Un risultato che parla da sé: la società civile resiste all’Id-e

Comitato HelvEthica Ticino
Il voto federale sull’Id-e lascia un segnale forte che non può essere ignorato. Nonostante una campagna in cui i grandi partiti e importanti attori istituzionali si sono schierati in modo compatto a favore della legge, il risultato finale si è giocato sul filo di lana. Questa estrema vicinanza tra i due fronti manifesta chiaramente uno scollamento tra la linea dei partiti dominanti e una parte significativa della popolazione.
La società civile, con mezzi finanziari estremamente limitati e il sostegno soltanto di pochi e piccoli movimenti, ha saputo dare voce a dubbi reali e profondi. In Ticino, l’unico partito che ha preso parte attiva tanto alla raccolta delle firme referendarie quanto alla campagna di voto è stato HelvEthica Ticino, confermandosi un attore capace di difendere i diritti civili controcorrente.
Il confronto, tuttavia, ha mostrato anche ombre preoccupanti. Come segnalato dalla Neue Zürcher Zeitung, l’azienda parastatale Swisscom ha finanziato con 30'000 franchi il fronte del Sì. È lecito domandarsi se sia accettabile che un’impresa di tale portata, che opera in regime di concessione pubblica, intervenga a favore di una legge che la concerne direttamente e tocca i diritti fondamentali dei cittadini. La sproporzione di risorse tra i due fronti è stata evidente, eppure non sufficiente a soffocare la voce critica emersa dalle urne. Ora che la legge è stata approvata solo di misura, è più che mai necessario vigilare.
Perché l’Id-e, lo ribadiamo, non è un semplice strumento “facoltativo”, come ripetuto in campagna elettorale: il rischio concreto è che diventi a poco a poco un requisito imposto, una porta d’accesso obbligata per servizi essenziali e, non da ultimo, per l’introduzione della già prospettata moneta digitale. Inoltre, le garanzie di protezione dei dati restano insufficienti: i cittadini non hanno la certezza che le loro informazioni personali non possano essere utilizzate a fini di sorveglianza o commerciali.
Per questo invitiamo la popolazione che ha votato No a non accettare l’Id-e per nessun motivo: né per navigare in Internet, né per altre attività della vita quotidiana. È fondamentale mantenere alta la consapevolezza dei rischi legati a un sistema che, lungi dall’essere neutrale, potrebbe tradursi in una limitazione della libertà individuale. Il risultato di domenica non è dunque una sconfitta, ma un segnale incoraggiante: dimostra che, anche con poche risorse e senza l’appoggio dei grandi partiti, la società civile può farsi ascoltare e mettere in luce le contraddizioni di un sistema troppo sbilanciato a favore delle istituzioni e dei grandi interessi. La battaglia per la libert à digitale e per il rispetto dei diritti fondamentali non finisce qui: è appena cominciata.