Arrocchino in Gran Consiglio: «Tutti insoddisfatti, la seduta va sospesa»


La sessione straordinaria di oggi al Palazzo dei Congressi si accende, fra spunzonate e richieste di chiarezza. Il Consiglio di Stato, però, non si scompone.
La sessione straordinaria di oggi al Palazzo dei Congressi si accende, fra spunzonate e richieste di chiarezza. Il Consiglio di Stato, però, non si scompone.
LUGANO - Da una sessione extra muros (quella del solo Governo a Bedretto del 9 luglio) all'altra, per discutere del cosiddetto “arrocchino” fra i consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali.
A chiedere questo incontro straordinario, una raccolta firme sostenuta dall'MPS che ha riportato il legislativo ed esecutivo (ma senza Zali, che si è dato assente) al Palazzo dei Congressi di Lugano, per i ben noti lavori in corso al Palazzo delle Orsoline.
Una riunione che non aveva effettivamente la facoltà di capovolgere la decisione del Consiglio di Stato, ma che ambiva comunque a tentare di fare chiarezza sulla ridistribuzione degli oneri fra i due membri del governo leghisti (finora ben poco chiara).
Ad aprire la sessione, una commemorazione per il compianto Flavio Riva, ex-granconsigliere e sindaco di Montagnola, spirato il 14 agosto scorso.
A seguire il giuramento di Giancarlo Seitz (Lega) subentrato alla dimissionaria Sabrina Aldi.
Entrando poi nel vivo e “addentando“ le interpellanze in discussione, la prima è proprio quella firmata Giuseppe Sergi (MPS).
La temperatura al Palacongressi inizia a scaldarsi, con lo stesso Sergi che parla apertamente di «malevole intenzioni», riferendosi alla scelta strategica dei consiglieri leghisti.

Una decisione «che non porta né efficienza, né razionalità»
«La legge sulle competenze organizzative del Consiglio di Stato è stata utilizzata dal Governo per sostenere l'inutilità del dibattito odierno, in quanto le decisioni in materia sono solamente sue», ha continuato Sergi che a sostegno della sua tesi cita diversi articoli del Regolamento dell'organizzazione del Consiglio di Stato, fra i quali l'art. 2 e l'art. 3 che «stabilisce che esso (il CdS) deve garantire un'amministrazione adeguata, efficiente e razionale», l'art. 4 che «impone al Governo di informare la popolazione delle sue decisioni, salvo problematiche di ordine superiore».
Secondo Sergi, l'arrocco (e soprattutto l'arrocchino vidimato a Bedretto) non portano «né efficienza, né razionalità, l'informazione al pubblico è stata inesistente, motivo per il quale ci troviamo qui oggi», puntualizza, parlando anche di «malevole intenzioni» dei consiglieri leghisti.
«In realtà la decisione presa dal Governo è censurabile poiché prefigura un modo di gestione della cosa pubblica nel quale le ambizioni, le esigenze e gli interessi di partito vengono prima del cittadino», conclude Sergi, «la colpa del Governo è di essersi piegato a questa logica che va censurata senza esitazione».
«Davvero non si pensava di scatenare un polverone?»
Seguono poi le interpellanze a tema “arrocco” di Gianluca Padlina (il Centro), quella di Matteo Quadranti (PLR) con le sue diverse (13) richieste di chiarezza al Governo e quella del Gruppo UDC.
«Non si pensava che la decisione del governo, comunicata con poche e scarne righe di comunicato avrebbe suscitato una forte reazione nell'opinione pubblica?», chiede Roberta Soldati con un appello alla trasparenza.
«La nostra democrazia funziona se ognuno sa cosa succede», le fa eco dall'altro lato dello spettro politico Ivo Durisch, «in Ticino, come in Svizzera, crediamo nel confronto, sono questi i motivi per cui siamo qui oggi sperando sia fatta chiarezza. La separazione dei poteri è uno dei tasselli fondamentali della nostra democrazia così come l'opposizione parlamentare e la richiesta di informazioni, uno scollamento fra Legislativo ed Esecutivo non fa bene al Paese».

La (non) risposta di Gobbi
A rispondere per il Consiglio di Stato è lo stesso Norman Gobbi che ha ripercorso la scelta della formula dell'arrocchino, a seguito della bocciatura dell'arrocco, così come la scelta di affidare la Magistratura e la Polizia cantonale a Zali, per motivi di sinergia, ma anche per l'affaire alcoltest che questo autunno (ottobre) porterà a processo due agenti della Cantonale.
Allo stesso Gobbi - come ben noto - sono state affidate la Divisione delle costruzioni, così come le nuove politiche di semplificazione del cantone. Il tutto a partire dal 1 settembre.
Per quanto riguarda i funzionari dei dipartimenti sono stati informati (a seconda del rango), già a partire da maggio: «Un'informazione regolare ai collaboratori dei settori toccati dai cambiamenti continuerà a essere garantita», ha concluso Gobbi.
I cinque mozionanti si sono detti «insoddisfatti» della risposta.
Pronzini: «Tutti insoddisfatti, votiamo la sospensione»
«La risposta del Governo ce l'abbiamo, o meglio non ce l'abbiamo», ha esordito via mozione d'ordine il co-firmatario dell'interpellanza MPS Matteo Pronzini, «quindi quello che chiedo è che si voti per sospendere questa seduta, in modo da poter sottoporre al Consiglio presidenziale le risoluzioni [che chiedono al Governo di rivalutare l'arrocchino, ndr.] e consentire a questo plenum di pronunciarsi».
Dopo un confronto con Augustoni (il Centro) e Quadranti (PLR), la proposta di Pronzini per il voto di sospensione è stata posticipata a dopo la discussione libera sulla Decisione del 9 luglio del Gran Consiglio.

























































