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GUERRA IN UCRAINA

Zelensky resiste: «Escludo il nostro ritiro dal Donbass»

Il leader ucraino non usa mezzi termini in vista del vertice di Ferragosto e non molla di un centimetro, ribadendo le sue posizioni
IMAGO
Fonte ats ans
Zelensky resiste: «Escludo il nostro ritiro dal Donbass»
Il leader ucraino non usa mezzi termini in vista del vertice di Ferragosto e non molla di un centimetro, ribadendo le sue posizioni

La Russia prosegue l'avanzata in Ucraina per rafforzarsi in vista del summit con Donald Trump e «prepara una nuova offensiva», altro che pace: il vertice in Alaska di fatto è «una vittoria personale» per Vladimir Putin. Volodymyr Zelensky non usa mezzi termini in vista del vertice di Ferragosto e non molla di un centimetro, ribadendo le sue posizioni: «Escludo qualunque ritiro delle forze ucraine dal Donbass». Il timore è sempre lo stesso: che il presidente USA e il leader del Cremlino ad Anchorage si accordino su un'intesa che passi sopra la testa di Kiev.

Una preoccupazione condivisa dai partner europei che, a due giorni dal summit, hanno, insieme a Zelensky, un appuntamento virtuale con Trump per ribadire la loro posizione: il destino dell'Ucraina si decide solo insieme all'Ucraina.

La Casa Bianca non commenta la tesi di Zelensky di una possibile nuova offensiva russa, e si limita a ribadire il rispetto e l'impegno del presidente per il leader di Kiev e i partner europei. Incontrando i giornalisti alla Casa Bianca, intanto, la portavoce Karoline Leavitt ha cercato di smorzare le eccessive aspettative per il summit: per Trump è un «esercizio di ascolto», ha detto, ribadendo che la speranza di Trump è quella, in futuro, di un vertice trilaterale con Putin e Zelensky. «Il presidente ha sempre detto di volere la pace. Ma questo è un incontro bilaterale con una delle due parti in guerra. E sono necessarie entrambe le parti per un accordo», ha ribadito Leavitt, smarcandosi dalle domande su cosa Trump intendesse per «scambio di territori» in un ipotetico accordo. Un tema questo sul quale Zelensky tira dritto, escludendo cessioni alla Russia, a dispetto di quanto avrebbe chiesto Putin a Steve Witkoff, l'inviato speciale del presidente americano. Cessioni che, affermano molti analisti, sarebbero controproducenti anche per l'accordo stipulato tra Trump e Kiev riguardo alle terre rare. La regione del Donbass è infatti ricca di minerali essenziali e cederla alla Russia sminuirebbe l'accordo annunciato con grande fanfara da Trump.

Pur mostrando pubblicamente il pugno duro, Zelensky, dietro le quinte - secondo alcune indiscrezioni dei media internazionali - sarebbe però pronto a fare alcune concessioni territoriali alla Russia in cambio della pace (che l'amministrazione Trump considera inevitabile), a patto che il negoziato includa le garanzie di sicurezza per Kiev evocate nei piani degli alleati europei. Nei colloqui con i partner del Vecchio Continente il presidente ucraino avrebbe infatti sollecitato i partner a respingere ogni proposta di soluzione che dovesse emergere in sua assenza dal summit a due in Alaska. Allo stesso tempo avrebbe però chiarito di essere ora disposto a firmare un'intesa che lasci il controllo de facto dei territori che Mosca già occupa militarmente sul terreno, in toto o in buona parte (la Crimea e le regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson), a patto che l'intesa sia associata al piano europeo.

La pressione è alta per Trump, e Putin - secondo gli osservatori - ne è pienamente consapevole. Per questo si troverebbe in una posizione di forza: il leader del Cremlino sa perfettamente che il tycoon vuole un accordo con tutte le sue forze, e questo lo rende più vulnerabile. Senza contare che nell'entourage di Trump, a eccezione del segretario di stato Marco Rubio, nessuno ha mai criticato Putin.

Lo zar atterrerà ad Anchorage - ha detto John Bolton, l'ex consigliere di Trump - determinato a riavvolgere il tempo e far tornare il tycoon a febbraio, ai tempi dello scontro con Zelensky nello Studio Ovale. Putin cercherà di "corteggiare" Trump con possibili accordi economici, stuzzicando l'uomo d'affari che è nel presidente, e rilanciare quei rapporti fra i due Paesi che sono bloccati da anni. «L'Ucraina sarà al centro», ha assicurato Leavitt rispondendo a chi le chiedeva se in agenda ci fossero altri temi, quali le relazioni economiche e commerciali. Al momento i dettagli sul faccia a faccia sono pochi: non si sa, ad esempio, se i due leader saranno lasciati soli in una stanza (fatta eccezione per i traduttori) come accaduto a Helsinki. Un'ipotesi che preoccupa molti, soprattutto ricordando gli esiti dell'incontro del 2018.

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