Smantellamento Servizio Civile: non solo marcia indietro, ma un vero cambio di rotta!

Adam Barbato-Shoufani, coordinatore della Gioventù Comunista
La Gioventù Comunista condanna le oltraggiose misure di indebolimento del Servizio Civile proposte dal Parlamento federale questo mercoledì. Queste, oltre a ridurre il numero di posti di lavoro per i civilisti escludendo mansioni che richiedono studi nella medicina umana, dentaria e veterinaria, servono soprattutto a rendere più dure le condizioni da soddisfare dopo il passaggio al Servizio Civile per coloro che lo scelgono ad un dato punto del loro Servizio Militare.
Tutto ciò ha il chiaro scopo di tamponare maldestramente il dissanguamento dell’esercito da ufficiali di medio e basso rango che scelgono di passare al Servizio Civile. Un dissanguamento sul quale ci si dovrebbe interrogare in merito alle cause profonde: l’aumento delle adesioni a quest’ultimo è lo specchio delle volontà di una generazione che vuole una Svizzera neutrale e antimilitarista!
Gli attacchi ad un’alternativa importante come quella del Servizio Civile si inseriscono all’interno di un quadro di crescente militarismo e autoritarismo nel quale i nostri giovani sono la principale vittima. Gli attacchi (non solo sul piano giuridico) agli obiettori di coscienza, la nuova propaganda bellicista sempre più incalzante e aggressiva e le proposte anche in seno all’esercito sull’invio di soldati all’estero per addestramenti nelle strutture NATO e missioni sotto la sua egida come la KFOR sono all’ordine del giorno.
Queste decisioni a loro volta rientrano nei piani della borghesia atlantista che sempre più spinge il nostro Paese fuori dalla sua neutralità per avvicinarsi all’Unione Europea e alla NATO, i cui scopi sono e sono stati tutto meno che pacifici.
Come Gioventù Comunista non rivendichiamo solamente una marcia indietro nello smantellamento del Servizio Civile, ma una vera e propria inversione di rotta! Dichiarare guerra all’unica alternativa che permette ai giovani di mettersi al servizio della collettività senza sparare dimostra un’intollerabile ostilità del nostro governo allo spirito pacifista e antimilitarista che unisce migliaia di coraggiosi obiettori di coscienza; soprattutto se lo scopo è potenziare un esercito già sovradimensionato che è ormai al soldo di alleanze straniere. Ce ne facciamo poco della paradossale retorica della “sicurezza”: se il nostro governo è davvero preoccupato della grave situazione internazionale riprenda in mano la sua reputazione diplomatica e riaffermi la neutralità svizzera!