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LUGANO

Violenza giovanile a Lugano: «Escalation di rabbia da disinnescare»

L'invito del CNDDU a un’educazione alla responsabilità, capace di restituire ai giovani il valore della vita e del rispetto reciproco
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Violenza giovanile a Lugano: «Escalation di rabbia da disinnescare»
L'invito del CNDDU a un’educazione alla responsabilità, capace di restituire ai giovani il valore della vita e del rispetto reciproco

LUGANO - Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) esprime profonda preoccupazione per i recenti episodi di violenza giovanile avvenuti nel centro di Lugano, segnali «di un disagio sociale che non si limita ai confini nazionali ma si manifesta in molte realtà urbane europee».

Secondo il CNDDU, la cronaca «non può ridursi a un semplice elenco di fatti di cronaca nera: dietro ogni atto di aggressione si nasconde una richiesta di ascolto, di riconoscimento, di senso».

Il Coordinamento accoglie con favore l’approccio espresso dalla capodicastero alla Sicurezza di Lugano, Karin Valenzano Rossi, che ha sottolineato l’importanza della prevenzione e del dialogo tra istituzioni, scuole e servizi sociali. «È questa la via maestra – afferma il CNDDU – per disinnescare un’escalation di rabbia che, se non compresa, rischia di trasformarsi in abitudine alla sopraffazione».

Il Coordinamento invita a superare la semplice «percezione di insicurezza» e a promuovere un’educazione alla responsabilità, capace di restituire ai giovani il valore della vita e del rispetto reciproco. «Militarizzare le strade non educa; costruire comunità coese, sì», sottolinea il presidente del CNDDU, prof. Romano Pesavento.

Ogni atto di “giustizia privata”, si legge nella nota del Coordinamento, «rappresenta una sconfitta dello Stato di diritto e una frattura nella convivenza democratica». Per questo il CNDDU incoraggia le istituzioni luganesi a potenziare i programmi di educazione civica, affettiva e digitale, coinvolgendo docenti, famiglie e studenti in percorsi di prevenzione partecipata.

«La violenza giovanile non è solo una questione di sicurezza pubblica, ma un segnale che chiama in causa la scuola, la cultura, la politica e l’intera società. Educare oggi significa costruire anticorpi morali contro l’indifferenza e la paura», afferma il Coordinamento.

Il CNDDU richiama inoltre l’attenzione sul ruolo dei social media, che spesso amplificano modelli aggressivi o competitivi. «È urgente promuovere un uso consapevole del digitale, come spazio di confronto costruttivo e non di sfogo».

In questo contesto, la scuola «può diventare un presidio di legalità e una palestra di empatia», in collaborazione con le istituzioni locali. Occorre però «formare insegnanti capaci di leggere i segnali del disagio e offrire ai giovani alternative concrete al vuoto dell’iperconnessione e della noia urbana».

«Ogni città, grande o piccola – sottolinea il CNDDU –, dovrebbe investire in educazione relazionale e spazi culturali giovanili, perché la sicurezza si costruisce anche con la bellezza, l’arte e la partecipazione».

Il CNDDU conclude ribadendo che la pace sociale nasce dai diritti civili compresi e praticati, non imposti.

«Solo così – afferma il prof. Romano Pesavento – potremo trasformare l’allarme di Lugano in un’occasione di crescita collettiva e di rinnovata fiducia nei valori della democrazia e della solidarietà».

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