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MARCO CHIESA

Un’eredità da conservare

Riflessione del Consigliere agli Stati e Municipale di Lugano sulla ricorrenza del primo agosto
20min/Matthias Spicher
Un’eredità da conservare
Riflessione del Consigliere agli Stati e Municipale di Lugano sulla ricorrenza del primo agosto

Il Primo d’agosto è più di una ricorrenza storica: è un momento in cui ci fermiamo per riscoprire da dove veniamo, per ricordare chi siamo, e per riflettere su dove stiamo andando. In questa giornata celebriamo la nascita della Confederazione del 1291, quando tre cantoni alpini, in un gesto di coraggio e determinazione, decisero di unirsi per difendere la loro libertà, la loro autodeterminazione e la loro indipendenza. Quei valori fondanti sono ancora oggi il cuore pulsante della nostra identità nazionale.

Ma ogni generazione è chiamata a proteggere ciò che ha ereditato. La Svizzera di oggi affronta sfide significative. La neutralità, che ci ha garantito sicurezza e rispetto, viene sempre più spesso messa in discussione da pressioni esterne e da chi, in Patria, non riconosce più il nostro ruolo del mondo, quello di costruttori di ponti. L’Unione europea e le sue istituzioni, pur non facendone parte, ci chiedono di adattarci ai loro standard, alle loro decisioni, ai loro giudici. Accettare passivamente questo orientamento significherebbe abdicare alla nostra sovranità e mettere a rischio la democrazia diretta, cioè il fondamento stesso del nostro modello politico.

La Svizzera può restare libera solo se continua a decidere da sola e non svuoterà di contenuto la sua democrazia diretta. Nessuno difenderà i nostri interessi meglio di noi stessi. E la storia ci ha sempre dato ragione. La forza della Svizzera non è mai venuta dalla sua grandezza, dal suo esercito o dalle sue risorse naturali. La forza della Svizzera è venuta dalla sua coesione, dalla sua volontà di restare indipendente, dalla responsabilità dei suoi cittadini e dalla capacità delle sue istituzioni di funzionare dal basso verso l’alto, non dall’alto verso il basso. I politici possono essere continuamenti corretti dai cittadini grazie a sistemi come il referendum e l’iniziativa popolare. In nessun altro Paese del mondo la democrazia è così sviluppata.

Un’altra sfida decisiva riguarda il flusso migratorio che sta subendo il nostro Paese. La Svizzera si avvicina rapidamente ai dieci milioni di abitanti. Ogni anno circa 100'000 persone, al netto delle partenze, si insediano su suolo svizzero. Questo pone interrogativi profondi: come garantire la qualità di vita, l’accesso all’alloggio, la sostenibilità delle nostre infrastrutture e la coesione sociale? Un’immigrazione non regolata rischia di compromettere non solo il mercato del lavoro, ma anche la nostra cultura, la nostra sicurezza, e in ultima analisi, la nostra libertà. La Svizzera ha sempre saputo integrare chi era disposto a rispettare le nostre regole e condividere i nostri valori. Ma oggi dobbiamo avere il coraggio di dire che non tutto è compatibile con il nostro modello di società. E non tutto è sopportabile e sostenibile per il nostro piccolo Paese.

In questo Primo d’agosto non celebriamo solo il passato: riaffermiamo un impegno. Il nostro impegno per un paese libero, sovrano e neutrale. Un paese che decide con la sua gente e che non si lascia imporre regole da organismi internazionali ai quali non ha delegato alcun potere. Un paese che non vuole diventare una colonia di Bruxelles né una pedina su scacchieri geopolitici che non ci appartengono.

Coltivare le nostre radici non significa chiuderci. Significa sapere chi siamo per sapere dove andare. E noi siamo la Svizzera: una nazione di cittadini liberi, responsabili, e orgogliosi di appartenere a una delle democrazie più solide del mondo.

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