Lettera aperta ai Giovani del Centro: per Gaza la moderazione non basta!

Gioventù Comunista
Care/i Giovani del Centro,
è recentemente apparsa su diversi portali di informazione una vostra risoluzione riguardo a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza in cui giustamente perorate la pace e la protezione della popolazione civile.
Come Gioventù Comunista siamo soddisfatti di notare che una parte importante della realtà politica ticinese e svizzera ha deciso, dopo più di 600 giorni di massacri, di accennare una presa di posizione nei confronti della sistematica violazione dei diritti umani che il regime sionista di Israele sta compiendo nella Striscia di Gaza ai danni della popolazione palestinese.
Il nostro apprezzamento si estende a tutti quei movimenti che nelle ultime settimane si sono accorti che Israele da quasi due anni sta portando avanti un genocidio, sebbene spesso si fatichi ancora a definirlo tale.
Con questa premessa, ci permettiamo di rivolgerci a voi, Giovani del Centro, per sottolineare che la vostra moderazione purtroppo non è e non sarà sufficiente. Manifestare solidarietà a parole, condannare la violenza in ogni sua forma ed auspicare che la Svizzera giochi un ruolo nella diplomazia sono ovviamente tutte azioni e dichiarazioni che dimostrano un grande spirito di umanità che apprezziamo. Tuttavia, sarebbe bene ricordare che, se si vuole sperare di fermare il massacro, è assolutamente necessario riconoscere una serie di dati prettamente politici, elencati di seguito e purtroppo assenti nella vostra risoluzione.
· La neutralità, da voi elevata giustamente a «pilastro fondamentale della nostra identità», sarà effettiva unicamente quando il nostro paese riconoscerà lo Stato di Palestina, come rivendichiamo da ben prima del 2023. Senza insistere su questo aspetto è sostanzialmente inutile sperare che la Svizzera giochi un ruolo nella diplomazia. Come può infatti mediare fra due parti quando una delle due non viene nemmeno riconosciuta dal nostro governo federale in cui siede anche il Centro?
· Neutralità significa anche tenersi alla larga da UE e NATO, corresponsabili del genocidio in quanto forniscono ad Israele copertura mediatica, finanziaria, militare ed economica. Dal momento in cui Berna va nella direzione opposta, dire no ad entrambi significa opporsi ad una Svizzera complice del massacro!
· Quella palestinese è una lotta di liberazione nazionale contro l’oppressione portata avanti dal 1948 dai vari governi sionisti che si susseguono da generazioni. Di fronte a fatti così concretamente tragici le soluzioni al conflitto non possono in alcun modo essere approssimative o praticamente assenti come quelle da voi fornite. Vi esortiamo a riconoscere che la causa centrale del conflitto è l’ideologia sionista, in virtù della quale Israele ha costruito e sta attuando il suo progetto coloniale in Medio Oriente. L’unico modo per fermare questa tragedia secolare non è tanto la caduta del solo governo Netanyahu (dato che i suoi predecessori gli hanno fornito numerosi esempi per ciò che sta attuando oggi a Gaza ed in Cisgiordania) né una vaga mediazione, bensì la totale delegittimazione e sconfitta del sionismo sia all’interno della società israeliana sia isolando le sue infiltrazioni nelle società occidentali.
La causa palestinese è prima di tutto una causa politica. Castrarla di questo suo attributo per renderla una causa unicamente etica ed umanitaria non risolverà né la questione politica né tantomeno quella riguardante i diritti umani.
La Gioventù Comunista continuerà a sostenere la causa palestinese in maniera coerente e concreta, evitando parole di circostanza che purtroppo per Gaza servono a poco. Su questa base speriamo, nonostante le rispettive peculiarità, di poterci trovare uniti.
Sperando apprezziate lo spirito di dibattito aperto e franco che abbiamo scelto, vi salutiamo cordialmente.