Delitto di Luino, dal «se lo meritava» alla «profonda sofferenza»

Il 25enne resta per ora dietro le sbarre del Miogni, la casa circondariale di Varese. Oggi è atteso il colloquio con il giudice che, quasi certamente, deciderà per la misura cautelare in carcere.
VARESE - C'è sicuramente un conflitto interiore con il quale sta facendo i conti il 25enne, dietro le sbarre a Varese per aver ucciso il padre 57enne nell'abitazione della madre, a Luino. Formalmente il giovane sarebbe per ora solo accusato del delitto, ma la sua responsabilità non è mai stata messa in discussione e avrebbe in parte già confessato.
Quantomeno con quel «se lo meritava», che secondo i media italiani sarebbe stato pronunciato davanti agli inquirenti prima di chiudersi in un profondo mutismo. Dietro alle mura del Miogni, la casa circondariale varesina a due passi dal centro storico della cittadina di confine, il 25enne ha avuto qualche notte per riflettere sul gesto compiuto, in attesa della convalida del provvedimento che lo vedrà certamente privato della libertà, in attesa di giudizio, in quanto ritenuto pericoloso. Il timore è inoltre che possa scappare in Svizzera, dove risiede, rifuggendo la giustizia italiana.
Stando al portale VareseNews, nella giornata di ieri il ragazzo ha incontrato il suo legale. Non un difensore tra i tanti, ma Eugenio Losco, che ha curato gli interessi di imputati di spicco come Ilaria Salis o il terrorista anarchico Alfredo Cospito. Per ora, spiega l'avvocato, il suo cliente non ha voluto parlare: «ancora non ce la fa», sottolinea. Il giovane accetta tuttavia la difesa, «anche se sta attraversando un momento di sofferenza estrema».
Per la giornata odierna in ogni caso è atteso l'incontro con il giudice davanti al quale, forse, romperà questo mutismo per spiegare le ragioni di un gesto con il quale, è certo, dovrà fare i conti per il resto della vita.