Cerca e trova immobili
CANTONE

«Chi sbaglia, paga. E lui non ha pagato»

La protesta della famiglia di Ketty, la ragazza morta in un incidente d'auto a Grancia. «Vogliamo sia fatta giustizia»
Lettore Tio - 20 minuti
«Chi sbaglia, paga. E lui non ha pagato»
La protesta della famiglia di Ketty, la ragazza morta in un incidente d'auto a Grancia. «Vogliamo sia fatta giustizia»

BELLINZONA - Sua sorella non c'è più, morta a 17 anni in un incidente d'auto. Il ragazzo che guidava l'auto su cui lei era a bordo, invece, ha avuto una forte riduzione di pena e la famiglia non può fare ricorso.

Da giorni la mamma di Ketty, la ragazzina scomparsa in uno schianto a Grancia nel 2021, siede davanti alla sede della Pretura, in una protesta silenziosa: vuole che la Procuratrice pubblica Margherita Lanzillo faccia ricorso al Tribunale federale contro la decisione della Corte d’appello e di revisione penale (CARP) di ridurre la pena all'uomo ritenuto responsabile del decesso della figlia.

«Non lo conosceva» - La sorella vuole mettere i puntini sulle i su ciò che è successo quella sera e sul presunto sincero pentimento del giovane. «Mia sorella non era amica di quel ragazzo: dagli atti risulta chiaro che lo ha conosciuto solamente al momento di salire in auto», racconta. Ketty, aggiunge, in quel periodo non stava bene, era molto stanca a causa di una forte anemia. E da sempre aveva un fortissimo mal d'auto, voleva salire davanti a ogni viaggio, anche breve. «Noi sorelle avevamo avvertito il suo ragazzo, che aveva già la patente, di guidare con prudenza, proprio a causa del suo malessere. Sembra uno scherzo pensare che sia morta così».

La prima volta, il primo giro e lo schianto - La grande domanda è perché sia salita a bordo. La famiglia se lo chiede da quella tragica sera. «Ho trovato delle chat sul telefono di mia sorella. Lei non può più dirmi cosa sia successo, ma ho letto molti messaggi in cui la incoraggiavano a sperimentare quelle corse in auto, che coinvolgevano tanti ragazzini. Le dicevano di provare, forse si è fatta convincere perché giovane, un po' immatura, come ogni 17enne. Avevano deciso che il primo giro lo avrebbe fatto un'altra ragazza, invece è salita lei: era la sua prima volta». Quindi lo schianto. Fatale. «Se avesse visto come guidavano sono certa che avrebbe rinunciato. Ma è stata assegnata al primo giro... La ragazza che sarebbe dovuta salire al suo posto è andata in analisi per anni a causa del senso di colpa».

Dubita del sincero pentimento - Il conducente sembra che partecipasse da tempo a quelle corse. «Si era difeso dicendo che lo faceva per far divertire i giovani, ma noi sappiamo che correva anche da solo». Alla sorella fa male la riduzione di pena. «Ketty non tornerà certo in vita, ma lui dovrebbe farsi altri giorni di prigione per riflettere su ciò che ha fatto. È andato avanti con la sua vita, ha studiato al Politecnico, ha fatto un bachelor. In molti mi dicono che sta soffrendo per quel che è successo. Non posso certo affermare che non sia così, ma mia sorella è dentro una tomba e lui non sta pagando». Quindi rincara la dose: «Non si è mai scusato con noi, nemmeno una lettera, un messaggio, neanche un fiore al cimitero».

«Ci hanno consigliato di non impugnare il ricorso e ora non possiamo fare niente» - In prima istanza era stato condannato a tre anni e sei mesi. Lui ha tentato la strada del ricorso, la famiglia di Ketty, consigliata dal suo legale, ha scelto di non impugnarlo. La Corte d'appello ha considerato sincero il pentimento del giovane, riducendo la pena a un anno con la condizionale. «Come accusatrici private non possiamo più tentare la strada del Tribunale federale, può farlo solo la Procuratrice pubblica. Le ho parlato, sa di non avere molte possibilità e quindi non sembra intenzionata a proseguire».

La madre: «Non saprei cosa farmene delle sue scuse» - «Non è vero che mi ha mandato una lettera», interviene la madre di Ketty. «E comunque non so cosa farmene delle sue scuse, mi ha inflitto il dolore più grande che una madre passa provare».

La petizione - Per fare pressione su chi può fare ricorso, la famiglia ha lanciato una petizione online. «In molti hanno ancora a cuore Ketty e vogliono che sia fatta giustizia».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE