Minorenni in crisi, adulti in ricorso: la pedopsichiatria non può aspettare

Valentina Mühlemann già candidata Avanti con Ticino&Lavoro
Siamo a settembre: i ragazzi sono tornati a scuola da una settimana. Dopo un’estate segnata da episodi di disagio giovanile, qualcuno tirerà un sospiro di sollievo: “almeno durante le lezioni non fanno danni in città”.
Purtroppo, i problemi si spostano nelle aule scolastiche e rendono difficile lo studio ai compagni e il lavoro ai docenti.
Una parte della soluzione c’è: la Pedopsichiatria a Bellinzona. Il progetto è pronto, il credito approvato, eppure c’è chi continua a mettere i bastoni tra le ruote.
Ma andiamo con ordine. Al momento i ragazzi vengono accolti all’ultimo piano dell’ospedale Civico di Lugano. Purtroppo, i posti sono estremamente limitati (cinque posti letto) e la struttura non permette un lavoro ad-hoc per garantire a più pazienti un percorso sereno di guarigione. Da dicembre inizieranno i lavori di ristrutturazione e i ricoveri saranno trasferiti a San Pietro di Stabio. Qualche posto in più, ma comunque una risposta insufficiente. La possibilità di potersi appoggiare alla Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio rimane concreta, ma è evidente che il ricovero di ragazzi di al massimo 16 anni in una realtà così è estremamente inadatto.
Questi giovani sono estremamente fragili. Soffrono di dipendenze, depressione, disturbi alimentari e altre patologie che richiedono la vicinanza immediata di un ospedale pediatrico attrezzato per le urgenze. Per questo Bellinzona è la sede ideale: il San Giovanni è a pochi minuti, una differenza che può salvare la vita in caso di tentato suicidio. Argomento delicatissimo da affrontare, ma che non può essere sottaciuto.
In Ticino gli ospedali sono diffusi su tutto il territorio, ma tutte le pediatrie sono state centralizzate a Bellinzona. Perché allora la pedopsichiatria non trova posto proprio qui, nell’unica città pronta a intervenire subito in caso di urgenza? Il piano regolatore prevede in quell’area una struttura residenziale. È vero. Ma con una deroga la costruzione sarebbe possibile. E, in ogni caso, la salute dei nostri figli vale più di un cavillo burocratico.
Il 3 agosto abbiamo letto tutti della brutale aggressione avvenuta alla Pensilina: quattro delle cinque persone coinvolte sono minorenni. Nello stesso periodo abbiamo letto di giovani che si sono allontanati dal proprio domicilio o dalle strutture di degenza. Eppure, nonostante questi fatti, alcuni hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la struttura, peraltro provvisoria, prevista a Bellinzona.
Mettetevi una mano sul cuore e lasciate lavorare chi in questi ragazzi ci crede ancora. Non possiamo permetterci di aspettare il nuovo ospedale alla Saleggina. Di questo passo, non sappiamo nemmeno se i lavori partiranno mai.
Il problema non sono i giovani che sbagliano. Il problema sono gli adulti che non offrono possibilità, ma solo giudizi e critiche.
Ogni giorno che perdiamo senza agire è un giorno in cui un ragazzo rischia di non ricevere l’aiuto che gli serve. Non possiamo più permettercelo.