Identità elettronica: fatta la legge scoperto l’inganno

Cristina Gianocca, membro di comitato di HelvEthica Ticino.
Quali pericoli si annidano dentro la legge dell’Id-e? Ve ne sono alcuni insormontabili di natura giuridica (art. 25 e 32) e altri generici, come il fatto che ogni sistema di Id-e è hackerato entro poche settimane dal lancio e che i dati rubati alla Fedpol approdano, come già accade, nel Darknet… Anche il fatto che l’Id-e conterrà una “immagine del viso” (art. 15 h) è preoccupante, perché non è una fotografia ma l’impronta elettronica facciale, che consente alle telecamere di nuova generazione di dire immediatamente chi sei.
La maggiore insidia nascosta nella legge è probabilmente legata a chi potrà chiederci di identificarci. Oggi solo le forze dell’ordine possono chiederci il passaporto. Ma poiché la legge non lo vieta, in futuro qualsiasi operatore del web potrà farlo, ad es. Google.
Perciò vi chiederanno l’Id-e e non potrete rifiutare. Big Tech continuerà, come oggi, a prelevare tutti i vostri dati, più o meno a vostra insaputa, ogni volta che eseguite qualche operazione online e, grazie all’Id-e, i vostri dati saranno corredati da nome e cognome. Big Tech potrà quindi dimostrare tutto ciò che avete fatto, detto, acquistato, dove siete stati, con chi e così via. Questo anche perché avrete sempre con voi il telefonino, che farà da passaporto e mezzo di pagamento.
Immaginiamo cosa potrebbe significare tutto ciò, alla luce dell’esperienza Covid, quando il Consiglio federale si era ben guardato dall’imporre un obbligo vaccinale, ma aveva autorizzato qualsiasi datore di lavoro senza conoscenze mediche a farlo, mentre al contempo stipulava contratti segreti con Big Pharma per 80 milioni di dosi e oltre un miliardo di franchi... Se allora avessimo già avuto l’Identità elettronica, non ci sarebbe stato bisogno del Pass Covid, né di assumere un esercito di persone per il contact tracing: tutte queste cose sarebbero state fatte in modo automatico sui nostri cellulari. E non avremmo nemmeno dovuto decidere quando andare in farmacia a testarci: il telefonino ce lo avrebbe intimato e avrebbe informato la polizia se non lo avessimo fatto, come l’avrebbe informata se ci fossimo incontrati in più di cinque persone a Natale o se avessimo passeggiato in riva al lago.
Sembra ancora impossibile? Non direi, dopo l’esperienza Covid, o perlomeno non più di quanto sembrasse inverosimile nel dicembre 2020 l’idea che ci avrebbero chiusi in casa, che ci avrebbero vietato di andare a lavorare (sic!) e di andare a scuola, di comperare le merci esposte sugli scaffali se non si trattava di beni di prima necessità, di stare a un metro l’uno dall’altro (senza la minima prova scientifica dell’utilità di queste stupidaggini), di incontrare i nostri familiari a Natale e addirittura di vietare agli Svizzeri tedeschi di venire in Ticino a Pasqua!
E ora facciamo due più due. Le organizzazioni che oggi spingono in tutto il mondo per introdurre l’Identità elettronica sono le solite: WEF, BIS, ONU, e tutti i «filantropi». Le stesse persone che avevano ripetuto per decenni la loro intenzione di vaccinarci.
Cos’altro dicono? Che dobbiamo vivere in città di 15 minuti, che non dobbiamo viaggiare perché non è sostenibile, che siamo mangiatori inutili, che non essendoci lavoro ci tengono a bada con droghe e videogiochi, che non dobbiamo mangiare carne ma insetti, che in futuro non possederemo nulla e saremo felici, che oggi come oggi possono imporci qualsiasi regola grazie all’informatica e che di conseguenza non c’è più bisogno del denaro, che vogliono modificare il nostro corpo e la nostra genetica grazie a impianti tecnologici e altre tecniche. Tutte queste cose ce le dicono e ce le ripetono a tutti i loro numerosi congressi. Quindi?
Come diceva mia nonna, meglio prevenire che curare: votate NO il 28.09.