Cassa malati: il conto lo paghiamo noi

Amalia Mirante, deputata di Avanti con Ticino&Lavoro
Ognuno voterà come crede, e ci mancherebbe. Ma per farlo serve trasparenza. Il problema dei premi di cassa malati è reale; la soluzione proposta, purtroppo, no. Con una mano si dà, con l’altra si toglie. Le soluzioni semplici a problemi complessi non esistono. E lo ammettono gli stessi iniziativisti: i conti non tornano.
Nel primo anno al Cantone servono almeno 300 milioni per i sussidi. Ma il Ticino non è Zugo: i soldi non ci sono. Nel 2027 il deficit sarà già sopra i 150 milioni. Gli iniziativisti cercano di tranquillizzarci: “non tutti chiederanno l’aiuto, quindi costerà meno”. Ma lo capite bene: se ho diritto a un sussidio e posso risparmiare, perché dovrei rinunciare? Lo Stato deve calcolare i costi per il 100% dei cittadini, non su una parte.
Quindi i milioni restano 300. E i premi crescono anno dopo anno. Nel 2027 i costi potrebbero essere già 330 milioni, l’anno dopo 350… e così via. Non ci sono studi seri sul medio periodo, solo calcoli sul primo anno.
Sul fronte entrate non va meglio. Aumentarci (a noi cittadini) le imposte del 10% porta 150 milioni, ma ne mancano altri 150. Si pensa ai 40 milioni del valore di stima degli immobili: peccato che sono già in bilancio per scuole, asili, ambiente e metà appartengono ai Comuni. Cosa facciamo, glieli togliamo?
Ultima idea: alzare l’imposta sulla sostanza dal 2.5‰ al 3.5‰. Ma così si rimettono in discussione accordi già votati con la riforma fisco-sociale, rischiando di far saltare i contributi delle aziende che oggi sostengono asili nido e rette delle famiglie.
C’è poi l’effetto incentivi: se tanto paga lo Stato, i cittadini non cercheranno più la cassa meno cara e le casse malati non avranno più interesse a proporre anche premi più bassi. Risultato: ancora meno concorrenza e spesa sanitaria che continua a crescere.
Insomma, anche con l’aumento delle nostre imposte, mancano ancora almeno 150 milioni. La politica li prenderà da qualche parte: o con nuove imposte per tutti o, più probabilmente, tagliando beni e servizi. E i tagli, come sempre, colpiranno i più fragili: scuole, anziani, sociale, cultura, ambiente. Nessuno resterà escluso.
Fare politiche che rischiano di far deragliare le finanze dello Stato non è un gioco. È un esercizio serio, non uno slogan. Prima servono analisi solide, poi proposte. Dove sono queste analisi?
Alla fine, la scelta è nostra. Ognuno voterà come crede. Ma è giusto sapere come andrà a finire: il conto non sparisce. Non lo pagheremo più nella fattura della cassa malati, lo pagheremo con le imposte, con le rette degli asili nido e delle case anziani. Nessun fantomatico miliardario correrà in nostro soccorso. Noi cittadini dovremo salvarci da soli.