Ennesima stangata sui premi LAMal. Votiamo sì all'iniziativa 10%

Secondo il membro del Comitato Centrale del Partito Comunista «è il primo passo concreto per contrastare una governance sanitaria fallimentare»
Oggi è arrivato l’annuncio, tanto atteso quanto prevedibile, di un aumento del 7,1% dei premi LAMal per il 2026 in Ticino. Una stangata inevitabile? Sì, se si continua a sostenere un modello di governance fallimentare come quello attuale. Un sistema che favorisce gli interessi particolari, a scapito del potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. Ma un’alternativa è possibile?
Se l’aumento riflette i costi della salute e del sistema sanitario, l’aumento della spesa sanitaria non è di per sé motivo di allarme: rispetto ai paesi confinanti, la spesa della Svizzera resta contenuta. Nel 2023 la spesa sanitaria come percentuale del PIL per la Svizzera si attestava all’11.8%, mentre quella della Germania al 13.2%, dell’Austria al 13.1% e della Francia al 12.5%. Come gli altri paesi, anche la Svizzera affronta sfide strutturali: l’invecchiamento della popolazione, i progressi biomedici e l’evoluzione delle cure rendono inevitabile una crescita della spesa sanitaria. Le autorità federali hanno recentemente pubblicato scenari settoriali che confermano una crescita significativa del settore sanitario. Tuttavia, a preoccupare non dovrebbe essere l’aumento della spesa, ma la stagnazione dei salari e l’erosione del potere d’acquisto, che portano a una pauperizzazione crescente della popolazione.
Questi dati mal si conciliano con la narrativa dominante sulle questioni sanitarie. Sempre più spesso, i pazienti vengono colpevolizzati e le responsabilità scaricate sui singoli. Questa retorica scoraggia la prevenzione e limita l’accesso alle cure. Le fasce socioprofessionali più vulnerabili, spesso colpite da malattie professionali croniche non riconosciute dalla LAINF, ne subiscono gli effetti più gravi sul piano finanziario, ma anche sul piano sanitario: problemi articolari, dolori lombari o disturbi psichici da stress. Così, mentre molti si impoveriscono, altri lucrano sul sistema sanitario. È innegabile l’arricchimento di chi opera nel settore biomedico e sanitario a scopo di profitto. Colossi farmaceutici come Novartis sostengono, a torto, che la Svizzera non promuova sufficientemente il settore, proponendo di aumentare i costi dei medicinali, mentre le cliniche private generano un’offerta eccessiva di cure specialistiche orientata al guadagno. Un atteggiamento arrogante e irrispettoso rispetto a chi ogni mese deve coprire delle spese sempre più insostenibili!
Il problema non risiede esclusivamente nella prescrizione (generici o originali) e nel costo dei farmaci oppure nella fornitura di prestazioni mediche: è radicato nel modello di governance. La responsabilità di questo disastro per le tasche dei pazienti? È squisitamente politica. Il sistema attuale, borghese e liberale, permette a interessi particolari di prevalere sull’interesse generale. Prendiamo ad esempio di TARMED, la “bibbia” tariffaria del sistema sanitario. Uno strumento completamente delegato a un gremio che rappresenta gli interessi corporativi dei medici e delle casse malati, in cui lo Stato interviene solo come “arbitro” in caso di controversie.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, TARMED non è uno strumento neutrale di regolazione: è uno strumento strategico di pianificazione del settore sanitario. Il risultato? Percorsi clinici più costosi e complessi, senza un reale beneficio per il paziente. Dietro l’apparenza di un listino tecnico, TARMED è la chiave che decide chi guadagna, chi perde e quale medicina viene incentivata. Credere che lo Stato non debba possedere e utilizzare questo strumento nell’interesse pubblico significa lasciare al settore privato il potere di strutturare l’offerta sanitaria e determinare la domanda di cure. Peraltro, l’introduzione di EFAS, nelle condizioni attuali, rischia di favorire ancora di più le cliniche private specialistiche e la logica del profitto, a scapito della sanità pubblica. TARMED ed EFAS sono a tutti gli effetti uno strumento di mercificazione di un diritto fondamentale: quello di farsi curare.
Per rafforzare l’interesse pubblico nel settore sanitario, è fondamentale che lo Stato assuma un ruolo più attivo sia come fornitore di prestazioni, sia come pianificatore. L’Iniziativa per il 10% aumenta la pressione sul Cantone, obbligando il Governo ticinese a controllare meglio la spesa sanitaria, permettere un finanziamento più equo dei costi sanitari e un rafforzamento del potere d’acquisto delle fasce medio-basse; e traccia un primo passo verso un modello di governance funzionale e realmente pubblico.
I margini di manovra esistono. Dal 2023, una modifica alla LAMal permette ai Cantoni di sperimentare progetti pilota. Il Canton Vaud, che ha introdotto il sistema del 10% nel 2019, ha dimostrato che con volontà politica è possibile intervenire maggiormente sul tema delle tariffe, offrendo percorsi terapeutici pubblici di qualità a prezzi forfettari. Questo dimostra che le tariffe non sono intoccabili e che il sistema sanitario può cambiare se l’interesse pubblico prevale.
L’approvazione dell’Iniziativa per il 10% è un messaggio politico forte che impone alle autorità pubbliche di agire. Un primo passo in vista di un reale cambio di governance pubblica della salute. È sempre più evidente: una cassa malati unica a livello federale, con premi proporzionati al reddito, rappresenterebbe pragmaticamente la riforma necessaria verso un sistema equo e sostenibile! Mancano solo 5 giorni per fare la scelta giusta: votare “SI” all’Iniziativa per il 10%!