FM: la gente va accompagnata, non forzata!

Sara Demir, Deputata al Gran Consiglio (il Centro).
La transizione dalla radio FM (modulazione di frequenza, ovvero la tradizionale trasmissione analogica) al DAB+ (la nuova tecnologia digitale) continua a far discutere. Dopo mesi di dibattito, il 9 settembre scorso il Consiglio nazionale ha approvato una mozione che chiede al Consiglio federale di rimandare lo spegnimento definitivo delle frequenze FM, inizialmente previsto per fine 2026. La proposta è stata sostenuta con 124 voti favorevoli, 62 contrari e 8 astenuti.
Questa decisione trova il mio pieno sostegno. Si tratta di una scelta di realismo e attenzione verso la popolazione, non certo di nostalgia.
Non è una battaglia di retroguardia, ma di buon senso. Lo spegnimento delle frequenze SSR ha già mostrato, soprattutto in Ticino e in Romandia, un netto calo di ascoltatori. Il rischio è che un numero crescente di persone si rivolga a emittenti italiane o francesi, con un impatto diretto sulla coesione culturale e sull’accesso a un’informazione svizzera di qualità.
Un altro aspetto fondamentale è la realtà quotidiana di molte persone, me compresa: chi utilizza automobili più datate può ricevere solo l’FM. È una situazione concreta, che dimostra come la transizione al digitale non possa essere imposta con scadenze rigide, ma debba tenere conto delle esigenze reali della cittadinanza.
A ciò si aggiunge un altro dato importante: molti anziani o persone che vivono in zone periferiche faticano ad accedere facilmente alla tecnologia digitale. Abbandonare troppo in fretta l’FM rischia di tagliarli fuori da un servizio pubblico fondamentale, come l’informazione.
Capisco perfettamente che alcune emittenti si siano già preparate al cambio tecnologico, ma a volte è necessario guardare al bene comune. Prolungare il termine significa permettere anche alle radio più piccole di affrontare il cambiamento senza essere escluse. È una forma di solidarietà, oltre che una misura di buon senso.
Allungare i tempi vuol dire accompagnare meglio la popolazione, sostenere il pluralismo dell’offerta radiofonica e non lasciare indietro nessuno.
Già nel 2021, il nostro allora presidente di partito Gerhard Pfister aveva portato la questione al Consiglio federale. Oggi sono lieta che anche il collega Giorgio Fonio, oltre alla maggioranza dei consiglieri nazionali del Centro (23 su 31 presenti) abbia sostenuto la mozione: è la conferma che il nostro partito continua a difendere i bisogni concreti del Ticino e delle regioni di confine.
