L'osteria dell'Indipendenza è tornata


Stephanie Brenta, una cittadina luganese di 97 anni
Stephanie Brenta, una cittadina luganese di 97 anni
In casa Chiattone c'è una bellissima osteria, ideata e arredata con arte da Mario Chiattone.
Ho sentito che l'hanno riaperta e mi vedo, nel 1944 sedicenne, bere un caffè da "loro" con Alberto, il giorno dell'inaugurazione.
Loro erano i coniugi Bocchi, dai quali continuai ad andare, anche dopo sposata, per l'eccellente cucina della signora Anita e dei prezzi contenuti!
Ci si sentiva a casa. L'arredo era particolare per un'osteria, era molto accogliente e bella. C'era un ambiente divertente, pettegolo e polemico, soprattutto alla tavola in fondo a sinistra, sopra la quale pendeva dal soffitto una grandissima forbice dorata molto allusiva. Quella tavola era riservata agli attori e musicisti della radio della Svizzera italiana la cui sede, oggi, è diventata il Teatro Foce.
Tra i nomi c'era anche il maestro Edwin Löhrer, famoso internazionalmente per i suoi cori di musica barocca e di tanti altri che mi sarebbe difficile enumerare. Franco - mio marito - che sporadicamente parlava alla radio era ammesso a quel tavolo e io mi divertivo alle punzecchiature che giravano. Ritrovavi lì tanti luganesi che frettolosamente si bevevano un cicchettino.
Nel 1962 la radio della Svizzera italiana traslocò nella nuova sede a Besso e con lei tutta l'allegra tavolata. Nel 1970 i Bocchi cedettero il locale, la signora Anita non ce la faceva più. A me rimase la ricetta del suo favoloso roastbeef che mi aveva confidato. E così si chiuse un'epoca.
La nuova osteria ha cambiato nome. Quello storico di Mario Chiattone, architetto e artista conosciutissimo, pare non vada più bene... . Tutto così! Altro pezzo di storia che se ne va.
Dietro la casa Chiattone, in via della Roggia, oggi via Frasca, c'è un'altra loro bella costruzione. Era abitata da quel fantastico biologo che fu il dottor Vero Castelli, suo fratello medico, mi curò nel periodo che abitavo lì sopra la numerosa famiglia Minotti. Lì c'era anche la sede della S.E.F. I. Film, della famiglia Marzocchi.
Faccio i nomi. Forse c'è ancora qualcuno che ricorda questi amici di sempre.
Uscendo dall'osteria il tuo occhio cadeva su Piazza Castello. Lì dove ora c'è il ristorante del Parco Ciani c'era la fila delle casermette, alloggio dei nostri pompieri che confinava con la piazza piena di enormi ippocastani verdi che oscuravano il cielo dando ombra al mercato del martedì dove tutti i contadini delle valli ci portavano i loro prodotti.
Al centro della piazza, dietro a un cancello sempre aperto, scorgevo Villa Ciani circondata dalle belle scuderie.
Tutto questo sparì quando si fabbricò l'asettico Palazzo dei Congressi che avrebbe benissimo potuto essere costruito al Campo Marzio, più spazioso e idoneo. E così, passo a passo, Lugano è stata sistematicamente trasformata.
Lo sapete perché quella piazza si chiama Piazza Castello? Perché Lugano fino al 1517 aveva un grande castello sforzesco, con quattro torrioni circolari che occupava lo spazio che parte dal fiume Cassarate e che copriva tutto il Parco Ciani. Fu distrutto dagli svizzeri nel 1517, ma questa è un'altra storia della piccola e temeraria Lugano di allora.