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PIERO MARCHESI

Basta ipocrisia: il Dipartimento del territorio difende il lupo, non chi vive e lavora in montagna

Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino
Imago
Fonte red
Basta ipocrisia: il Dipartimento del territorio difende il lupo, non chi vive e lavora in montagna
Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino

Ancora una volta, il Dipartimento del territorio (DT) cerca di minimizzare l’impatto devastante del lupo sulle nostre montagne, scaricando ogni responsabilità sugli alpigiani. È un copione vecchio, ripetuto per mascherare anni di inerzia e una linea politica che ha sistematicamente anteposto l’ideologia ambientalista agli interessi concreti del territorio e di chi ci lavora.

Sotto la guida di Claudio Zali, il DT si è schierato apertamente a favore della protezione del lupo, sacrificando le attività agricole, gli equilibri sociali e la sicurezza degli allevatori. Ma il problema non è solo politico: è anche tecnico e amministrativo. Troppi funzionari del DT, chiusi nei loro comodi uffici di Bellinzona, si permettono di giudicare e biasimare chi ogni giorno si spacca la schiena in alpeggio. Da dietro una scrivania, con una visione burocratica e scollegata dalla realtà, si pretenderebbe di spiegare a chi vive la montagna come si conduce un gregge o si difende un pascolo. È semplicemente ridicolo.

La narrazione secondo cui gli animali predati non erano “adeguatamente protetti” è offensiva. È facile puntare il dito quando si è comodamente al sicuro, ma ben più difficile capire davvero cosa significhi lavorare in montagna, spesso senza copertura telefonica, senza vie d’accesso, con orari impossibili e risorse limitate. Se al DT qualcuno avesse mai passato più di qualche ora su un alpeggio, forse parlerebbe con più rispetto e meno presunzione.

Anche la strategia di dare la colpa a Berna non regge più. Da quando Albert Rösti è al DATEC, la Confederazione ha aperto ai Cantoni possibilità concrete di regolazione del lupo. Altri lo stanno facendo. Grigioni e Vallese, per esempio, agiscono. Qui invece si temporeggia, si rimanda, si alzano le spalle. Il Piano cantonale di gestione del lupo, voluto dal Gran Consiglio, non è ancora stato presentato. La scadenza è passata da mesi. E il silenzio è la conferma di una precisa scelta politica: non fare nulla, per non disturbare certi ambienti, che nel recente passato hanno fornito voti e che ora si aspettano la piena tutela del lupo.

Ebbene, se non si è in grado o – peggio – non si ha la volontà di gestire questo problema con coraggio e serietà, allora si può anche avere la decenza di farsi da parte. I cittadini, e soprattutto i contadini, meritano un’amministrazione che stia dalla loro parte. Che agisca, non che predichi. Che difenda la montagna, non che la trasformi in un parco giochi per grandi predatori e ideologi da salotto.

È ora di dire basta. Basta con le colpe ai contadini, basta con l’indifferenza, basta con la protezione a senso unico. Se Zali non è in grado o non vuole di garantire equilibrio tra natura e attività umane, allora è giusto che lo faccia qualcun d’altro.

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