Non è un Ticino per chi è cresciuto in Ticino

Evaristo Roncelli, gran consigliere Avanti con Ticino&Lavoro
Oggi l’Ufficio di statistica ha pubblicato il Notiziario statistico Ustat: Popolazione residente permanente, Ticino, 2024. A prima vista, i dati sembrano rassicuranti: la popolazione aumenta di 1.183 persone rispetto al 2023. Ma basta grattare la superficie per scoprire che questo “più” non è affatto una buona notizia. È come riempire una vasca bucata: l’acqua entra, ma scappa da sotto.
Le nascite calano ancora, i decessi restano alti. Il saldo naturale è negativo per il terzo anno consecutivo. La crescita arriva solo dall’immigrazione: giovani dalla Lombardia e pensionati dalla Svizzera tedesca. Intanto, centinaia di ragazzi cresciuti in Ticino fanno le valigie per la Svizzera interna, attratti da stipendi migliori e prospettive più stabili. E non finisce qui: anche molti pensionati ticinesi scelgono di trasferirsi all’estero, perché con le rendite che hanno qui non riescono più a far quadrare i conti.
Il risultato? Un Ticino che cresce di numero, ma soprattutto di capelli bianchi: quasi un quarto della popolazione ha superato i 65 anni. Un Cantone che rischia di svuotarsi delle sue energie migliori, come una squadra di calcio che perde tutti gli attaccanti e resta solo con i difensori: puoi reggere per un po’, ma senza chi segna, la partita è persa.
E qui arriva la parte più difficile da digerire: il Consiglio di Stato sembra non avere un piano. Nessuna strategia di attrattività territoriale, nessuna politica che spinga i giovani a restare o tornare, nessuna visione per sostenere chi vuole fare famiglia. È come se la casa stesse bruciando piano piano e chi dovrebbe chiamare i pompieri guardasse il fumo dalla finestra.
Se non invertiamo la rotta, il rischio è trasformare il nostro Cantone in un dormitorio o, peggio, in una grande casa di riposo. Servono coraggio, idee nuove e scelte concrete per dare ai nostri figli un motivo per restare.