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ARGOVIA

La 14enne ha usato due coltelli per uccidere l'amica

La Polizia argoviese ha pubblicato i primi risultati dell’indagine sul dramma di Berikon. E sul movente: «È stato analizzato dal punto di vista psichiatrico».
20min/Daniel Krähenbühl
Fonte RED
La 14enne ha usato due coltelli per uccidere l'amica
La Polizia argoviese ha pubblicato i primi risultati dell’indagine sul dramma di Berikon. E sul movente: «È stato analizzato dal punto di vista psichiatrico».

BERIKON - Due coltelli e diverse ferite da arma da taglio sul corpo della vittima. Sono emersi nuovi dettagli sul dramma avvenuto lo scorso 11 maggio a Berikon, nel Canton Argovia, dove una ragazza di 14 anni ha ucciso l’amica di un anno più grande.

L'indagine della Procura - «I primi risultati dell'indagine permettono di concludere che la 14enne, sospettata di omicidio, ha usato due coltelli. Sul corpo della vittima sono state rilevate diverse ferite da arma da taglio», ha precisato la Polizia argoviese in una nota. «Non ci sono indizi che facciano supporre una colluttazione reciproca».

La Procura sostiene che dopo l'omicidio la 14enne si sia inflitta delle ferite da sola. Entrambe le ragazze erano poi state trovate sanguinanti da passanti.

Le circostanze esatte del dramma sono però ancora al vaglio degli inquirenti. L'indagine non è ancora conclusa. «Il movente e il comportamento dell'imputata saranno esaminati nell'ambito di approfondite perizie psichiatriche». Esami nei quali saranno coinvolti esperti e specialisti che lavoreranno con la giovane attraverso colloqui approfonditi.

Le armi del delitto - Sulle armi del delitto invece la Polizia ha aggiunto che si tratta di coltelli comuni disponibili in qualsiasi negozio. «Niente di illegale».

Il delitto aveva all'epoca suscitato indignazione e sgomento. Erano emerse anche molte perplessità per come il diritto penale minorile svizzero si comporta in questi casi. Dubbi che avevano riacceso il dibattito. La giovane età dell'imputata "complica" infatti il lavoro della giustizia. La ragazza non rischia di finire dietro le sbarre, ma le verrà inflitta una pena consistente in un numero ancora indefinito di giorni di lavori socialmente utili.

La possibilità dell'istituto - «Poiché l'autore del reato è minorenne, sussiste una particolare esigenza di protezione, che comporta un obbligo assoluto di riservatezza da parte delle autorità», aveva spiegato all'epoca a 20 Minuten il portavoce della Procura argoviese Adrian Schuler.

Le autorità però non escludono la possibilità di possibili misure stazionarie, se necessario in strutture psichiatriche. «I ragazzi che hanno commesso reati così gravi - continua la Procura - vengono osservati e seguiti da vicino nelle strutture specializzate per un periodo di tempo prolungato. Il personale medico solo in seguito valuta la personalità del paziente e il potenziale pericolo». L'obiettivo? «Affrontare in modo profondo il reato commesso».

Chiarimenti psichiatrici - E sulle critiche e sulle perplessità emerse nelle settimane dopo il delitto la Polizia cerca di rassicurare. «Il ricovero in questi istituti per i ragazzi è molto più impegnativo della pena stessa. Si tratta di una limitazione importante della propria quotidianità associata a un lavoro terapeutico obbligatorio».

Una soluzione come questa può essere portata avanti fino al 25esimo anno d'età. In seguito possono subentrare misure legate al diritto civile.




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