La voragine finanziaria e il contratto sociale

Leandro De Angelis, presidente giovani verdi liberali Ticino
Sono cresciuto sentendo che la Svizzera è quel paese magico nel quale il popolo è una sorta di sovrano saggio, che rifiuta di concedersi regali e di far esplodere la spesa, se non ci sono i soldi per farlo. Un paese retto da un contratto sociale tra popolo e politica, secondo il quale le persone comuni si impegnano a prendere decisioni responsabili e in cambio la politica fa ciò che è meglio per la società. Dopo le votazioni di domenica, si può dire che questo contratto sociale si è rotto.
Il 28 settembre si è deciso contemporaneamente di tagliare miliardi di entrate fiscali (1,8 miliardi con l’abolizione del valore locativo, ca. 100 milioni con le deduzioni dei premi) e di aumentare la spesa cantonale di ca. 300 milioni (con l’Iniziativa 10%) in un momento in cui Confederazione e Cantone hanno gravi problemi finanziari.
Dalle urne è scaturito il messaggio di voler spendere di più, ma incassare di meno, che è evidentemente contradditorio, ma cristallino nell’esporre la sua funzione di protesta. Una protesta rivolta a molteplici indirizzi: all’inattività della politica di fronte all’esplosione dei premi, al potere delle lobby, all’aumento delle diseguaglianze economiche, ad uno Stato troppo ingombrante e burocratico e forse altro ancora.
Il lato positivo della faccenda è che il messaggio è talmente forte, che magari finalmente verrà recepito: bisogna ricostruire il contratto sociale che ha fatto della Svizzera un paese di successo. È ora che la politica sieda a un tavolo e, facendo atto di responsabilità, trovi delle soluzioni condivise. La sinistra deve accettare che non ogni centesimo di spesa pubblica è sacro, che tagli limitati possono servire per ripartire con più slancio e che se in 10 anni le uscite del Cantone sono aumentate del 25% è anche perché sono aumentati gli sprechi. La destra dal canto suo deve realizzare che le diseguaglianze economiche sono veleno per l’economia e smetterla di fare regali fiscali alla parte più benestante della popolazione in un momento di grave malessere sociale e bisogno di investire. In Svizzera sono state pressoché abolite le imposte sulle eredità e ridotte quelle sulla sostanza, mentre l’anno scorso in Ticino è stata tagliata di un quinto (dal 15% al 12%) l’imposta sui redditi più alti, nonostante il numero di contribuenti facoltosi stesse aumentando. Infine, è necessario che anche i cittadini facciano autocritica, riconoscendo che sono loro a esigere sempre più dallo Stato, ad andare sempre più spesso dal medico e a impegnarsi di meno in politica.
Ricostruire un patto sociale non è facile, ma il Ticino e la Svizzera possono farcela. Serve però che tutti quanti – politici in primis, ma anche comuni cittadini/e – si guardino allo specchio, si assumano la propria responsabilità e cerchino di fare un passo verso gli altri.
Leandro De Angelis
Presidente giovani verdi liberali Ticino