica che circa un quinto degli allievi ticinesi di 15 anni incontra difficoltà nella comprensione scritta dell’italiano. A partire da queste constatazioni, il DECS ha istituito nel 2024 un gruppo di lavoro con il compito di individuare strategie per rafforzare le competenze di lettura nei diversi ordini scolastici. «L’obiettivo - precisa Berger - è di rendere la lettura accessibile, coinvolgente e significativa per bambine, bambini, ragazze e ragazzi».
Formazione professionale in crescita - In conferenza stampa Oscar Gonzalez, aggiunto al direttore della Divisione della formazione professionale (DFP), ha presentato un bilancio positivo dell’anno scolastico che si sta concludendo. Nel 2024-2025, i 20 Centri professionali hanno accolto 4’100 nuove apprendiste e nuovi apprendisti, 2’617 dei quali in modalità duale, combinando formazione scolastica e pratica aziendale.
Complessivamente, sono 10’610 le persone che hanno seguito una formazione professionale di base (apprendistato a tempo pieno o nella forma duale), alle quali si aggiungono 1’244 studentesse e studenti che hanno frequentato un percorso di livello terziario nelle Scuole specializzate superiori (SSS); dati, questi, che confermano la centralità della formazione professionale nell’offerta educativa post obbligatoria cantonale.
Sul fronte degli esami finali per l’ottenimento di un Attestato federale di capacità (AFC) o di un Certificato federale di formazione pratica (CFP), sono circa 3’000 le candidate e i candidati attualmente coinvolti nelle valutazioni conclusive. Tra le novità di quest’anno spiccano i nuovi apprendistati avviati di installatore/trice di impianti solari e agente dei trasporti pubblici, a testimonianza di una formazione professionale sempre più attenta alla sostenibilità e alla mobilità.
Tedesco in prima media - La scuola media - come detto - si prepara a introdurre dall’anno scolastico 2026-2027 l’insegnamento obbligatorio del tedesco già a partire dalla prima media. La decisione, approvata dal Gran Consiglio nel 2023, mira a rafforzare le competenze linguistiche delle allieve e degli allievi ticinesi, tenendo conto del contesto nazionale e delle specificità cantonali. Attualmente, in Ticino il tedesco è insegnato come terza lingua e viene, per questo motivo, introdotto più tardi rispetto agli altri Cantoni.
«Per individuare il modello più adeguato per introdurre l’insegnamento del tedesco in prima media – ha ricordato Berger – il DECS ha condotto a inizio 2024 un’indagine consultiva presso i principali interlocutori scolastici. Le tre opzioni sottoposte erano: settimane intensive/giornate progetto, laboratori in alternanza tra tedesco e francese a metà classe, oppure l’inserimento di due ore di tedesco nella griglia oraria sostituendo un’ora di francese (da recuperare in seconda media) e spostando un’ora di istruzione religiosa facoltativa (sentite le Chiese riconosciute). Non essendo emersa dall’indagine una preferenza netta e condivisa per uno dei tre modelli, il Consiglio di Stato ha optato per la terza opzione, dando seguito all’indicazione espressa dal Gran Consiglio di tenere in seria considerazione il maggior potenziale d’impatto in termini di apprendimento e la sostenibilità didattica e finanziaria delle opzioni al vaglio»












