I dazi USA necessitano un sussulto di dignità nazionale, non di sottomissione!

Partito Comunista
La Festa Nazionale del 1° Agosto è stata macchiata quest’anno dall’annuncio che gli Stati Uniti (USA) imporranno una stangata con dazi del 39% sui prodotti svizzeri. Costi che, evidentemente, saranno fatti pagare ai cittadini, lavoratori e consumatori, del nostro Paese. Già si prevedono infatti tagli di posti di lavoro, ricorso al lavoro ridotto e calo del volume salariale.
Questa notizia era però prevedibile e dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che lo spessore politico dei membri del Consiglio federale e dei negoziatori responsabili del nostro Paese è ormai talmente basso che qualsiasi “repubblica delle banane” può ricattare la Svizzera: figuriamoci quindi se non lo fanno gli USA, che hanno bene in chiaro la strategia per imporre i propri interessi imperialistici!
Gli USA sono un partner totalmente inaffidabile eppure, a causa delle sanzioni “boomerang” alla Russia, anche la Svizzera si è sciaguratamente legata mani e piedi a Washington. La risposta a tutto ciò, ovviamente, non può essere quella avanzata dal Partito Socialista, dai Verdi e da alcuni politologi liberal slegati dal mondo reale vissuto dalla classe lavoratrice: avvicinarsi ancora di più all'UE - che ha già capitolato agli USA - sarebbe infatti come cadere dalla padella alla brace e illudersi che il grande capitale di Bruxelles possa rappresentare un'alternativa al sistema atlantico in cui in realtà è totalmente integrato, ancora di più dopo il certamente poco esaltante incontro UE-Cina recentemente aperto e subito chiuso a Pechino.
La risposta di Berna deve essere al contrario un sussulto di dignità nazionale e, nel concreto, attuare le seguenti cinque decisioni forti ma politicamente fattibili:
1) Fare subito carta straccia del contratto di acquisto degli aerei militari americani F-35A che, fra l’altro, costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale a causa del vincolo informatico che li costringe a terra senza previo accordo di Washington.
2) La Svizzera deve ritirarsi dalle sanzioni “boomerang” contro la Russia e ristabilire una credibile politica di neutralità integrale in particolare rispetto alla NATO.
3) La Svizzera deve rimpatriare il proprio oro depositato negli USA o nei Paesi che ne subiscono direttamente i ricatti (Canada e Regno Unito compresi) e garantire che le riserve auree della Confederazione non lascino il territorio nazionale. Analogamente bisogna ritirare l'appalto concesso alla banca statunitense che attualmente gestisce i 40 miliardi di franchi del Fondo di compensazione AVS-AI-IPG.
4) La Banca Nazionale Svizzera deve drasticamente diminuire la propria esposizione in Dollari statunitensi e, come rivendicato dal nostro Partito fin dal 2015, al contrario diversificare la propria esposizione valutaria nel rispetto della nuova configurazione geo-monetaria internazionale.
5) Occorre insomma capire che la dipendenza economica della Confederazione dal mercato atlantico è tutt’altro che lungimirante: è giunto il momento di accelerare il processo di diversificazione dei partner commerciali, finanziari ed economici aprendoci ai BRICS e all’Unione Economica Eurasiatica.