«Non toccarmi con le tue mani sporche»

Il razzismo contro i giovani apprendisti è aumentato in modo esponenziale negli ultimi anni. Un'indagine di Unia evidenzia però le difficoltà nel denunciare.
BERNA - I casi di razzismo contro i giovani apprendisti sono aumentati del 35% negli ultimi anni. È quanto denunciato da un’indagine condotta dal sindacato Unia.
«Il datore di lavoro è sempre tenuto a proteggere i propri dipendenti dalle molestie razziste», ha spiegato alla SonntagsZeitung Giulia Reimann della Commissione federale contro il razzismo (CFR). «A maggior ragione quando si tratta di minori in formazione, che sono particolarmente vulnerabili».
La situazione, però, è ben diversa. Alcune aziende tendono a minimizzare gli episodi oppure li considerano casi isolati. Tuttavia, secondo l’ultimo rapporto sul razzismo, la discriminazione nel settore dell’istruzione è in crescita da due anni. Con 230 episodi segnalati, questo ambito è ora in cima alla lista. Le situazioni vanno da giudizi di parte nella valutazione o selezione, a commenti razzisti, fino a conflitti interpersonali anche molto gravi.
«Abbiamo tanti casi di donne con il velo a cui viene chiesto di toglierlo con commenti inappropriati», continua Reimann. È il caso, ad esempio, di una giovane donna che ha presentato domanda per un apprendistato come assistente dentale e che, durante il colloquio, si è vista rivolgere domande sulla sua fede religiosa. «Il dentista, anziché informarsi sulle mie competenze o motivazioni, voleva sapere quanto spesso prego e se rispetto il Ramadan», ha raccontato la ragazza a un centro di consulenza.
Gli esempi si moltiplicano. Una 17enne operatrice sanitaria, prima di recarsi presso la rete di consulenza contro il razzismo, ha sopportato per mesi i commenti di un paziente: «Non toccarmi con le tue mani sporche».
Tuttavia, i casi segnalati ai centri della rete di consulenza per le vittime di razzismo rappresentano solo una minima parte delle umiliazioni che i ragazzi devono sopportare. Il sindacato Unia ha condotto un’indagine su oltre mille apprendisti per conoscere le loro esperienze di discriminazione sul posto di lavoro. I risultati rivelano che il 35% degli intervistati ha vissuto episodi di razzismo durante il periodo di apprendistato — e uno su dieci li ha subiti in modo ricorrente. «Il razzismo non è un'eccezione, ma un fenomeno sociale e strutturale», spiega l'autrice dello studio Félicia Fasel alla SonntagsZeitung.
I giovani che sono a stretto contatto con clienti o pazienti sono i più colpiti, che si tratti di infermieri, addetti alle vendite o alla reception: «Chiunque interagisca quotidianamente con molte persone è più esposto ai pregiudizi quotidiani e al razzismo palese», continua Fasel.
Gli apprendisti con la pelle scura o con nomi non svizzeri sono particolarmente esposti. Ma anche gli apprendisti di origine araba, dell'Europa orientale o africana sono più frequentemente discriminati. Senza dimenticare l'appartenenza religiosa. «Le donne musulmane sono oggetto di ostilità con una frequenza superiore alla media».
Il razzismo si può manifestare in diversi modi e non sempre è chiaro ed evidente. I tirocinanti riferiscono anche di una sottile mancanza di rispetto. Un'apprendista parrucchiera, ad esempio, ha raccontato che l'azienda non le ha permesso di imparare a lavorare con i capelli afro.
Molti ragazzi però, per paura di ripercussioni, preferiscono non dire niente e ingoiare il rospo. Le autorità responsabili, come gli uffici di formazione professionale, sono infatti spesso sovraccariche di lavoro e lente a reagire.