Ponte Morandi, chiesti 18 anni e 6 mesi per l'ex ad di Autostrade

L'accusa: «La richiesta massima per gli elementi di gravità contro di lui».
GENOVA - Condannare l'ex amministratore delegato (ad) dell'azienda Autostrade per l'Italia S.p.A. (Aspi) Giovanni Castellucci a 18 anni e sei mesi. È la richiesta arrivata dai pubblici ministeri (pm) Walter Cotugno e Marco Airoldi al processo per il crollo del ponte Morandi del 14 agosto 2018 che causò la morte di 43 persone.
«La richiesta massima per gli elementi di gravità contro di lui», hanno detto i pm. Si chiude così l'ultima parte della requisitoria della procura di Genova iniziata a giugno.
L'ex dirigente non ha assistito alla richiesta dal carcere dove è detenuto dopo la condanna definitiva a sei anni per l'incidente stradale del 28 luglio 2013 nei pressi di Monteforte Irpino (provincia di Avellino, Campania), quando un pullman, a causa di un guasto all'impianto frenante e alla mancata resistenza del guardrail autostradale, precipitò da un viadotto provocando 40 vittime.
Ieri l'accusa ha dedicato una intera udienza per la figura dell'ex ad sottolineando come sapesse delle condizioni del viadotto dal 2009, ma abbia rinviato gli interventi per seguire la logica di garantire il massimo profitto all'azienda riducendo i costi, facendo delle scelte strategiche che hanno portato al disastro.
«Un'enciclopedia di elementi negativi per Castellucci, tutti uno più grave dell'altro. Qua siamo al massimo livello di colpa possibile. Perché si è comportato così Castellucci? Per profitto, prestigio personale, benefit vari, carriera. Perché gli piaceva garantire agli azionisti dividendi enormi. L'allora ad - questo il ragionamento del pm - era come lord Voldemort che non si può nemmeno nominare. Aveva creato un clima tale che quando scrivevano di lui mettevano i puntini».
Cotugno ha anche chiesto condanne pesanti per gli ex numeri due e tre di Aspi. In particolare, per Paolo Berti (ex direttore centrale delle operazioni di Aspi) dodici anni e sei mesi e per Michele Donferri Mitelli (ex direttore centrale della maintenance e degli investimenti d'esercizio di Aspi) 15 anni e sei mesi. La pena più bassa è di due anni, quattro mesi e 20 giorni, ed è stata chiesta per un tecnico di Spea (la controllata di Aspi che si occupava della sorveglianza, acronimo di Società progettazioni edili autostradali) che fece controlli sul Morandi solo negli ultimi mesi.
La requisitoria sta andando avanti ma i pm finiranno nel pomeriggio. Finora sono state chieste pene, oltre a quelle già dette, per un massimo di quattordici anni.
Le due società Aspi e Spea sono uscite dal processo dopo avere patteggiato. Hanno pagato nel complesso 29 milioni di euro (27 milioni di franchi al cambio attuale), hanno risarcito in via stragiudiziale quasi tutti i parenti delle vittime e finanziato la costruzione del nuovo viadotto.