«Molto rumore per nulla, tutto è stato fatto in collegialità e nel rispetto delle leggi»

Le risposte del Consiglio di Stato alle critiche del granconsiglio all'arrocchino durante la discussione di oggi. Fra chi parla di «spreco di soldi», chi si preoccupa per le incertezze.
LUGANO - Dopo la piuttosto accesa entrata in materia, con la proposta di sospensione di Matteo Pronzini (MPS), si è aperta la discussione aperta in relazione alla Discussione sulle decisioni adottate dal Consiglio di Stato nella seduta extra muros del 9 luglio 2025.
«Importante che in questo processo venga utilizzata una griglia di merito chiara, che separi il vaglio tecnico da quello politico», ha esordito per il Gruppo liberale Alessandro Speziali, «ne và dell'autorevolezza delle istituzioni. Quello che il Ticino ha bisogno è di una “macchina” che funzioni, per quanto riguarda il territorio il tema dei cantieri è simbolico: meno ingorghi, burocratici e strutturali».
A 5 giorni lavorativi dall'entrata in vigore dell'arrocchino sono ancora molte le incertezze relative al passaggio di responsabilità: «E non di poco conto», chiosa Maurizio Augustoni (il Centro), «chi sarà il responsabile della politica di sicurezza in Ticino? Chi sarà il responsabile politico delle riforme di polizia e delle autorità di protezione? Chi sarà il responsabile delle grandi opere pubbliche, visto che il capo del DT sembra non volersene occupare? Come, e con chi, interagiranno i funzionari? Faranno riferimento ai capi Dipartimento o ai Consiglieri di Stato competenti? E per quanto riguarda i supplenti?».
«Dispiace anche che Zali abbia comunicato di non voler partecipare, certo era nei suoi diritti, ma non tutto è legge c'è anche la buona educazione», aggiunge.
Daniele Piccaluga, Capogruppo della Lega mostra più che soddisfazione una certa amarezza per quello che l'arrocco poteva essere, ma non è stato: «La montagna ha partorito un topolino quando poteva partorire almeno un gatto selvatico», ha chiosato in maniera semiseria, «ci voleva coraggio, ma coraggio non c'è stato e la maggioranza governativa ha preferito adagiarsi nella prudenza. In ogni caso, un risultato, la Lega l'ha portato a casa».
Parlando della seduta speciale, non nasconde le critiche: «Non siamo qui a discutere di una riforma fondamentale, qualcosa di utile per la popolazione, ma di un semplice arrocco. Questo perché, diciamocelo, il ticinese che si è trovato nella buca delle lettere la nuova fattura della cassa malati non ha pensato all'arrocco ma a come fare a pagarla. Tutto questo show, lo stanno pagando i ticinesi e a guadagnarci sono solo i soliti partiti-bonsai».
Scava, invece, le motivazioni politiche dietro all’arrocco il capogruppo Ivo Durisch (PS): «La gestione del lupo di Zali? Mano troppo “leggera”, lontana dalla base della Lega, impossibile pensare di portarlo alle elezioni fra due anni. Gobbi? Troppi i dossier incagliati, allora che facciamo? L'arrocco, ecco cosa. Magari entrambi possono fare meglio altrove».
Inutile nascondersi dietro a un dito: «La questione della competenza del Consiglio di Stato è un tema, ma è anche un tema - e va detto, ed è giusto che sia così - ci sono anche delle logiche di tipo politico». Durisch ha anche confermato l'emissione di una risoluzione a riguardo.
«Una seduta inutile e uno spreco di soldi», così definisce la seduta straordinaria di oggi Alain Bülher (Udc), «uno sperpero che si poteva evitare con una buona comunicazione come non è stato il caso per la decisione del 9 luglio. In questi frangenti in cui manca la chiarezza, il parlamento ha il dovere di far sentire la sua voce».
«Quanti i costi? Qualche decina di migliaia di franchi, è il prezzo della trasparenza quando il Governo non la ce la dà», continua Bühler che è poi entrato nei meriti dello stesso arrocco: «Cosa pensano di fare entro la fine della legislatura? Dall'autunno 2026, si sa, non si muoverà più nulla. Un anno di lavoro basta? Credo proprio di no. Il rischio concreto è che i dossier rimbalzino da un tavolo all'altro».
Parlando dell'assenza di Zali la definisce «un atteggiamento sbagliato, quando si sta parlando di lui».
Non semplificazione, ma complicazione, per Marco Noi (i Verdi): «Non è solo una questione di comunicazione, è una questione di sostanza», commenta, «noi non sappiamo cosa avviene all'interno del Governo né sappiamo il carattere di queste interazioni, possiamo solo desumerlo da quello che trapela e se non trapela niente... Si è anche parlato di un Governo stanco, e nuovi stimoli con questo arrocco, sarà davvero così?»
«Siamo qui perché il Governo ha scelto il silenzio, nelle comunicazioni ma anche oggi», Amalia Mirante di Avanti con Ticino&Lavoro, «una mancanza di rispetto verso il parlamento è una mancanza di rispetto verso il cittadino. E dal questa mancanza nasce facilmente il sospetto».
«Arrocco, che parola infelice, una mossa scacchistica difensiva, non un progetto. I problemi veri rimangono lì, delle famiglie, delle aziende. Se i consiglieri di Stato vogliono giocare, facciano pure, ma quello che non possiamo tollerare è che si manchi di rispetto al cittadino. Ed è per questo che da qui oggi deve venire un segnale forte».
«Non siamo di fronte a un caso isolato, ma a una patologia sistemica», attacca Roberto Ostinelli di HelvEthica Ticino che oltre all'arrocco prende in causa anche il caso Alberti/Aldi per parlare di un «diffuso sistema di potere autoreferenziale che si protegge attraverso i silenzi e la confusione».
«Strano e maldestro caso di bicefalia», invece, per quanto riguarda i Dipartimenti “sdoppiati” fra Zali e Gobbi e la questione delle competenze. Un sistema “malato“, secondo lui, che rovina la fiducia nel sistema democratico da parte del cittadino: «Dobbiamo rompere queste catene», conclude.
«Una mossa politica, che ha un po' destabilizzato l'intero Esecutivo», è questo il punto di vista di Giuseppe Sergi (MPS) secondo il quale restano diversi nodi da sciogliere, soprattutto per quanto riguarda la giustizia: «Alcune forze politiche sembrano inclini a fare buon viso a cattivo gioco, ad allungare un ramoscello d'ulivo, noi restiamo dalla parte della critica».
«Molti i partiti si sono detti delusi, dalle risposte del Governo che non ha esposto le motivazioni politiche. Cosa ci resta da fare? O combattere, ovviamente dal punto di vista istituzionale, questa scelta. Oppure chiedere a chi l'ha compiuta di tornare sui suoi passi. In questo caso ci si può muovere solo seguendo quest'ultima».
«Un esecutivo zoppicante, diviso fra formalità e competenze», è questo il rischio dell'arrocchino secondo Sara Beretta-Piccoli (Verdi Liberali) che parla di una soluzione da «una scarpa e una ciabatta».
Beretta-Piccoli parla anche di «abuso» da parte dell'Esecutivo sul quale il Granconsiglio deve vigilare «come una madre che protegge i figli».
Le risposte del Consiglio di Stato
A fronte dell'agitazione generale «il Governo è tranquillo», ribadisce Norman Gobbi in risposta agli interventi, questo perché «sembra esserci una diffusa incapacità di pesare e dimensionare quello di cui si sta parlando oggi». Per quanto riguarda l'arrocco «tutto è stato fatto in collegialità e nel rispetto delle leggi». Riguardo al funzionamento pratico/istituzionale dell'arrocchino: «Quello che cambiano sono solo i riferimenti politici, per esempio come già è stato durante la supplenza di Zali nel 2024», durante le indagini per l'affaire alcoltest. La rappresenza fuori cantone dei Dipartimenti - in risposta a Ostinelli (HelvEthica) - resterà quella attuale Gobbi (DI) e Zali (DT) per una scelta di continuità.
Prende la parola Christian Vitta, «capiamo che le critiche facciano parte del processo democratico e del gioco, e capiamo anche la delusione ma la comunicazione che è stata diffusa riassume in maniera sostanziale e completa quanto deciso dal Governo che - vi confermo - ha valutato accuratamente il tutto. Claudio Zali si è offerto per portare avanti una riforma della giustizia - che comunque passerà al vaglio del Consiglio di Stato e del Granconsiglio - mentre la cessione temporanea della Polizia è già stata ampiamente spiegata. Per quanto riguarda il passaggio delle Costruzioni, si è trattato semplicemente di equilibrare il carico di lavoro. Perché proprio quella? Perché per funzionamento è una delle più autonome. Tutti gli assetti non cambiano».
«La proposta iniziale dell'arrocco, ci tengo a ricordarlo era stata respinta e anche in maniera netta», interviene Marina Carobbio Guscetti, «il Governo ritiene che alcuni dossier necessitino di essere sbloccati, da qui la decisione di riattribuire alcuni dossier. La nostra decisione può anche essere criticata ma non va sovradimensionata. Ricordiamo, inoltre, che tutte le proposte passeranno al vaglio del Consiglio di Stato. Capisco le vostre legittime domande, e sono d'accordo che una migliore comunicazione avrebbe giovato a tutti».
























