La crisi della democrazia al centro dell’incontro dei partiti giovanili

Giovani Verdi liberali e giovani del Centro
LUGANO - La democrazia sta vivendo una crisi globale da almeno 15 anni, lo affermano i numerosi istituti di ricerca che si occupano del tema. Dopo decenni nei quali decine di paesi sono passati da regimi autoritari a governi democratici, oggi la tendenza si è invertita e in ben 45 paesi la qualità della democrazia è in declino.
Lunedì sera a Lugano tutti i partiti giovanili ticinesi, dalla destra alla sinistra, si sono ritrovati all’USI per discutere di questa crisi mondiale. Alla conferenza, organizzata dai giovani verdi liberali e dai Giovani del Centro e moderata dalla giornalista RSI Sofia Stroppini, hanno partecipato l'ambasciatore svizzero in Italia Roberto Balzaretti, il giornalista Federico Tafuni e Fabio Angiolillo, ricercatore all'istituto internazionale V-Dem che annualmente misura lo stato di salute della democrazia di paesi di tutto il mondo.
Dalle Americhe all'Asia passando per Africa e Europa, le libertà e le istituzioni che sono alla base della democrazia vengono sistematicamente attaccate da politici con inclinazioni autoritarie. Processi elettorali liberi, indipendenza del potere giudiziario, libertà di pensiero, libertà accademica e libertà di stampa: sono queste le basi invisibili sulle quali poggia ogni democrazia e che se vengono a cadere segnano il passaggio a un sistema autoritario. E proprio queste fondamenta vengono sempre più spesso attaccate, dall'Ungheria di Orban, nella quale i media non sono più liberi, all’El Salvador, che si è trasformato in uno stato di polizia, passando per la Polonia, che sotto il governo del partito nazionalista PiS aveva eliminato l'indipendenza dei giudici, e decine di altri paesi.
Nella discussione, che ha dato la possibilità a esponenti di tutti i partiti giovanili di confrontarsi con Balzaretti e Tafuni, è emerso che alla crisi si possono dare differenti interpretazioni. Tuttavia, molto più importante è il segnale che i partiti giovanili hanno dato ritrovandosi tutti insieme. Il messaggio è chiaro: di fronte alla crisi democratica globale, i giovani non vogliono restare spettatori, e vi è la volontà condivisa di migliorare la situazione. Si tratta di un gesto forte, che parla di un amore comune per la democrazia, della volontà di dialogare anche con chi ha un’opinione diversa, e del riconoscimento di interessi comuni in difesa dei quali non solo possiamo, ma dobbiamo fare fronte comune. Un segnale che, in un’epoca caratterizzata da una sempre più forte polarizzazione, ci auspichiamo venga raccolto anche dai partiti non giovanili.